Quando la televisione ha smesso di ricevere ad Anna (nome di fantasia) è sembrato un normale disguido: “È saltata la corrente delle aree condominiali, sarà questione di poche ore” ha pensato. Quando però il giorno seguente è comparso in bacheca un ‘avviso urgente’ con il quale veniva richiesto dalla proprietà il versamento di 600 euro a inquilino, pena il mancato ripristino della corrente elettrica, con l’aggiunta del rischio di veder saltare anche la fornitura di acqua, Anna ha capito che non si trattava di un semplice disservizio.
Siamo in via Egidio Tosati 6, nel piano di zona della Romanina, in un immobile costruito in regime di edilizia agevolata e destinato ad anziani. Il Comune di Roma ha messo i terreni. La Regione Lazio un contributo pubblico pari a circa un milione e mezzo di euro (1.580.358,11). Proprio per questo motivo i 22 appartamenti erano destinati a costare di meno ma erano vincolati ad essere affittati a famiglie con determinati requisiti, tra cui avere più di 65 anni di età e non superare una certa soglia di reddito. Sono i cosiddetti ‘piani di zona’, quartieri destinati a “fasce deboli”, negli ultimi anni balzati sempre più spesso agli onori della cronaca per i diversi fascicoli di indagine aperti, uno dei quali è sfociato in un processo, per la cosiddetta truffa degli affitti gonfiati. Copioni che spesso si ripetono, anche se ogni caso ha una storia a sé.
L’ultimo capitolo della vicenda della palazzina di via Tosati inizia al termine delle feste natalizie. “Da lunedì 7 gennaio l’elettricità condominiale è stata staccata. Dal momento che all’interno degli appartamenti è tutto regolare, può sembrare un disservizio banale” ammette Anna “ma per un edificio in cui vivono solo anziani sopra i 75 anni, alcuni superano gli 85, sta diventando un problema non da poco: è inverno e il pomeriggio il sole cala presto e tutto diventa buio. Due persone sono cadute per le scale nei giorni scorsi”.
L’assenza di elettricità nel condominio, inoltre, blocca gli ascensori. “Ci sono anziani con disabilità gravi che non possono salire e scendere le scale e da oltre dieci giorni sono costretti a restare chiusi dentro casa”. Il palazzo, pensato apposta per gli anziani, “ha anche un ascensore più grande proprio per far entrare i lettini delle ambulanze in caso di evenienze”. Romatoday non l’ha potuto verificare perché il giorno della nostra visita le porte non si aprivano a causa dell’assenza di elettricità.
Un elemento di preoccupazione. Un cartello scritto a penna affisso sull’ingresso chiede a tutti di non chiudere il portone, per sicurezza bloccata con uno zerbino. “Non funzionano i citofoni e in caso di emergenze abbiamo paura di non riuscire ad aprire. Certo, non si dormono sonni tranquilli con l’ingresso aperto ma è sempre meglio che restare isolati”. Le difficoltà non finiscono qui. “L’antenna centralizzata ha smesso di funzionare e per un anziano restare dentro casa senza televisione per tutti questi giorni non è semplice. Non si apriva più nemmeno il cancello del garage, le auto erano praticamente tutte bloccate all’interno”. Quando abbiamo visitato il palazzo, infatti, il cancello con l’apertura automatica era stato forzato e le auto tutte parcheggiate all’esterno.
La corrente elettrica è stata staccata perché la proprietà, la cooperativa Maria Teresa 76, lamenta un “mancato pagamento delle locazioni e degli oneri di gestione” si legge sull’avviso urgente affisso in bacheca. “Se non ci saranno pagamenti” continua la comunicazione “non sarà possibile ripristinare l’utenza elettrica e sarà a rischio il distacco dell’utenza idrica”. Da qui l’invito a “effettuare un pagamento urgente in acconto locazione/oneri di gestione di almeno 600 euro a inquilino”. L’eventualità di restare senza elettricità condominiale non è una novità per gli inquilini di via Tosati 6. In un avviso del 12 maggio del 2017, ancora oggi appeso in bacheca, si legge: “A causa del mancato pagamento degli oneri di gestione, la cooperativa non si assume la responsabilità per eventuali distacchi di utenze comuni (acqua/energia)”.
Ma perché un intero palazzo avrebbe deciso di smettere di pagare l’affitto in blocco e per tutto questo tempo? Lo abbiamo chiesto a Mauro Germani, l’avvocato che da un anno difende circa 20 inquilini che abitano in via Tosati 6. “Pur volendo i miei clienti non possono pagare. È il tribunale ad aver congelato i versamenti in quanto il canone d’affitto potrebbe essere soggetto a un’ingiunzione di pignoramento avanzato da un’altra cooperativa che rivendica dei crediti nei confronti della Maria Teresa 76” spiega Germani. “L’udienza è prevista per la fine di gennaio e speriamo che sia risolutiva perché solo allora potremo proseguire al rinnovo dei contratti. I miei assistiti non vivono in quelle case senza pagare, stanno solo accantonando le somme”.
Anche nelle carte che ci ha mostrato Anna c’è una comunicazione della cooperativa Maria Teresa 76 che risale al 26 giugno 2014 che chiede “di sospendere il pagamento dell’affitto di luglio 2014 fino a nuove istruzioni”. Non sappiamo quando e in che forma siano arrivate queste nuove istruzioni ma sappiamo che nel febbraio del 2017 Anna e suo marito hanno firmato un nuovo contratto.
“Gli inquilini di via Tosati 6 mi hanno contattato proprio per problemi con l’affitto scaduto e perché si erano accorti che nei nuovi importi c’era un netto squilibrio tra la quota relativa al canone d’affitto e quella relativa alle spese per il condominio”. Come si legge sul nuovo contratto 95 euro per il primo e 150 per le seconde. Il canone d’affitto, apprendiamo inoltre leggendo il contratto, non dovrà essere versato alla cooperativa Maria Teresa 76 ma “in favore de Il Piccolo Principe Società Cooperativa alla quale è stata affidata la gestione dell’immobile e alla quale sono stati ceduti i canoni di locazione”.
Per gli inquilini di via Tosati 6 l’importo dell’affitto non è sempre stato di 95 euro. Anche a Romanina, così come in tanti altri piani di zona, gli abitanti hanno versato per anni somme più alte del dovuto. Nel contratto d’affitto di Anna, per esempio, che risale al 2007, è indicata una somma pari a 360 euro. L’ultimo bollettino versato nel giugno del 2014, comprensivo di spese condominiali e imposte, ammontava a 450 euro. In realtà ne avrebbero dovuti versare 95. Meno di un quarto.
Lo ha stabilito il dipartimento Urbanistica del Comune di Roma nell’ottobre del 2013 al termine di un “procedimento di autotutela” che ha portato a un taglio degli affitti in molti dei piani di zona con i canoni vincolati da convenzioni. Una verifica che, si legge nel documento emesso dagli uffici capitolini, “si era resa necessaria per la constatata mancata detrazione del finanziamento regionale del prezzo massimo di cessione utilizzato per la determinazione del canone di locazione degli alloggi con il conseguente possibile pagamento da parte degli inquilini di canoni superiori a quelli dovuti per legge”.
Il milione e mezzo di euro messo sul tavolo dalla Regione Lazio per realizzare l’immobile, quindi, non era stato sottratto. Gli importi ‘gonfiati’ contenuti nelle tabelle che avevano ricevuto il via libera degli uffici comunali, si legge ancora nel documento, sono stati “frutto di mero errore”.
Considerando che il primo contratto risale al novembre del 2007 e che i bollettini sono stati pagati fino al giugno del 2014, basta un breve calcolo per ottenere la differenza tra quanto effettivamente versato e quanto avrebbero dovuto versare. La calcoliamo prendendo in considerazione la cifra indicata nel contratto, 360 euro, e non considerando quei 450 euro effettivamente versati, comprensivi di spese condominiali. Totale: poco meno di 28.500 euro. Se l’affitto fosse stato di 95 euro la somma complessiva sarebbe crollata a 7.500 euro per gli stessi 79 mesi. La differenza supera i 20 mila euro. L’ammontare degli affitti non versati, calcolando luglio del 2014 come primo mese di sospensione dei versamenti e dicembre del 2018, considerando un affitto da 95 euro, ammonta a poco meno di 5.200 euro. Eventuali spese condominiali pari a 150 euro al mese avrebbero pesato complessivamente 8.100 euro. Poco più di 13 mila euro in totale.
La palazzina di via Egidio Tosati 6 era stata presentata come una promessa di vecchiaia serena. “La struttura è fornita di ogni confort” si legge su un ritaglio del giornale Leggo del 2005, che Anna ancora conserva. “Dispone di sale ricreative, una mensa, del bar e di una lavanderia, per le esigenze più importanti è prevista l’assistenza medica settimanale”. Anna però denuncia: “Non abbiamo mai visto nulla di tutto ciò”. Le porte al pian terreno sembrano chiuse da tempo. All’esterno della palazzina, in una giardino incolto e ingiallito, è un campetto da bocce mai terminato a lasciare traccia della promessa svanita.
Il distacco dell’elettricità ha creato agitazione tra gli anziani residenti di via Tosati 6. “Se le utenze non verranno riallacciate siamo pronti ad avanzare querela alla società” spiega l’avvocato Germani. “Speriamo però di risolvere questa urgenza al più presto. Per arrivare ad un punto di incontro gli inquilini si sono anche resi disponibili a versare una somma ciascuno per coprire i consumi e consentire il riallaccio dell’energia elettrica. Ho incontrato recentemente l’amministratore e ho potuto constatare un atteggiamento collaborativo spinto dalla volontà di risolvere questa situazione”. Anche Romatoday lo ha contattato anche se, per il momento, preferisce non dichiarare nulla in merito.
Il sindacato Asia Usb, che difende da anni gli inquilini che abitano nei piani di zona della Capitale, commenta così: “È un fatto gravissimo che nessuno intervenga per riportare la normalità in questo piano di zona destinato alle fasce più deboli e che persone anziane debbano essere prigioniere di meccanismi privatistici. Perché il Comune non ha avviato le procedure previste dalla legge per sanzionare chi ha fatto pagare per anni a questi anziani affitti a canoni di mercato?”.
* da Roma Today
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