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Bologna: le periferie, i conflitti nel PD, le beghe dell’accozzaglia

Intanto continuano a uscire analisi sempre più dettagliate del voto referendario, e tutti i sondaggisti confermano la stessa lettura: il PD ha un problema con i giovani e le periferie. A Bologna, una delle ultime zone rimaste fedeli alla “ditta”, se si fa uno zoom dei risultati però si vede come tutti i quartieri mostrino una sorta di parità (alcuni punti in più per il SI quasi ovunque tranne che nel centro storico e nel quartiere popolare della Bolognina) l'unico quartiere dove il SI sfonda con il 60% è Santo Stefano-Colli, la zona storicamente più ricca della città, e che non casualmente si è sempre distinta per essere l'unica in cui vinceva la destra.

I risultati stanno suscitando le prime passioni all'interno del partito di governo, sia sul piano politico che su quello più amministrativo: da una parte, i vari livelli della segreteria locale stanno cercando di censurare il nuovo protagonismo di Merola (e della convention per un “nuovo ulivo” che si terrà il 19 dicembre proprio in città, di cui abbiamo parlato anche ieri); dall'altra alcuni dispiaceri stanno emergendo all'interno della giunta comunale, con la Frascaroli che (ri)mette in discussione il milionario progetto del passante nord autostradale, che tanto era piaciuto agli amici costruttori del PD quanto poco era piaciuto agli abitanti dei comuni interessati, i quali ora incominciano a sperare che questa tragicommedia possa portare loro una vittoria concreta.

Ma se il partito piange, il fronte dell'accozzaglia non festeggia, e incomincia il gioco del prendere le distanze: la sera del 4 dicembre infatti vari cortei spontanei (USB, Noi Restiamo, Hobo, Giovani Comunisti) si ritrovavano spontaneamente in piazza Maggiore per festeggiare il risultato, e nell'esaltazione del momento un Renzi-manichino veniva sbeffeggiato e alcune bandiere del PD date alle fiamme. Considerando l'atmosfera di festa, il fuocherello sembrava più un'anticipazione del rito del “rogo del vecchione” che ogni 31 dicembre si tiene proprio in quella piazza (simbolo dell'anno passato che muore) che chissà quale grave minaccia, ma tanto è bastato alla presidente dell'ANPI Anna Cocchi, intervistata sulla vicenda dal Carlino, per dover esprimere la sua condanna del grave gesto. Tralasciando ogni giudizio storico sugli strumenti della lotta partigiana, ben più concreti che questi simbolismi, la presa di posizione non necessaria (o quantomeno utile soltanto alla pretestuosità dell'intervistatore) su un fatto di un'importanza risibile è indicativo della continuazione della posizione ufficiale dell'ANPI: il NO è soltanto un giudizio sulla riforma, non sull'operato politico sul governo. Governo presieduto da un premier che non ha nemmeno il permesso di dimettersi senza il permesso di Mattarella, incalzato anche dalle nuove richieste economiche della UE.

Per alcuni evidentemente la partita è appena finita, mentre per altri è solo cominciata.

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1 Commento


  • Daniele

    Dio, come ho fatto bene a non iscrivermi all'ANPI…………

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