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Napoli. La mobilitazione di ieri e le calunnie sulla stampa

La stampa cittadina stamattina riporta all’unisono le dichiarazioni del Capo della Polizia Gabrielli in merito alla manifestazione di protesta di ieri, indetta dal sindacato Si Cobas Lavoratori Autorganizzati di Napoli. Gabrielli denuncia violenze da parte dei manifestanti, parla di “vile aggressione” e invoca arresti.

Noi eravamo a Piazza Dante, ad ascoltare la voce delle vertenze confluite in una delle principali piazze napoletane: dai Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”, passando per i lavoratori della municipalizzata ASIA, finendo con dipendenti di società operanti nel porto di Napoli.

C’eravamo quando alcune centinaia di presenti si sono spostate alla spicciolata per raggiungere Piazza Municipio, sede del Comune, dove gli organizzatori avevano ottenuto un incontro col vice-sindaco Panini per cercare soluzioni alle difficoltà di migliaia e migliaia di cittadini e lavoratori.

Fa specie che la stampa riprenda acriticamente le dichiarazioni del Capo della Polizia senza premurarsi di ascoltare l’altra campana. Se lo avesse fatto, avrebbe ad esempio saputo che mentre i manifestanti percorrevano Via Toledo e le stradine limitrofe, proprio per evitare “assembramenti”, le forze dell’ordine si erano schierate a chiusura dell’accesso e dell’uscita dai vicoli dei Quartieri Spagnoli, impedendo l’esercizio della libertà di movimento individuale, caricando l’aria di una tensione davvero assurda.

Le parole di Gabrielli e il megafono di gran parte della stampa sono particolarmente gravi. Innanzitutto perché, ancora una volta, si oscurano le ragioni profonde del malcontento che ha portato centinaia di persone a scegliere di scendere in piazza. Non una parola sulla fame che morde, sugli ammortizzatori sociali e i bonus – già di per sé insufficienti – che tardano ad arrivare. Non ci si è degnati di raccogliere nemmeno una delle centinaia di voci che ieri si sono sentite a Piazza Dante. Nessun interesse nel capire quali esigenze, quali bisogni esprimessero.

In secondo luogo, se qualcuno pensasse di tramutare i dispositivi emergenziali messi in campo dal Governo – in primis la sospensione del diritto costituzionale alla libertà di manifestazione – in dispositivi ordinari di gestione del dissenso, è evidente che saremmo di fronte a una torsione autoritaria inaccettabile non solo e non tanto per chi ieri era a Piazza Dante, ma per tutte e tutti coloro che pensano che il virus del Covid-19 non si può combattere col virus dell’autoritarismo.

Dalla crisi e dall’emergenza ne usciremo se saremo capaci di costruire soluzioni alle esigenze, vecchie e nuove, del nostro popolo.

Lavoro, diritti, uguaglianza, dignità, futuro.

Tra questi bisogni sicuramente non c’è quello di maggiore repressione.

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