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Molise. Sanità al collasso? Si pensa ai medici militari invece che al welfare

Dopo il Veneto che richiama i medici in pensione e ne cerca all’estero, ecco il Molise che chiede l’intervento della Sanità militare per evitare la chiusura di interi reparti ospedalieri e non compromettere i Livelli Essenziali di Assistenza.

È l’ultima dimostrazione dei danni prodotti in particolare nell’ultimo decennio dalle politiche di austerità e di smantellamento del welfare, abbattutesi in particolare sul Sistema Sanitario Nazionale, vittima ogni anno di riduzioni del 30% della spesa sanitaria.

Paradossale che sia la Corte dei Conti a lamentare un eccesso di tagli, perché secondo la magistratura contabile occorre “…reperire maggiori risorse per lo sblocco dei tetti per la spesa del personale sanitario e… con una metodologia condivisa determinare il fabbisogno di personale del SSN che consenta di superare le attuali carenze che, negli anni hanno portato all’allungamento delle liste di attesa e ad un aggravio di Lavoro per gli organici.”

Il caso Molise riporta alla ribalta le richieste avanzate dall’Unione Sindacale di Base, formulate su invito del segretario generale del Ministero della Salute il 10 maggio scorso. Richieste che sembrano tagliate su misura per rispondere a quanto accade in Molise e più in generale nel SSN, e che ribadiamo con forza:

  • aumento del fondo del SSN almeno fino all’ammontare di Paesi europei quali Francia e Germania, per colmare il depauperamento della sanità pubblica degli ultimi anni
  • assunzioni pubbliche per integrare gli organici carenti e garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure
  • garanzia dei LEA in tutte le regioni e abbattimento delle liste d’attesa a partire dalla revisione dell’istituto dell’intramoenia
  • revisione della riforma del Titolo V della Costituzione

USB inoltre sottolinea l’importanza della conversione in legge del cosiddetto “Decreto Calabria” ora in discussione al Senato. La rapida emanazione della legge consentirebbe di prevedere norme più stringenti sulla nomina e la verifica del lavoro dei direttori generali nei vari ospedali e aziende sanitarie e l’eliminazione del tetto di spesa del personale sanitario riferito al 2004 meno l’1,4% che, seppur valutato da USB come un timido segnale di inversione di tendenza, risulta però insufficiente per compensare il danno provocato al SSN da 10 anni di blocco del turnover.

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