E’ passata più di una settimana dalla chiusura dei seggi, e qualche valutazione è possibile esprimerla anche riguardo il rinnovato Consiglio Regionale del Lazio e la rielezione di Nicola Zingaretti, per la seconda volta Presidente.
Partiamo proprio dalla conferma di Zingaretti, data per molti come scontata ed invece arrivata in modo meno facile del previsto: numeri e percentuali alla mano, la vittoria è arrivata per un soffio; 32,92% per il presidente uscente, 31,17% per Stefano Parisi, candidato per il Centro Destra.
Parisi, tra l’altro, è alla seconda sconfitta in due anni, essendo arrivato secondo – anche allora per un pelo – alle elezioni comunali di Milano nel 2016 (ci sarebbe da perdere un po’ di tempo ad analizzare come un candidato sindaco a Milano possa essere riciclato come presidente della regione nel Lazio).
Sempre calcolatrice alla mano, se il sindaco di Amatrice Pirozzi avesse desistito dal candidarsi facendo confluire i suoi voti (parliamo del 4,89%) sul candidato di centro destra, la storia sarebbe andata in modo molto diverso.
Vittoria di stretta misura per Zingaretti, dunque. E sconfitta, si può dire, per la sua coalizione: infatti il centrosinistra, che esprime il presidente eletto, non ha la maggioranza in Consiglio Regionale.
In tanti anni che ci occupiamo e seguiamo da vicino le vicende della regione Lazio, è la prima volta che si crea una situazione del genere: la coalizione che sostiene il presidente è di fatto minoranza in aula.
Anche in quato caso i numeri parlano chiaro: Partito Democratico, Lista Civica Zingaretti, Liberi e Uguali (alle regionali del Lazio in appoggio al candidato del PD), Più Europa, Centro Solidale Insieme hanno portato a casa un 34,18%.
Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia – Udc ed Energie per l’Italia, le liste a sostegno di Parisi, hanno totalizzato un complessivo 36,36%.
Il Movimento 5 Stelle è arrivato al 22,06%, mentre la lista a sostegno di Sergio Pirozzi al 4,89%.
Queste le liste entrate in Consiglio Regionale: anche con il premio di maggioranza ottenuto grazie all’elezione di Zingaretti, i conti non tornano.
La maggioranza conta infatti su 24 consiglieri (25 contando Zingaretti), le opposizioni su 26.
Inevitabile l’allargamento della maggioranza, che dovrà individuare almeno un consigliere da cooptare o una lista che si presti a fare da “stampella”.
Il grande indiziato è il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che al momento non ha espresso particolari aperture: di certo è molto difficile pensare ad un governo regionale che si appoggi di volta in volta ad una sorta di “maggioranza variabile” che approvi i singoli provvedimenti.
Per quel che riguarda Potere al Popolo, il risultato ottenuto – 1,41% la candidata presidente Elisabetta Canitano e 1,31% la lista – è certamente soddisfacente, considerato che la campagna elettorale è stata persino più breve di quella per Camera e Senato.
Il fatto che LeU sostenesse Zingaretti, in alleanza con il Pd, poteva far pensare alla possibilità di intercettare qualche voto in più rispetto a quell’elettorato, ma sostanzialmente i numeri sono quelli.
Un ottimo inizio per un percorso da costruire e portare avanti attraverso le lotte di sempre, sui territori e tra la gente.
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