Anni fa, fra il 2003 e il 2008, occupavamo un centro sociale a Rione Traiano, periferia molto popolare di Napoli: il mitico TerraTerra. Il quartiere aveva tanti problemi e ci impegnavamo a risolverli facendo attività sociale e rompendo le scatole a chi di dovere. Iniziative nei giardinetti, antisfratto, calcio popolare, serate culturali, visite alla municipalità etc, non ci impedivano di pensare anche più in grande e di porci problemi non proprio immediati. Così, fra palazzoni e prefabbricati post-apocalittici, al TerraTerra aprimmo un hacklab, dove offrivamo un servizio a chi non aveva un computer, ma anche un collettivo – Get Up Kids! – che a partire dal no alla SIAE, arrivava a produrre analisi e intervento sui diritti di proprietà intellettuali e i brevetti.
Non era una rarità all’epoca: i centri sociali vivevano ancora l’onda lunga del movimento no global e riuscivano a raccogliere molte intelligenze e interessarsi di temi avveniristici. Piattaforme informatiche, diritti digitali, democrazia in rete: non sono cose che hanno inventato i grillini, semmai loro hanno dato una versione proprietaria e plebiscitaria di un’ispirazione fondamentalmente libertaria.
Ovviamente riuscivamo a coprire questi temi anche perché la crisi non mordeva ancora, noi non sentivamo sulle spalle la responsabilità politica enorme che è piombata sui collettivi dal 2008 in poi, e la gente aveva più tempo da dedicare al prossimo.
Fra TerraTerra e Officina99 tirammo su un progetto, “Libreremo”, che portò alla scannerizzazione di qualcosa come 10.000 volumi usati nelle università italiane, che vennero diffusi in PDF su Emule e torrent, per ammazzare i costi universitari. Non era una soluzione per il diritto allo studio, ma un modo per intercettare gli studenti e organizzarsi insieme rivendicando l’accesso al sapere con ogni mezzo necessario. Un po’ come facciamo oggi con il mutualismo, che non è soluzione in sé, ma consente di fare breccia, imparare, politicizzare…
Era il 2005 e pensavamo che il tema del copyright sarebbe diventato sempre più centrale, visto che centrali sarebbero diventati i saperi, i brevetti, i contenuti, le piattaforme (iniziammo persino a creare un My Space alternativo insieme alla rete autistici/inventati!).
Poi la crisi ci ha travolto, ci hanno travolto i bisogni materiali e le responsabilità politiche più alte (è dal 2008 che abbiamo iniziato a muoverci per costruire un’organizzazione politica all’altezza della crisi, e ora con Potere al Popolo! sembra la volta buona…).
Il problema è che mentre da parte anticapitalista non si produceva più ricerca, sperimentazione e discorso su questi temi, da parte capitalista si diffondeva un’ideologia del tutto proprietaria, asservita al profitto. Con l’unica voce, blandamente critica, del 5 Stelle.
Come su tutto il resto insomma, a dimostrazione che mondo “reale” e mondo “virtuale” sono strettamente intrecciati. E infatti anche su questo i compagni, che una volta erano all’avanguardia, sembrano dei dinosauri, che quando si parla di “piattaforme” o “voto on line” scattano con l’accusa di deriva grillina…
Comunque, la realtà è sempre più forte, e oggi il Parlamento Europeo ha approvato una direttiva sul copyright che interviene pesantemente nella nostra quotidianità e la dice lunga su quanto questi temi siano decisivi. Non entro nel merito di questa direttiva, qui volevo solo ammettere che non riusciamo ancora a intervenire su questi temi come si dovrebbe.
E però dire anche un’altra cosa: che finché ci sarà un bisogno sociale, non si potrà mettere il freno a quel bisogno con le leggi. Se le leggi non consentono a una collettività di fruire di un bene, quelle leggi sono sbagliate e vanno cambiate, e finché non vengono cambiate saranno disobbedite.
Così sta accadendo con il film su Stefano Cucchi, che oltre ad aprire un dibattito sugli abusi delle forze dell’ordine, sta aprendo un dibattito sui limiti che il copyright impone alla circolazione dei saperi. Limiti che di tanto in tanto vengono abbattuti dalla potenza sociale che si appropria di un prodotto collettivo.
Proprio come ai tempi di Libreremo… La pirateria non sarà una soluzione, ma nel frattempo permette la crescita di una società, che sarebbe bloccata dal profitto.
Viva i collettivi universitari, i centri sociali, e chiunque disobbedisca alle leggi non per un tornaconto ma per dare qualcosa a chi ne ha bisogno! Che mille proiezioni clandestine fioriscano!
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