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Napoli.Studenti contestano il Job Meeting all’università

Questa mattina come studenti delle università di Napoli abbiamo contestato l’annuale Job Meeting, A badare che tutto andasse per il meglio si è presentata la Digos cercando di impedire la contestazione, stracciando gli striscioni e togliendo il megafono di mano a chi voleva fare un intervento contro questo scempio e la distruzione dell’università pubblica e del mercato del lavoro. Ma non sono riusciti nel loro intento: la “fiera” messa su da aziende ed università è stata contestata e abbiamo avuto modo di parlare a centinaia e centinaia di ragazzi che erano d’accordo con noi!
Ecco qualche riflessione e il racconto della giornata…


Stand, coupon, pubblicità, file chilometriche di ragazzi disperati. Proprio come ad una fiera c’era qualcuno che proponeva di comprare e qualcuno che proponeva di vendere. Ma chi? Cosa? Perché all’interno di un’università? E perché a noi questo non va bene?

C’erano tante aziende: Eni, Ferrovie dello Stato, Indesit, Accenture, Intesa San Paolo, Siemens, BNL e tante altre. Loro sono gli “acquirenti” e si presentano ai giovani laureandi come un’occasione per mettere a posto il loro futuro. Da buoni compratori approfittano dei saldi che quest’anno rischiano di essere ancora più appetitosi: non solo questi stand vengono come sempre esposti in università per accalappiare forza lavoro giovane, portata dalla disperazione ad accettare qualsiasi cosa pur di avere un contratto…questa volta tutto questo sarà ancora più semplice grazie al Jobs Act! Significa che aziende come l’Indesit, Accenture, già pronte a delocalizzare o a licenziare migliaia di lavoratori, potranno assumerne degli altri con contratti a termine di 3 mesi in 3 mesi trascinabili per 8 volte in 3 anni, con il miraggio di “tutele crescenti” che nella pratica non vedremo mai, licenziando quando gli pare, senza il “timore” di cause e reintegri grazie all’abolizione dell’art 18.

Allora anche quest’anno abbiamo deciso di prendere parte a questa “fiera”, perchè se noi siamo i “venditori” del nostro tempo, delle nostre braccia, della nostra intelligenza, sappiamo che non si tratta di una libera scelta, ma di un vero e proprio ricatto. Ma sappiamo anche che, per quanto difficile, tocca proprio a noi fare pressione affinchè tutto questo cambi. Sappiamo che, per quanto complesso, l’unico modo per riuscirci è farlo proprio insieme a quei lavoratori che stanno per essere messi alla porta. Perchè non importa quale sia la tua età o quanto sia lungo il tuo curriculum vitae: il Jobs Act, le “tutele crescenti”, l’abolizione dell’art. 18, i tagli che seguiranno il Documento Economico e Finanziaro del Governo ci danneggiano e indeboliscono tutti, rafforzando ed “arricchendo” chi, invece, ci comanda.

Da studenti universitari non possiamo accettare che delle imprese vengano a fare passerelle dentro le nostre università  che dovrebbero essere luoghi di formazione critica e libera dalle logiche del marcato; non possiamo accettare che queste ultime non solo assumano dinamiche aziendali nella propria organizzazione, ma che fungano in più da mediatori come mere agenzie interinali.
Da giovani disoccupati, lavoratori magari a nero o con brevi contratti non possiamo accontentarci di lasciare che mettano una pietra tombale sul nostro futuro accettando una riorganizzazione del marcato del lavoro tutta a nostro sfavore e che non ci permetterà di programmarci una vita serena e che ci costringerà a lavorare sempre più e peggio, senza poterci nemmeno lamentare.
Da giovani costretti a cercare un lavoro non attacchiamo gli studenti che questa mattina erano lì con curriculum alla mano, né i ragazzi costretti dalle aziende a portare avanti i banchetti: attacchiamo e denunciamo le aziende e l’università, le logiche di sfruttamento che ci propinano, i loro interessi che non possono che essere contrapposti ai nostri.

E con questa contestazione ci uniamo al coro, ancora spontaneo e frammentato, di lavoratori e studenti che stanno manifestando la propria opposizione al Governo Renzi e al Jobs Act. Scioperi, cortei, contestazioni, assemblee si sono susseguiti in tantissime città italiane: da Bergamo a Genova, passando per Bologna, Livorno, senza contare i quasi cento cortei studenteschi che il 10 ottobre hanno gridato in piazza “no al piano scuola” e “no alla riforma del mercato del lavoro”.

Continueremo su questa scia, supportando lo sciopero dei lavoratori del comparto della logistica del 16 ottobre e scendendo in piazza il 24 ottobre al fianco dei lavoratori dell’Unione dei Sindacati di Base.

Continueremo ad organizzarci sempre più e meglio supportando la resistenza e preparando l’offensiva!

Disoccupati oggi, sfruttati domani?
No al Job Meeting, no al Jobs Act!

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