L’asse Lepore-Piantedosi e la “linea dura della questura” si sono concretizzate questa notte.
Un ragazzo è stato fermato violentemente al Parco Don Bosco dai carabinieri, secondo le prime testimonianze è stato usato due volte il taser e lo spray al peperoncino e sono stati posti ostacoli all’accesso del personale medico.
In questo momento siamo in presidio con le solidali e i solidali sotto il tribunale in Via D’Azeglio dove si sta tenendo il processo per direttissima.
Le uscite politiche di ieri sono state chiarissime: dal sindaco Lepore al ministro Piantedosi al questore Sbordone, tutti sostengono l’uso della violenza per risolvere la questione del Parco Don Bosco.
Non più tardi di ieri dicevamo che se si voleva riaprire un dialogo la prima cosa da fare era garantire che non ci sarebbero state altre prove muscolari attorno al Parco.
La risposta si è vista questa notte, evidentemente una volta messa in moto la macchina della repressione non si può fermare e comincia a usare anche strumenti come il taser, introdotto a Bologna già ai tempi della ministro Lamorgese e accettato da un Lepore che aveva passato tutta la campagna elettorale a dimostrare di essere più securitario della Lega.
E lo stesso Lepore ha firmato con Piantedosi il “patto per la sicurezza” garantendo la gestione poliziesca di ogni singolo problema politico e sociale in città.
Quello che è successo questa notte è molto grave e ribadiamo che bisogna spezzare la logica del manganello e delle manette.
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