È di qualche giorno fa la notizia sbandierata a gran voce su tutti i giornali locali dell’approvazione di un protocollo d’intesa tra comune di Bologna e Acer per investire in un programma di interventi di ristrutturazione e di realizzazione di immobili a uso residenziale da assegnare a giovani, famiglie, anziani e studenti fuori sede. Riportiamo di seguito la presa di posizione di Asia USB che ci restituisce un’importante fonte di controinformazione rispetto a quelle che sono state le politiche abitative applicate da questa giunta fino ad oggi e rispetto alla dimostrata mancanza di volontà politica di rispondere alle esigenze dei settori popolari che vivono e attraversano Bologna.
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Se ci dovessimo fermare ai titoli dei giornali, il Programma 1000 case per Bologna sembrerebbe una svolta nelle politiche abitative di questo Comune, annunciato in pompa magna da Merola e Alberani. Presentato come una nuova stagione di intervento pubblico, il protocollo d’intesa firmato dal Comune e l’ente gestore prevede un impegno di spesa di 67 milioni di euro.
Diamo una lettura critica per poi dare un giudizio complessivo.
Il protocollo prevede innanzitutto un programma di ristrutturazione straordinaria degli alloggi di ERP. In due anni, stando alla durata di validità dello stesso, dovranno essere ristrutturati 600 alloggi aggiuntivi ai 600 che verranno assegnati come di consueto. Non male, ma stiamo parlando di raddoppiare un numero di assegnazioni così esiguo da essere drammatico, quando dati recenti dicono che un terzo dei lavoratori a Bologna non riescono ad arrivare a fine mese.
E come mai si crea patrimonio sfitto? Forse perché da anni non esistono stanziamenti e progetti reali per l’ERP a livello statale, e tutti i governi hanno continuato a mettere a vendita e privatizzare, svuotando la funzione di questo strumento. Forse anche perché in Emilia-Romagna la legge regionale prevede la possibilità di stornare una parte dei proventi dei canoni, i quali dovrebbero servire per ristrutturare e mantenere in buoni condizioni gli alloggi, verso altri interventi di politiche abitative. Nella fattispecie questo è servito a finanziare negli anni scorsi dei bandi di contributo per l’affitto a cui Regione e Comuni hanno destinato risorse, prelevandoli dall’ambito pubblico per farli confluire in quello dell’edilizia privata. Quindi prima di questo protocollo sono state politicamente create ad arte le condizioni per depotenziare l’Erp. Il fatto è che il partito di Merola c’entra eccome con queste politiche, anzi ne è il protagonista principale, a partire dalla 431 del 98, con l’abolizione della Gescal e la privatizzazione e smembramento dell’ente gestore.
Ma la cosa che ci fa già tremare le ginocchia, è che quando il protocollo parla delle risorse da destinare alla ristrutturazione, dice che il Comune si impegna a “Reperire le somme necessarie a finanziare la parte del Programma…., nonché alle attività di manutenzione ordinaria e straordinaria degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica di sua proprietà anche attivando specifici accordi di collaborazione con soggetti privati”. Questa frase molto ambigua sembra proprio un ulteriore passo per coinvolgere soggetti privati nella gestione dell’Erp.
In secondo luogo, questo protocollo prevede la realizzazione di alloggi in stabili sfitti e aree di Comune e Acer. Andando a esaminarli, il nostro sconcerto aumenta.
Innanzitutto, c’è una evidente provocazione nei confronti dello storico centro sociale autogestito XM 24, nella cui area dovrebbero essere realizzati 10 alloggi in co-housing, nel maldestro tentativo di contrappore la presenza del centro sociale alle esigenze degli abitanti del quartiere e di tutti. Esigenze che non trovano risposte per motivi ben diversi, che sono la mancanza di lavoro, casa, diritti.
Su un’altra area, da anni cratere aperto e cantiere fermo nel cuore della Bolognina, il comune si impegna a chiedere al Ministero di trasformare la futura destinazione d’uso da Edilizia Residenziale Sociale a Edilizia Residenziale Pubblica. Sembra una sottigliezza, ma l’ERS prevede che gli alloggi abbiano un canone superiore a quelli dell’ERP, e che i privati possano entrare nella realizzazione e gestione degli alloggi. Quindi sembra quasi che il Comune stia facendo una cosa giusta, ma allora viene da chiedersi come mai il PD e altri partiti abbiano descritto l’ERS come il futuro dell’edilizia pubblica. Il PD ha proposto e approvato una riforma di diversi anni fa denominata “governo e riqualificazione solidale del territorio” nel quale gli interventi di riqualificazione urbana promossi dai privati non avevano più l’obbligo di realizzare un 10 per cento di edilizia residenziale pubblica, come era precedentemente. Oggi, grazie a quella riforma, la quota del 10 per cento è da realizzare come ERS, quindi se dei soggetti privati “riqualificano” un’area possono anche non dover realizzare alcun alloggio di ERP. Non abbiamo fatto altro che sentire dell’importanza dell’Ers e di quanto fosse inutile finanziare le case popolari, e ora come paladini dei più deboli chiedono di modificare un accordo col Ministero che loro stessi hanno sottoscritto.
Sempre nell’area urbanistica dell’ex mercato navile saranno realizzati due stabili, uno di proprietà Acer già con cantiere avviato che prevede alloggi per giovani coppie, e uno ancora da costruire e che garantirà 150 alloggi di ERP. Purtroppo, in tanti anni abbiamo visto tante nefandezze su quell’area, a partire dal fatto dell’ulteriore cementificazione di un pezzo di città già estremamente congestionato, all’interruzione di diversi cantieri per svariati motivi, fino alla magnifica scenetta di anni fa quando la Valdadige Holding, ditta costruttrice di alcuni edifici, abbandonò l’appalto prima di realizzare gli alloggi pubblici che aveva l’obbligo di fare. Insomma, è un ennesimo annuncio su un’area che ha visto già numerosi problemi, e i progetti e impegni delle diverse amministrazioni si sono spesso infranti di fronte alle esigenze dei costruttori e proprietari delle aree. Basta fare una piccola ricerca su Internet, per vedere quante volte i Lotti G e H del comparto urbanistico Navile hanno visto protocolli d’intesa, accordi tra Acer, Comune e Regione, e quanti soldi sono già stati stanziati per permettere ai privati di fare i comodi loro.
Un altro intervento descritto è la ristrutturazione di via Barontini 17, stabile costruito non tanti anni fa ma realizzato con errori plateali sia in fase progettuale che di esecuzione.
Nel 2012 ASIA tenne degli incontri con Acer proprio sulle condizioni di questi stabili.
Un altro è l’ex clinica Beretta, stabile occupato nel 2013 da Asia USB dopo 10 anni che era vuoto e su cui avevamo chiesto avesse una destinazione abitativa per gli occupanti e che rimanesse patrimonio pubblico.
Per tirare alcune conclusioni possiamo dire che questo protocollo giunge stranamente a ridosso di una tornata elettorale molto difficile per il Partito Democratico, e la consapevolezza di aver bastonato per anni i settori popolari ora porta personaggi come Merola a dover fare grandi proclami che attirino voti.
Presentare come una svolta interventi che sarebbero già dovuti essere realizzati, è una scarsa operazione di propaganda, fatta da chi ha creato il deserto di diritti in cui ci troviamo.
Ma soprattutto ci chiediamo una cosa: è in corso una crisi pesantissima del settore edilizio, e anche l’edilizia residenziale sociale non sembra garantire abbastanza profitti e rendite per costruttori e proprietari.
Leggendo il protocollo la vera novità è la possibilità dell’intervento dei privati del finanziamento dell’edilizia residenziale pubblica. E non pensiamo a filantropi eclettici, ma enti, fondi, banche eccetera. Insomma, anche a seguito della riforma regionale che aumenta gli affitti, il patrimonio erp forse sta diventando un bottino ambito.
Ricordiamo anche che il Partito Democratico dell’Emilia Romagna è stato il più audace distruttore della funzione dell’ ERP, proprio con la delibera 894 del 2016, con la quale si sono aumentati gli affitti, legandolo ai prezzi di mercato anziché al reddito degli inquilini, e abbassato la soglia economica di permanenza, facendo sí che un nucleo con due redditi da lavoro non possa in pratica abitare in casa popolare, trasformando l’erp in un welfare dei miserabili anzi che una possibilità concreta di vita e esistenza per i lavoratori.
Non ci accodiamo alla logica del “meglio che niente”. La responsabilità del quadro politico attuale nello smantellamento del welfare e del diritto alla casa non può essere dimenticato. Questi interventi sono palliativi, toppe a problemi e disastri da loro stessi creati. Fingono di essere dalla parte dei lavoratori ma ripropongono le solite politiche liberiste, e come antichi monarchi vorrebbero il baciamano per l’elemosina che elargiscono.
Ribadiamo la nostra posizione, espressa nella piattaforma nazionale sulla quale organizziamo gli inquilini e gli abitanti di tante città per il diritto alla casa. Vogliamo un vero intervento pubblico nel settore abitativo attraverso il finanziamento dell’edilizia residenziale pubblica, la realizzazione di un milione di case popolari attraverso la salvaguardia del patrimonio pubblico e la requisizione del patrimonio sfitto bloccando immediatamente nuove cementificazioni, la abolizione della 431/98 che ha liberalizzato gli affitti e la reintroduzione di una regolamentazione dei prezzi di mercato, welfare pubblico e quartieri dignitosi in cui siano presenti servizi scolastici, sanitari, assistenziali, un piano di lavoro pubblico che realizzi posti di lavoro per utilità sociali come la tutela del territorio, dell’ambiente e delle città.
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