Ci piace immaginare il nostro futuro indipendentemente da lei, l’ennesimo ministro che sta portando avanti la distruzione della Scuola, dell’Università e della Ricerca in Italia.
Ci piace immaginare non dover avere più a che fare con chi, a prescindere dal vessillo politico agitato, in questi anni ha contribuito a smantellare diritti per le nuove generazioni e a fare dell’università un esamificio per pochi e con prospettive per ancora meno fortunati.
L’attuale reggente del Ministero preposto ha ereditato una situazione in cui in pochi anni è stato decurtato enormemente il Fondo di Finanziamento Ordinario, in cui le tasse sono aumentate del 60% in un lustro e dove, a fronte del pensionamento di circa 15 mila tra professori e ricercatori, si è visto un turn over bassissimo, ricorrendo perlopiù a lavoratori precari. Una situazione che innestata sullo sfacelo economico di tutta l’area mediterranea ha portato tanti nostri coetanei a non intraprendere un percorso di studi universitari, con numeri da fanalino di coda in Europa, mentre trionfiamo nelle classifiche internazionali riguardanti il numero di giovani emigranti.
Di fronte a una situazione del genere, il ministro cosa ha responsabilmente deciso per il futuro dei suoi giovani? Portare avanti, tra uno specchietto per le allodole e un annuncio sensazionalistico, il peggio delle disposizioni che hanno prodotto questa situazione! Come nella migliore tradizione del centrosinistra… Ha cioè accompagnato a pieno regime lo sviluppo dell’Alternanza Scuola Lavoro, dispositivo di sfruttamento del lavoro minorile e gratuito, finalizzato a impartire i rudimenti dell’educazione alla schiavitù di domani, con protocolli distopici come quello recentemente siglato tra Miur – Ministero del Lavoro – Ministero della Difesa. Ha promosso il nuovo liceo breve, abile mossa con cui i migliori licei italiani sono chiamati a fare da cavallo di Troia per un precoce inserimento nel mercato del lavoro (quello pagato), dove ancora una volta è facile prevedere che il prezzo più salato sarà pagato dai ragazzi dei tecnici e dei professionali. Ha legittimato in pochi mesi le associazioni civetta che si fanno portatrici della farneticante cultura reazionaria del “no gender”, in un clima generale di spostamento a destra dell’asse politico istituzionale.
E con chi Fedeli viene a vendere fumo negli occhi a Bologna venerdì 19 gennaio? Innanzitutto con Merola, il capo di una giunta il cui partito di maggioranza, lo stesso della ministra, ha in passato disconosciuto l’esito referendario contro il contributo comunale alle scuole private, e che ha appena varato una delibera che cancella la gratuità delle materne. La stessa guida di una città metropolitana che nulla fa per sistemare edifici scolastici in cui ogni inverno si ripresenta puntuale il problema delle aule senza riscaldamento. Uno dei massimi promotori, assieme al fidato Lepore, delle politiche che stanno velocemente trasformando Bologna in una città vetrina, ai danni dei poveri e degli abitanti delle zone che, come quella universitaria, stanno subendo un restyling con forti iniezioni di turismo incontrollato, Air Bnb, muri imbellettati, ordinanze anti movida e opere dal dubbio gusto, tutti elementi utili a espellere da alcune zone ben precise le classi popolari e gli studenti, ai quali magari viene pure proposto candidamente un posto come lavoratori volontari nelle biblioteche universitarie da cui a fasi alterne vengono cacciati a suon di bastoni e tornelli.
Venerdì tutti assieme se la intenderanno bene con Bonaccini, uno così proiettato sul futuro dei giovani al punto dall’aver recentemente stabilito che il prossimo anno scolastico potrebbe cominciare in ritardo per consentire alle strutture turistiche della riviera di lavorare il più a lungo possibile (magari proprio sfruttando studenti assunti a nero per l’estate), piuttosto che preoccuparsi del fatto che anche la virtuosa regione da lui guidata sta subendo i colpi dei tagli di bilancio imposti dall’asse Roma-Bruxelles, come ben sanno quelle migliaia di studenti universitari che oggi in Emilia Romagna rischiano di rientrare nella diffusa categoria nazionale degli “idonei senza borsa”.
L’iniziativa istituzionale di venerdì è centrata sui temi della promozione dell’imprenditorialità, della digitalizzazione e della lotta alle fake news: a chi spaccia un futuro fatto di proposte stantie che generazioni di studenti hanno sentito sin dati tempi del ministro Moratti, rivelatesi belle parole dietro cui nascondere disoccupazione e precarietà, non possiamo che rispondere che fin tanto che non se ne andranno ci troveranno alla porta per smentire le fake news ufficiali di cui sono i primi promotori. L’appuntamento per un presidio di protesta è venerdi 19 gennaio, alle ore 17.00 sotto il palazzo di Re Enzo
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