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Ravenna securitaria, ma c’è chi dice no

La gestione securitaria della vita urbana è ormai una caratteristica pervasiva delle grandi città come della provincia, nello sfarinamento dei corpi intermedi che crea un’assenza di ambiti organizzati in grado di controllare e contrastare l’operato delle pubbliche amministrazioni.

Assistiamo quindi in maniera crescente a fenomeni repressivi, ma anche a semplici abusi di potere, nei confronti delle giovani generazioni che scendono in piazza per manifestare il proprio dissenso, o che cercano semplici spazi di socialità al di fuori di quanto offerto da città in cui il processo di valorizzazione ha assunto ritmi sempre più intensivi.

È una modalità di gestire la vita pubblica scelta – anche esplicitamente in maniera crescente – dal Governo Meloni, che però è in sintonia con uno spostamento a destra di tutto il clima politico, e culturale, del paese.

È in questo stesso contesto che si iscrive l’ennesimo fenomeno di violenza poliziesca – della polizia locale – ai danni di un gruppo di giovani venerdì scorso a Ravenna, colpevoli di tenere il volume di una cassa portatile troppo alto in pieno giorno.

Uno dei due giovani è stato malmenato in pieno centro, condotto e trattenuto in caserma per alcune ore, e successivamente si è recato ospedale per refertare le ferite riportate.

Tutto ciò in una città in cui basta un presidio pacifico per venire denunciati, come accaduto alla portavoce nazionale di Potere al Popolo (Pap) Marta Collot e al portavoce locale Gianfranco Santini, e dove vengono sistematicamente negate piazze centrali per le manifestazioni, e aule universitarie per iniziative.

Il video delle violenze, rilanciato dall’Opposizione Studentesca d’Alternativa (Osa) ha ricevuto in poche ore migliaia di visualizzazioni.

Pap è intervenuta immediatamente, unica nel contesto politico locale, in solidarietà ai giovani, delineando la linea di continuità che va dal contesto nazionale all’attitudine del governo cittadino. Identificando, cioè, chiare responsabilità nel vicesindaco sceriffo Fusignani e nell’ottusa ordinanza comunale sul decoro che ha permesso l’intervento in massa delle forze della Polizia municipale.

Un’ordinanza, che dietro la maschera del decoro si accanisce contro questuanti e suonatori di strada, negando di affrontare il disagio economico e sociale crescente che una cittadina di provincia come Ravenna sta vedendo.

Il fatto gravissimo è sintomatico e si lega a nostro avviso a un clima di repressione voluto e cercato, ovunque e per qualsiasi motivo. Diventa necessario non chinare la testa o rassegnarsi, ma anzi riteniamo sia ora che ci si ritrovi tutti assieme a breve per riaffermare il diritto all’utilizzo degli spazi comuni e pubblici nella nostra città”.

Pap e Osa hanno punto nel vivo: subito dopo, il SULPL ha espresso solidarietà ai colleghi “vittima dell’aggressione” – affermazione che nega la realtà del video – e sono fioccate dichiarazioni di solidarietà e appoggio verso gli autori dell’arresto e il loro referente politico, il vicesindaco Fusignani, che non a caso del comunicato di Pap ha estremamente apprezzato solo la definizione di “sceriffo”.

Complice silenzio-assenso, inoltre, del Sindaco, della Giunta e del Consiglio comunale tutto (maggioranza e opposizione incluse) che non si è posto nemmeno il problema di chiedere una verifica sui fatti.

In questo clima si innesta quindi il presidio convocato da Osa per venerdì 5 aprile, per richiedere “il diritto ad avere spazi di socialità e aggregazione, vogliamo una città a misura di giovani”, a cui Pap ha deciso di aderire richiedendo con forza le dimissioni del vicesindaco sceriffo Fusignani e del Comandante dei Vigili Urbani.

Quello che sta accadendo in questa fase nella città di Ravenna, con un’opposizione politica e sociale organizzata che strappa il velo del perbenismo in città e alza la testa contro una versione di città che è sempre più restrittiva negli atteggiamenti e che non tollera più nemmeno fatti come quelli di San Francesco, è un fatto nuovo, che ha sconvolto le anime belle, ormai incapaci di qualsiasi analisi critica delle realtà di provincia, che in maniera scomposta si sono stretti attorno a polizia e vicesindaco.

La buona riuscita  della manifestazione del 5 aprile sarà un punto essenziale per dimostrare che la “loro” normalità, ormai, non può darsi più per scontata.

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