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Roma. Dibattito sulla guerra economica in Venezuela

La Rete dei Comunisti e Noi Restiamo hanno organizzato, il pomeriggio del 3 aprile, un partecipato dibattito sul Venezuela, tenutosi a Roma presso la Casa della Pace di Via di Monte Testaccio, visto il difficile periodo che sta attraversando il paese di Maduro, e gli attacchi che subisce continuamente la rivoluzione bolivariana a livello internazionale.

L’occasione è stata la presentazione del nuovo libro edito dalle Edizioni Efesto La mano visibile del mercato. Guerra economica in Venezuela dell’economista venezuelana Pasqualina Curcio Curcio, che nell’edizione italiana si avvale della curatela di Luciano Vasapollo e Rita Martufi. Il professor Vasapollo, presente alla presentazione, ha approfondito il tema delle ingerenze esterne nell’economia del paese latino americano.

Il discorso quindi si è concentrato non tanto sul tentativo di golpe più recente, fallito di fronte alla resistenza della popolazione e al sostegno di quest’ultima al governo legittimo: «non parlerò di Guaidó, perché sennò offenderemmo i pagliacci» ha detto Vasapollo ribadendo comunque che sul destino dell’autoproclamato presidente dovrà decidere il popolo venezuelano.

La guerra economica contro il Venezuela è stata scatenata tramite l’utilizzo dell’arma dell’iperinflazione tramite un meccanismo predatorio e di accaparramento. I beni di prima necessità vengono rimossi con la forza da narcotrafficanti e gruppi paramilitari direttamente dagli scaffali dei negozianti. Vengono in questo modo a mancare prodotti quali le uova, la carne rossa, il riso o la farina. Lo stesso prodotto viene poi rivenduto al mercato nero, dove però non si utilizza il Bolivar come valuta ma il Dollaro. Non trovando la merce nei negozi, i venezuelani sono costretti a ricorrere al contrabbando, dovendo però acquistare Dollari a un prezzo più alto di quello del cambio effettivo con la valuta venezuelana: in questo modo, il mercato nero degli alimenti crea un mercato parallelo di moneta dove la valuta venezuelana viene pesantemente svalutata.

Spesso questi beni vengono portati al di là del confine con la Colombia e rivenduti in Venezuela, facendo lievitare in questo modo la mole delle importazioni per il paese. Questo meccanismo si ripete anche con la benzina che, quasi gratuita in Venezuela per la popolazione grazie alla nota riserva di petrolio, viene rivenduta alla grande distribuzione.

Un ruolo importante in questo meccanismo perverso lo ricoprono anche le grandi case farmaceutiche: queste infatti preferiscono rifornire direttamente il mercato nero, quando i medicinali non vengono direttamente sequestrati.

In sostanza, si può ben dire che l’obbiettivo di chi vuole bloccare la rivoluzione bolivariana è il completo collasso economico.

Le sanzioni Usa e Ue si sommano quindi all’oscillazione dovuta al cambio illegale di Bolivar in Dollari: si è arrivati a calcolare che questo meccanismo perverso abbia portato il paese a 135 miliardi di perdite in Dollari.

La crisi umanitaria è stata invece annunciata dagli stati uniti prima ancora che questo sistema venisse effettivamente messo in atto: è stata quindi lanciata l’operazione “Libertà 2” da parte della Cia. L’Onu di solito dichiara la crisi umanitaria viene a mancare la possibilità di sopravvivenza. Il Venezuela invece ha appena consegnato due milioni di case popolari, mentre 11 milioni di bambini venezuelani possono andare regolarmente a scuola. I Clap – Comité Local de Abastecimiento y Producción – consegnano un pacco con beni di prima necessità a sei milioni di famiglie ogni mese. Il Venezuela, secondo l’ONU, è lo Stato con minori disuguaglianze nell’intera America latina: con il 6% di disoccupazione in questo periodo di attacco, mentre nei periodi precedenti si attestava intorno al 2%; o il tasso di mortalità infantile, al 26 ogni mille del periodo pre-Chavez, è scesa al 4 per mille.

Quale sarebbe la ricetta proposta dagli? Usa per Trump ha promesso trenta milioni di aiuti al paese, ma questo è un nulla se si pensa alle cifre del danno provocato dall’imperialismo al paese della rivoluzione bolivariana. In più, avrebbe promesso anche cento tonnellate di aiuti, sempre con lo stesso spirito “umanitario”, non sapendo che i Clap ne distribuiscono più di un milione.

Questa guerra economica va di pari passo con la guerra politica: la scarsità dei beni è dovuta alla «predazione e alla speculazione», ma il Pil e la produzione rimangono su un buon livello.

Dalle nostre latitudini, certo, difficilmente potremmo fare la differenza, tuttavia prendere parola è più che mai necessario. Per questo, a fine dibattito è stato ricordato con forza l’appuntamento lanciato dal neo costituitosi Forum Venezuela per una giornata a sostegno del processo democratico bolivariano che si terrà il 13 aprile a Roma. L’appello del Forum si basa su tre punti fondamentali:

– la fine delle sanzioni al Venezuela

– il rifiuto di un qualsiasi intervento militare

– il rispetto per il diritto di autodeterminazione del popolo venezuelano

L’appuntamento è a Roma, la mattina di sabato 13 aprile, dalle ore 10:00 in via Palestro 24.

 

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