Da qualche mese si è dato il via al progetto del Tram, un progetto che avrà un impatto importantissimo in città, e che, a fronte dei costi che sarà necessario sostenere, ci chiediamo se sia opportuna o non finisca per essere la vera Grande Opera Inutile degli anni venti del 21esimo secolo, mascherata magari da un’idea di modernità e sostenibilità ecologica che nasconda, invece, profitto e speculazione.
Il progetto: tempi e costi
L’intero progetto comprenderebbe 5 linee distribuite in modo radiale in tutto il territorio della città metropolitana di Bologna, per un totale di 1.3 miliardi totali, con oscillazioni previste che vanno dal 30 al 70%. Di fatto, il progetto di fattibilità, di cui è stato incaricato un consorzio vincitore di gara europea a guida francese, riguarda solo una delle cinque linee previste, la linea rossa, per un costo preventivato di 510 milioni di euro (un importo quasi uguale all’intero bilancio del Comune di Bologna!, c.a. 30 mli/km). Una linea che partirebbe da Borgo Panigale e, passando per i Prati di Caprara, il centro storico, la Bolognina, la Fiera, San Donato, concluderebbe la sua corsa proprio davanti a F.I.CO, nel quartiere Pilastro. Coincidenze? Il progetto dovrebbe essere approvato tra il prossimo autunno e l’estate del prossimo anno. Si calcola che dall’inizio dei lavori (previsti per il 2022) serviranno 4 anni per il completamento dei cantieri, anche se in tutte le città italiane in cui simili progetti sono stati realizzati (come nel caso di Firenze), i tempi si sono spesso raddoppiati! Quanti cantieri dovremo sopportqare? E per quanto tempo? Non sarebbe stato possibile ridurre costi e tempi integrando il nuovo con l’esistente?
(A) chi serve veramente il tram?
L’adozione di sistemi di trasporto a guida vincolata, avrebbe richiesto uno studio molto attento sulla base di quelle che tecnicamente si chiamano “matrici di domanda” ovvero il numero di spostamenti richiesti su ciascuna relazione origine-destinazione.
La linea rossa percorre, invece, un tragitto che non sembra riguardare che marginalmente le zone più densamente abitate da chi vive in città o quelle maggiormente congestionate dal traffico. Il tragitto del tram che l’Amministrazione ha in mente attraversa piuttosto le zone che secondo il PUMS saranno oggetto di nuova urbanizzazione: quelle non ancora cementificate in corrispondenza di Borgo Panigale e Pilastro, quelle che dovrebbero diventare poli attrattivi a livello nazionale e internazionale come la Fiera e quelle che si sono già dimostrate un fallimento privato strategico come il parco giochi del cibo (FICO) e che necessitano di un rilancio anche a spese della città.
La linea rossa inoltre è stata concepita per attraversare le aree oggetto di interesse per il turismo e per il mondo degli affari: dal centro storico e la Bolognina (oggetto di un pesante tentativo di riqualificazione esclusiva), fino alla Fiera e a Fico.
Quindi più che un progetto utile a risolvere i problemi di trasporto dei cittadini e dei lavoratori e a ridurre il traffico su gomma, pare proprio che la linea rossa abbia tutte le caratteristiche dell’ennesima grande opera finanziata con fondi pubblici a favore di costruttori, industria del turismo e speculatori immobiliari.
Il modus operandi del Pd
Bologna e la sua provincia soffrono in effetti di un problema che riguarda la mobilità soprattutto a causa dell’eccessivo uso del trasporto privato su gomma. Ciò è dovuto alle carenze fondamentali del trasporto pubblico cittadino ossia, innanzitutto, la mancanza di un sistema di circolazione efficiente quartiere/quartiere (a causa della storica circolazione radiale dei mezzi pubblici cittadini) e città/provincia (le entrate/uscite relative nella/dalla città sono il 50% del totale degli attraversamenti). Tale circostanza crea la nota situazione di congestione delle principali arterie cittadine e provinciali negli orari di spostamento dei lavoratori.
Le varie amministrazioni Pd negli anni hanno messo in campo diversi progetti fintamente risolutivi, ma quasi nessuno di questi è mai stato completato.
Il Servizio Ferroviario Metropolitano, insieme a un progetto di tramviarizzazione o filoviarizzazione potrebbe essere sviluppato in maniera integrata; dal momento che l’uno non esclude l’altro. La logica dovrebbe anzi essere proprio quella di creare sistemi di mobilità tra la periferia e le stazioni di interscambio sulla linea a semi anello della SFM.
Centinaia di migliaia di euro sono stati investiti in queste opere, ma evidentemente l’obiettivo non è mai stato la pianificazione della mobilità della città, quanto piuttosto la speculazione.
L’unico progetto ultimato in via definitiva e prossimo all’inaugurazione è il People Mover, opera, non caso, pensata esclusivamente per la mobilità dei flussi turistici e affaristici.
Una questione di Democrazia
Per una Grande Opera di questa portata ci si sarebbe aspettati quantomeno un piano di condivisione e partecipazione dei cittadini. Ha lavorato per introdurre il progetto Tram nel PUMS e per avviare in fretta e furia la gara europea per lo studio di fattibilità. A giochi fatti il PD sta organizzando qualche rara assemblea pubblica nei quartieri, in cui informa i cittadini del progetto, senza alcuna possibilità di metterlo in discussione o criticarne i presupposti.
Crediamo sia urgente aprire una discussione cittadina seria, che interroghi non solo l’amministrazione su questa scelta, evidentemente calibrata sugli interessi degli speculatori e del turismo, ma anche noi tutti, abitanti e lavoratori delle periferie e della provincia, sugli effettivi bisogni in tema di mobilità.
È necessario mettere in piedi una pianificazione del sistema di trasporto che sia davvero risolutivo e funzionale ai bisogni dei cittadini.
Pretendiamo il diritto di decidere sulle opere che riguardano la trasformazione del territorio in cui viviamo, soprattutto per un progetto di tale entità, finanziato con le nostre tasse, che NON risolverà i problemi di mobilità e trasporto di nessuno!
La mobilità del futuro
Il progetto del tram riapre a Bologna il tema drammatico della mobilità in un momento in cui le rilevazioni ambientali ci dicono quotidianamente che ci troviamo in piena emergenza inquinamento e viviamo in una delle città più inquinate dell’inquinatissima Europa.Se pensiamo all’Italia – il Paese in Europa con il più alto tasso di auto per abitante, con oltre 62 ogni 100 abitanti – sono evidenti i vantaggi di una mobilità dove si riduce l’utilizzo e la stessa proprietà dell’auto privata.
Allo stesso tempo, il costo dei trasporti pubblici pesa sui salari da fame di coloro che un salario riescono a metterlo insieme, mentre costringe chi un salario non ce l’ha a viaggiare a piedi. L’emergenza ambientale e quella dell’occupazione precaria e sottopagata di questo paese impongono ormai un potente cambio di paradigma che consenta l’accesso a tutte e a tutti a una mobilità pubblica ed ecologicamente sostenibile.
La discussione su una mobilità sostenibile e gratuita non è più rinviabile. È venuto il momento di decidere sui 510 milioni che provengono dalle nostre tasse, di riaverli indietro in termini di salario sociale, di respirare aria pulita e di non ammalarci più di traffico privato.
Per compilare un sondaggio sui trasporti pubblici a Bologna puoi cliccare sul seguente link, per maggiori informazioni sulle prossime iniziative visita direttamente la pagina di Rete per un Trasporto Ecologico Pubblico e Utile.
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