I risultati di queste elezioni ci danno una serie di conferme.
La prima è che una percentuale enorme degli elettori di questa regione non si sentono rappresentati dal partito unico della guerra, degli appalti, del cemento, dell’autonomia differenziata. L’astensionismo che supera il 52% è più che un sintomo: è un chiaro messaggio al sistema politico del bipolarismo contro il quale abbiamo lottato durante la campagna elettorale, il quale ci dice che il loro mondo non è più in grado di dare risposte alle centinaia di migliaia di cittadini che non sono andati a votare.
Con oltre 270.000 voti persi dalla coalizione e dal suo candidato presidente De Pascale, il quadro si conferma: il Patto per il Lavoro e per il Clima è crollato con le alluvioni, con gli omicidi sul lavoro, con la privatizzazione della sanità, con il sistema degli appalti.
Le prime parole che De Pascale ha detto subito dopo aver avuto la conferma dell’ elezione, peraltro, sono molto indicative: mettere da parte le differenze e cominciare un vero dialogo con il governo per risollevare le sorti della regione colpita dal disastro climatico. La proposta è, ancora, la gestione commissariale in mano al Presidente. Un atteggiamento in assoluta continuità con il passato.
In questo quadro, però, vediamo con ottimismo il risultato ottenuto dalla nostra lista. Pur non essendo sufficiente ad assicurare un seggio che rappresentasse quanti abbiamo incontrato nelle lotte e in questa campagna elettorale, siamo in crescita rispetto alle liste a sinistra della coalizione del PD alle scorse regionali. Siamo l’unica lista, rispetto alla tornata precedente, ad aver aumentato non solo in termini percentuali ma anche in termini assoluti il consenso ricevuto.
Questo non vuol certo dire che abbiamo raggiunto un traguardo, ma ci dice che che si aprono degli spazi possibili per l’alternativa, e su questa consapevolezza d’ora in poi dobbiamo e vogliamo lavorare!
Abbiamo fatto una campagna elettorale coraggiosa, in cui abbiamo portato i temi e le lotte al centro del dibattito, e vogliamo ringraziare tutte e tutti coloro che hanno usato il loro voto per dare un segnale che un’alternativa in questo “sistema Emilia-Romagna” c’è e si deve rafforzare. Nonostante non abbiamo raggiunto la soglia di sbarramento, il candidato presidente Federico Serra e alcune candidature di rottura hanno saputo raccogliere un consenso indicativo e molto superiore rispetto al nostro recente passato.
Per noi le elezioni sono un passaggio, che però ci indica la direzione. E la direzione è quella della lotta, della costruzione di legami con coloro che ogni giorno si impegnano per resistere al disastro ambientale, alla cementificazione, che si ribellano a salari da fame e allo sfruttamento, che rifiutano gli alibi dei tagli ai servizi pubblici che nascondono gli effetti dell’economia di guerra.
Non saremo dentro l’assemblea regionale, ma continueremo a fare opposizione nelle strade, e a costruire, giorno per giorno, un’alternativa al sistema politico, e un’alternativa di società.
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