E’ il titolo del panel che si svolge presso il complesso universitario di San Giovanni a Teduccio. Napoli Orientale. I promotori sono un gruppo di docenti e ricercatori, medici e attivisti ambientali. E Napoli est, con i suoi quartieri (S.Giovanni a Teduccio appunto e Barra e Ponticelli) è la protagonista del convegno.
Dagli albori ovvero dagli anni del Risanamento, con i primi insediamenti urbani di tipo moderno, alla destinazione a zona industriale fin da subito per essa decisa. Fino agli anni settanta del novecento infatti la sola zona est aveva qualcosa come quasi 500 industrie installate sul territorio. Adesso sono poco più di dieci.
Una vocazione industriale che l’ha portata ad essere una zona a forte dominanza socialista prima e comunista poi ma anche una zona con forti problematiche ambientali, frutto proprio di certe scelte politiche e di una corrotta gestione della difesa del territorio.
All’inizio dei lavori viene mostrata la mappa delle preferenze di voto per quartiere alle prime elezioni repubblicane a Napoli. In tutti i quartieri napoletani la Democrazia Cristiana vince ma ad est c’è un blocco rosso, infatti nei 3 quartieri della zona orientale è il Fronte Popolare a trionfare. E così sarà per tutto il novecento con il PCI che arriverà a cifre come il 69% a Ponticelli negli anni 70. In elezioni che mobilitavano il 90% degli aventi diritto al voto.
Alle ultime recenti tornate elettorali è stato il Movimento Cinque stelle a fare incetta di voti. In un mare di astensioni ovviamente.
Non sono più i diritti dei lavoratori al centro del problema ma il reddito di cittadinanza perché la classe operaia non c’è più, come le industrie d’altronde, e invece tanti sono i senza lavoro, i disoccupati in cerca di un reddito.
Un cambiamento epocale che ha portato l’area est ad essere la zona di Napoli in più affanno economico, preda di clan malavitosi, spesso in guerre sanguinose tra loro. Dal terremoto dell’80 infatti è diventata l’area di Napoli che si è espansa di più. Nuovi e nuovi insediamenti abitativi, alcuni diventati iconici come simboli di degrado sociale, come Taverna del Ferro a San Giovanni o il Lotto Zero a Ponticelli.
Gli ultimi sussulti di protesta sociale, di associazionismo organizzato si sono avuti soltanto sui seri problemi sanitari lasciati da una de-industrializzazione che si è bruciata i ponti alle spalle. Incurante dei danni provocati al territorio dopo anni di sfruttamento intensivo di suoli e corsi d’acqua.
Il mare bagna la zona orientale, San Giovanni un tempo era meta estiva di bagni e famiglie in spiaggia, adesso forse il mare è balneabile ma forse no. Dipende dai rilievi, da quando si fanno, da chi li fa, a chi conviene e chi no. Un ambiente malato su cui si continua a progettare il peggio.
D’altronde lo stesso convegno di oggi è figlio delle lotte socio-ambientali portati avanti dai comitati territoriali, dagli allarmi lanciati dalla residua società civile,dalle lotte locali che pure ci sono ancora. L’attenzione accademica, insomma,discende dalla propria collocazione territoriale, un polo universitario in un territorio del genere non può facilmente rinchiudersi nelle proprie elucubrazioni professorali ma deve giocoforza confrontarsi con l’esistente circostante. E lo ha fatto. L’incontro di oggi è cosa buona sopratutto per questo.
Non è un caso, a sottolineare il rapporto col territorio, che l’incontro venga introdotto da Sandro Fucito, presidente di circoscrizione e già assessore nella giunta De Magistris.
Tutti interventi di livello, a disegnare un quadro d’insieme lineare nella lettura delle cose.
Area est dal glorioso passato operaio e dal presente desertificato ma anche speranza futura di cambiamento. Qualche segnale c’è, la letargia di classe può essere combattuta. Oggi se ne parla qui in un aula universitaria, domani chissà. Domani magari in una piazza.
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