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Napoli. La “lotta di classe” dentro le aule dei tribunali. Avvocati a confronto

Una interessante assemblea delle associazioni forensi italiane e napoletane si è tenuta ieri nella saletta dell’Unione Italiana Forense del Nuovo Palazzo di giustizia di Napoli, presenti varie realtà forensi, con idee diverse sia sui compiti della professione forense dentro le sfide della cd. Globalizzazione, sia sulla politica più in generale; l’assemblea, presieduta dall’Avv. Marino Iannone, dell’Uif di Napoli, già in passato impegnato in politica con Alleanza Nazionale, ha visto un variegato spettro di posizioni, dall’Avv. Enzo Improta, un trascorso recente nell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, OUA, l’organismo elettivo che gli Avvocati si erano dati per la loro rappresentanza politica, ed in passato prima giovane comunista, poi socialista, oggi accanito sostenitore delle ragioni del Si’ referendario, all’Avv. Luigi Iossa, storico “compagno” nella classe forense, attualmente Presidente del Sindacato Forense per le riforme, che solo due settimane fa ha organizzato nella sede di Castelcapuano, la più antica sede giudiziaria dell’Evo Moderno in Europa, un dibattitto molto interessante sulla riforma costituzionale.

Ma i nodi davanti all’Avvocatura, ed in particolare davanti alle giovani Colleghe tra le principali promotrici dell’ incontro, come Camilla Aiello, Pina Tignola, Argia Di Donato, ed alla stessa Valentina Restaino, di M.G.A., accomunano la sorte della classe forense, con il  declino netto del reddito medio, ed una decrescita del consenso e del prestigio sociale, ad una grande parte della stessa società italiana, in particolare nel lavoro autonomo ed in quello che un tempo si chiamava ceto medio: al Congresso di Rimini, ahimè con il consenso largamente maggioritario dei delegati di tutti i Fori italiani, la rappresentanza politica dell’Avvocatura italiana è passata dalla suddetta OUA ad un nuovo organismo, l’ OCF, al cui interno siederanno di certo i Presidenti degli ordini italiani, di fatto in rappresentanza del Consiglio Nazionale Forense, e la Cassa Forense, il cui attuale Presidente, Luciano, si è persino ribellato alla cd. Rottamazione delle cartelle Equitalia, elettoralisticamente chiamata così,  decisa dal governo Renzi, e dal Parlamento ratificata(contenuta nel decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, poi approvato dal Parlamento)dicendo testualmente il presidente di Cassa forense Nunzio Luciano: «Sarebbe utile capire se entriamo o meno nel provvedimento – dice Luciano, e aggiunge – fermo restando che come principio, e lo dico senza spirito polemico, noi abbiamo un’autonomia economica e finanziaria e problemi di sostenibilità, e mi aspetterei un nostro coinvolgimento quando vengono fatti provvedimenti che riguardano l’autonomia e la competenza delle Casse di previdenza». Quindi un assetto neocorporativo, in cui la componente istituzionale dell’Avvocatura, che a compiti istituzionali, di tenuta ed aggiornamento degli albi, di formazione permanente, di disciplina e nomofilachia interna, si assume anche la rappresentanza politica dell’intera categoria.

E dall’altra parte vige la sostanziale sospensione, in gran parte dei Fori italiani, delle elezioni per il rinnovo dei Consigli dell’Ordine, che dura dal 2011-2012, quando è stata approvata la nuova legge professionale, all’epoca Monti Consule, dopo la bocciatura, da parte della giustizia amministrativa, del regolamento elettorale emanato dal Ministro Orlando, in diretta adesione ai principi ultramaggioritari voluti dal Presidente del CNF, Mascherin, poi non rinnovato: si è detto nell’assemblea che Orlando si lamenta dei troppi ricorsi che gli avvocati presentano in materia di ordini forensi e loro elezioni, e che il Governo procederà, perché sa cosa fare, ma, nel frattempo, il nuovo regolamento non vede la luce ed i Consiglieri Ordinistici prorogati rimangono al loro posto, senza legittimazione democratica, che non sia quella castale e corporativa. Vi ricorda qualcosa questo dispositivo rispetto al dibattito sulla Costituzione in atto in questo periodo?

Tra i relatori la Collega Rampelli, Presidente nazionale, molto appassionata, dell’UIF, il vecchio Presidente della Cassa Forense, Maurizio De Tilla, non immune da responsabilità gravi per come la Cassa Forense si è involuta, da strumento previdenziale a vero e proprio incubo della maggioranza degli Avvocati, poi passato ad essere Presidente dell’ OUA, oggi disciolto;  importante l’intervento della Collega rappresentante del Sindacato Forense puteolano,  che ha lamentato come la soppressione di tante sedi decentrate minori, come quella puteolana, impedisce all’Avvocatura anche di avere spazi fisici per incontrarsi e lottare assieme, così come quello di Franco Tortorano, il quale, partito negli anni “70 dal sostegno al Sindacato Forense, ha poi dato vita ad altre esperienze di associazionismo forense, orientate molto più verso una managerializzazione della Professione Forense, ma che oggi anch’egli lamenta, peraltro crticato da Iossa, il fatto che la discussione sulle sorti della stessa Classe sia requisita dal suo vertice istituzionale, il Consiglio Nazionale Forense, in rapporto di colleganza-subalternità con il governo, un Governo che ha esteso il suo presunto manto protettivo sull’Avvocatura tutta, ma dibattendo SOSTANZIALMENTE di essa, e del suo futuro in un classico schema corporativo, solo col suddetto CNF, forte della sua elezione di secondo grado, da parte dei Consigli degli Ordini, quindi sterilizzato dai problemi economico-sociali e dalle proposte di autentica riforma che possono venire dai veri e propri lavoratori della giustizia, quali siamo diventati Noi Avvocati.

Avvocati in grande parte negli ultimi anni, alle prese con incombenze materiali ed informatiche, nelle quali spesso suppliamo a carenze della macchina dello Stato nella organizzazione giudiziaria, dovuta alla politica austeritaria di matrice europeista, nonché con scadenze fiscali e previdenziali, in cui si guadagna somme da  subito ridare, ma non per il proprio futuro, bensi’ per garantire chi già si è sistemato nella scala sociale, o nella situazione pensionistica. Si è parlato di ciò, come  anche del rapporto con la committenza privata, dall’equo compenso, per limitare la tendenza dei grandi trust capitalistici ad imporre retribuzioni sempre più basse ai loro professionisti di fiducia, come il problema del socio di capitale negli studi, che da un lato può essere un antidoto al definitivo arrendersi degli avvocati alle grandi società professionali di cui diverrebbero dipendenti, come avviene già per molti studi del Nord Italia, ma dall’altro, come ha fatto rilevare il Collega calabrese intervenuto al dibattito, rischiano di inserire definitivamente soldi di provenienza criminale nella gestione dell’attività di tanti Avvocati.

Il percorso continua, si avrà a breve una nuova assemblea a Roma, di certo il conflitto democratico e di potere nell’Avvocatura è spia di irrisolti nodi che riguardano questo lavoro, la possibilità di continuare a svolgerlo, materialmente e con dignità, ma anche il diritto dei cittadini, anche i più poveri, ad avere difesa legale per i propri diritti e la salvaguardia dei propri interessi, attuando per davvero il precetto costituzionale.

Il Collega Cesali, a nome del Movimento Forense, ha chiarito che egli non condividerebbe la creazione di un movimento contro l’OCF, ma che l’OCF  non sia espressione di interessi ristretti è davvero fondamentale, cosi’ come è fondamentale, secondo quanto ha detto Improta, rendere trasparenti, da parte della Magistratura, gli incarichi giudiziari assegnati ai Professionisti, quale forma di riequilibrio reddituale nella classe forense, mentre la spaventosa crisi sociale del Sud, richiamata fa Iossa, al di là di ogni interessata fanfaluca governativa, è la ragione prima della crisi di committenza da parte degli Avvocati di quest’area del Paese e della loro elevata conflittualità con la clientela.

Dall’altro lato, in una società in cui si restringono gli spazi della decisione libera dai vincoli mercatistici, l’Avvocato tutore di libertà da fastidio, anche ad una Magistratura di cui alcune componenti sembrano voler tornare al ruolo di ancella del potere politico governativo.

Ma a Napoli nemmeno l’elezione dei componenti OCF, in secondo grado, da parte dei soli delegati eletti a luglio, nel distretto di Corte d’Appello relativo, è riuscita, ed è stata invalidata, perché non è stata rispettata la corretta rappresentanza di genere negli eletti, sulla base di ricorsi presentati anche da Colleghi presenti all’assemblea di ieri perché nell’Avvocatura la rappresentanza di genere spesso diventa un fiore all’occhiello degli Avvocati più forti, quando hanno la maggioranza certa, per poi essere negletta negli accordi elettorali di potere, quando si designano le rappresentanze ed il Collega Riccitiello, Vice Presidente del Comitato Pari Opportunità, ha fatto rilevare l’importanza di questo soggetto, per la prima volta eletto, nel Distretto di Corte d’Appello di Napoli, da tantissimi Avvocati.

Quindi le elezioni della componente “napoletana” e campana in larga parte andranno rifatte, perché evidentemente non si può comprimere oltremisura, sotto la cappa castale, l’emergere di conflitti, dettati da bisogni e problemi reali.

Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente, diceva il Presidente Mao, attento alle Donne come “altra metà del cielo”: sara’ stato un dittatore, ma egli ed il suo partito avevano uno sguardo lungo sulla contemporaneità, proviamo ad averlo anche Noi.

* avvocato, Napoli

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