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Napoli: la polizia a casa dei disoccupati

MANIFESTARE NON È REATO!

Sembra che manifestare, pur nel rispetto di tutte le condizioni di sicurezza (mascherine, guanti, distanziamento sociale) sia diventato un atto “sovversivo”.

Il 27 aprile, con una solerzia che sarebbe bello vedere quando si tratta di offrire misure di sostegno alle fasce popolari del nostro Paese, alcuni ufficiali giudiziari e membri della Polizia si sono recati domicilio per domicilio per identificare alcune disoccu pate e alcuni disoccupati.

La loro colpa? Aver partecipato alla manifestazione di 15 persone a Piazza Plebiscito per sollecitare il Prefetto, rappresentante del Governo sul territorio, la necessità di misure sociali per il nostro popolo, a cominciare dall’istituzione urgente di un reddito d’emergenza, finanziate, tra gli altri provvedimenti, da una patrimoniale sul 10% più ricco della popolazione.

Mentre i controlli sulle aziende, per verificare la sussistenza dei requisiti per stare aperte e il rispetto delle necessarie misure di sicurezza, latitano, lo Stato si presenta letteralmente alle porte delle case dei disoccupati del Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre” non per offrire un sostegno, ma per provvedimenti repressivi.

Davvero diventa sempre più incomprensibile perché si debbano reprimere simili manifestazioni che rispettano ogni necessità di carattere sanitario, quando assembramenti sui mezzi di trasporto e nei posti di lavoro sono tutt’altro che proibiti. E, anzi, per il 4 maggio Conte ha dato un sostanziale via libera a tutta la manifattura (e non solo).

Il  #coronavirus non può essere il lasciapassare per restringere libertà individuali e collettive, conquistate con tanta fatica. È importante la massima attenzione possibile per impedire che surrettiziamente e passettino dopo passettino ci ritroviamo ad accorgerci di aver perso ciò che pure ritenevamo tanto importante.

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