Questa volta nessuno potrà fare finta di nulla e la politica dovrà finalmente ascoltare la voce dei tanto vituperati lavoratori del trasporto pubblico.
Uno dei tanti bus malridotti di Atac ha deciso infatti di andare a fuoco non nelle lontane periferie ma in pieno centro cittadino, a via del Tritone, sotto gli occhi di tutti. Il video delle fiamme che avvolgono la vettura della linea 63, un Mercedes Citaro del 2003, il botto causato dall’esplosione dei pneumatici, sono già stati visti e sentiti in mezzo mondo.
Dal momento che tutto è accaduto praticamente dietro Palazzo Chigi (Minniti si è fermato per esaminare la situazione) e a due passi dal Campidoglio (persino l’inafferrabile assessora alla Mobilità Linda Meleo ha sentito il dovere di scomodarsi, mentre la sindaca è tuttora latitante), la Procura di Roma ha aperto un fascicolo ipotizzando il delitto colposo di danno in tema di incolumità pubblica.
Il vero delitto, come l’Unione Sindacale di Base denuncia da anni, è opera delle tante amministrazioni che hanno portato Atac al dissesto, facendone l’azienda con il parco vetture più vecchio d’Europa.
La vera colpa di questi incidenti è di quei manager profumatamente pagati che hanno deciso, ben sostenuti dalla politica, che si potevano licenziare su due piedi gli oltre 140 lavoratori Corpa che assicuravano la manutenzione su strada dei veicoli.
Fa tristemente sorridere che oggi l’Atac se ne esca con il solito trito comunicatino che annuncia la solita indagine interna.
Farebbe invece letteralmente sbellicare, se non ci fosse da piangere, l’affermazione che l’azienda “negli ultimi mesi ha intensificato le azioni preventive per minimizzare i rischi di incendio per la flotta che purtroppo ha un’età media molto avanzata. Le azioni messe in campo hanno consentito di abbattere i casi di incendio sulle vetture di circa il 25% nel primo quadrimestre 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017”.
Occorrono mezzi nuovi, subito, prima che l’estate produca ulteriori danni mettendo a rischio l’incolumità di lavoratori e cittadini.Se il MEF si è detto disponibile all’acquisto di 500 nuove vetture, si proceda subito.
Occorre dire stop alla privatizzazione strisciante.
Occorre reintegrare e internalizzare i lavoratori licenziati.
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