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Roma. Arrestato nuovamente “Er Gnappa”, malavitoso con il cuore nero

Non erano gli “zingari” e neanche i rumeni. All’alba di martedi 15 marzo i carabinieri di Roma hanno eseguito una vasta operazione anticrimine nei confronti di 24 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata a compiere rapine violente in abitazioni. Per gli investigatori, a capo della banda che faceva rapina nelle case nella capitale ci sarebbe Manlio Vitale, detto ‘er Gnappa’ e considerato già esponente di spicco della banda della Magliana. Le accuse per gli arrestati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine in abitazioni al furto e alla ricettazione, detenzione e al porto abusivo di armi da fuoco.
Manlio Vitale, è una vecchia conoscenza sia nella malavita romana che tra i fascisti. Tant’è che l’operazione dei carabinieri è stata chiamata in codice “Vecchie Glorie”. E’ stato un personaggio di spicco nella geografia criminale della capitale. Era il referente della Banda della Magliana per i quartieri di Tor Marancia e Garbatella. Ripetutamente arrestato per reati gravi (inclusi omicidi) nel ’95 gli furono sequestrati beni per la congrua cifra di 20 miliardi di lire, tra cui alcuni appartamenti in Costa Smeralda, alcuni negozi e società a Roma e auto di grossa cilindrata. Latitante per due anni in Corsica, nel 1996 Vitale fu estradato in Italia e nel ’99 gli fu notificata in carcere anche l’imputazione di usura perché dal carcere continuava la sua attività. Nel 2000 venne accusato di essere uno dei mandanti del furto nelle 147 cassette di sicurezza situate addirittura nel caveau della Banca di Roma al tribunae di piazzale Clodio. Nel 2010 venne arrestato mentre, con altri sei complici, stava per assaltare il caveau di un istituto di credito in pieno centro a Caserta.
Ma Manlio Vitale detto “er Gnappa” non è stato solo un malavitoso. Le sue frequentazioni con i fascisti sono note e rimandano al famoso giro del “Fungo” (il particolare bar all’Eur) dove anche recentemente era solito incontrarsi Carminati con gli altri fascisti imputati nell’inchiesta su Mafia Capitale.

Il 18 ottobre del 1975 proprio al Fungo, vengono beccati tre boss della ‘ndrangheta insieme a Gnappa. La polizia arresta infatti Paolo De Stefano, don Peppe Piromalli, Pasquale Condello, Gianfranco Urbani e appunto Manlio Vitale. “Tale riunione, lungi dall’essere una mera riunione conviviale costituiva invece una vera e propria riunione mafiosa ad alto livello” si legge nelle informative dell’epoca andate a ripescare da L’Espresso. Il boss della mafia calabrese Paolo De Stefano verrà ucciso nel 1985. Ma il clan di De Stefano è anche quello che ha protetto la latitanza del terrorista neofascista Franco Freda autore della strage di Piazza Fontana; avevano rapporti e un ruolo importante nella rivolta dei Boia chi molla a Reggio Calabria; l’avvocato di famiglia, Giorgio De Stefano, ucciso nel ’77, è stato, secondo alcuni pentiti, il contatto tra ‘ndrangheta e servizi segreti. Con il tempo gli interessi del clan Di Stefano si sono estesi a Milano, ed anche qui i facilitatori sono riconducibili agli ambienti neofascisti come l’ex tesoriere dei Nar Lino Guaglianone.

Nel vertice criminale al Fungo del 1975, interrotto dalla polizia, accanto ai boss della ‘ndrangheta c’erano appunto anche “er Gnappa” Manlio Vitale e “er Pantera” Gianfranco Urbani. Personaggi di spicco della Banda della Magliana. Manlio Vitale, così come Carminati frequentava il Fungo, e con il “Cecato” è stato indagato nel 2000 per il furto nel caveu all’interno del Palazzo di giustizia, Il nome di Manlio Vitale, “er Gnappa” spunta anche negli atti dell’inchiesta su Mafia Capitale. Fino a qualche anno fa, almeno da quel che risulta agli investigatori, frequentava Riccardo Brugia, «compare e braccio destro di Carminati». Brugia secondo gli inquirenti è “dotato di una rilevante storia criminale personale e legato al Carminati da una profonda amicizia e dalla comune militanza nei gruppi eversivi dell’estrema destra”.
E’ questo il motivo per cui i fascisti di Casa Pound o di Forza Nuova vanno cacciati a calci nel culo quando provano – come a Tor Sapienza – a strumentalizzare le tensioni con gli immigrati o in altri territori verso i rom. Troppo spesso sono proprio i loro compari, tra i gruppi di destra o nella malavita, che speculano su immigrati e rom o addirittura fanno le rapine e poi magari cavalcano la rabbia contro “gli zingheri” o i rumeni accusati di fare le rapine nelle abitazioni. Lo scrivono gli atti giudiziari, ma tutte queste connessioni non le troviamo mai in evidenza nella relazione annuale dei servizi segreti sullo stato della sicurezza del paese. Per loro i nemici principali restano sempre “quelli di sinistra”. Sono passati quasi cinquanta anni dalla strage di Piazza Fontana ma la logica degli apparati dello stato è rimasta identica.

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