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Roma. Corteo a San Basilio, le borgate alzano la voce

Scuse dall’amministrazione, dignità per gli abitanti, riscatto popolare. Queste in sintesi le parole d’ordine letteralmente urlate dal corteo che si è svolto nel tardo pomeriggio di ieri tra le strade di San Basilio, corteo partito dal Centro Popolare San Basilio e terminato all’altezza della lapide in ricordo di Fabrizio Ceruso, compagno di Tivoli che perse la vita nella “battaglia di San Basilio”, ormai 45 anni or sono, combattuta per il diritto all’abitare.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso nella borgata romana è stata un “rastrellamento” della Polizia Municipale agli ordini del comandante Di Maggio, tutt’altro che un profilo istituzionale”, effettuato lo scorso martedì 26 novembre, quando circa duecento agenti hanno invaso all’alba le case degli abitanti del quartiere con la scusa di un’operazione di censimento, operazione che in realtà aveva tutti i connotati di un’azione militare.

Alla perquisizione coatta sono subito succedute le reazioni di chi abita nel quartiere, che ha prima risposto con un’azione al municipio il giovedì 28, poi con due assemblee in preparazione della riuscita manifestazione di ieri, dove quasi 500 persone hanno preso la strada in segno di protesta.

Tante le realtà coinvolte nella mobilitazione, dall’Asia-Usb (che vanta lì uno storico insediamento) alla Rete di Solidarietà Popolare Tiburtina, da Potere al Popolo ai numerosi comitati provenienti dalla maggior parte dei quartieri periferici della città.

Proprio questo sentimento di “solidarietà di borgata” è stato un elemento importante del pomeriggio di San Basilio: da Casal Bruciato al Tufello, da Casal Bertone a Primavalle, da Centocelle a Tor Bella Monaca, tanti esponenti di realtà territoriali hanno voluto partecipare ed esprimere vicinanza all’abuso di potere consumato ai danni degli abitanti della periferia nord-est di Roma.

Una fetta di popolazione che però non si è lasciata intimorire da modi “da occupazione straniera” delle forze dell’ordine, scendendo in strada combattiva e decisa, come cantava uno dei cori di maggior successo, a «non mollare» dinanzi all’ennesimo tradimento delle istituzioni rispetto alle richieste di questo pezzo di città: casa, manutenzione, viabilità degna di questo nome, asili nido, spazi sociali, insomma, quei servizi minimi che dovrebbero essere garantiti in uno Stato che si definisce “democratico”.

Perché di questo, alla fin fine, si tratta. San Basilio è un esempio lampante di come la politica si sia affacciata in questi territori lontani dal centro-vetrina romano solamente in periodi di campagna elettorale, o, peggio ancora, con una velleità legalitaria nel tentativo di racimolare consenso a buon mercato, dimenticando le promesse fatte nei periodi a ridosso delle elezioni e proponendo invece solo operazioni di polizia e militarizzazione delle strade.

Ma le persone hanno una pazienza limitata, e così arriva un momento (come giovedì a Casal Bruciato) in cui la presa delle piazze diventa la sola risposta possibile difronte all’incuranza dell’amministrazione in carica. Anche ieri infatti la sindaca Raggi e la presidente Della Casa sono stati i bersagli preferiti dalla rabbia popolare, ma non sono mancate grida contro le precedenti giunte, da quella Alemanno a quella Marino, a segnare un ideale continuum da parte di tutti i colori rappresentativi dell’arco politico attuale verso le manchevolezze nei confronti dei quartieri periferici della città.

Contro la supponenza e l’aggressività delle istituzioni cittadine, gli abitanti e le organizzazioni promotrici hanno perciò lanciato una sfida al Comune, chiedendo che il prossimo Consiglio venga svolto proprio a San Basilio come (parziale) risarcimento del torto subito coi rastrellamenti di cui abbiamo scritto in apertura. Questo sarebbe solo un atto formale, quanto dovuto, da parte di una classe politica che a tutti i livelli, parafrasando una celebre battuta del con Silvio Orlando intitolato “La Scuola”, «funziona solo per chi non ne ha bisogno».

Di seguito, la lettera co-firmata dai protagonisti di queste giornate con le richieste suddette e inviata alle istituzioni cittadine e regionali.

Qui invece il video del corteo.

***

Lettera aperta ai Consiglieri comunali di Roma Capitale, alla Sindaca Virginia Raggi, al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ed ai Consiglieri regionali,

al Prefetto ed al Questore di Roma ed al Comandante dei Vigili urbani

Scriviamo a Voi che siete le autorità di questa città e avete giurisdizione sui quartieri popolari e sugli insediamenti di case comunali e dell’ATER, quello che resta dell’edilizia residenziale pubblica. Vi chiediamo di sospendere la guerra che avete ingaggiato contro gli abitanti delle case popolari e di mettervi seduti a ragionare con le persone dei problemi che viviamo in queste zone.

Che i nostri caseggiati siano abbandonati da decenni non siamo noi a dovervelo ricordare, lo sapete bene. Vale per Tor Bella Monaca come per San Basilio, per Ponte di Nona come per Tor Sapienza, Villa Gordiani o Primavalle, Laurentino, Tufello, ecc. Dove ci sono le case popolari i muri sono scrostati, l’acqua piove dai soffitti e tutto l’insieme ha un’aria di precarietà.

Per noi e i nostri problemi non avete soluzioni, questo ormai è evidente. Ci state martoriando da anni con l’idea che chi vive in questi alloggi sia un privilegiato, uno che se ne approfitta, che vuole rubare la casa a qualcun altro. Cacciate persone anziane dalle abitazioni, madri sole con figli piccoli, persone malate per far posto ad altri meglio posizionati in graduatoria, provocando una continua guerra tra poveri che non risolve niente, perché la casa trovata ad una famiglia corrisponde ad una casa tolta ad un’altra che ne ha ugualmente diritto.

Non solo non stanziate fondi per nuovi alloggi pubblici ma non spendete neanche quei pochi che avete stanziato negli anni, sommando disagio a disagio in una spirale senza fine.

La vostra incapacità o forse non volontà di affrontare la situazione vi ha spinto negli anni a concepire i nostri problemi come una questione di ordine pubblico, da affrontare con l’azione di polizia. Un’azione sempre più intensa ed asfissiante al punto da arrivare alle misure delle ultime settimane ed ai veri e propri rastrellamenti che avete organizzato nei nostri caseggiati.

La violenza che state usando contro di noi è inaccettabile e il marchio che ci state cucendo addosso per il solo fatto di abitare nelle case popolari è odioso e insopportabile. L’irruzione che avete fatto la mattina del 26 novembre nelle abitazioni di San Basilio è oltre il limite che pensavamo di dover subire, creando una situazione di allarme tra gli abitanti che non è sopportabile in un paese che non ha dichiarato guerra a nessuno.

Viviamo il rapporto con lo Stato esclusivamente come controllo e repressione, mentre quando chiediamo il riconoscimento dei nostri diritti ad una casa dignitosa, servizi sociali e lavoro nessuno è disposto ad ascoltarci. La politica arriva esclusivamente in prossimità degli appuntamenti elettorali per poi allontanarsi dopo gli scrutini.

Vi chiediamo di disporvi all’ascolto, di affrontare la situazione con il dialogo, di venire a discutere con noi, gli abitanti. Non pretendiamo soluzioni facili ma il rispetto per la nostra dignità di cittadini. Abbiamo diritto ad un gesto di scuse per lo sfregio che avete inferto al nostro quartiere e che state riproducendo per le periferie di Roma. Vogliamo che il Consiglio Comunale sia convocato in seduta straordinaria qui a San Basilio, aperto alla partecipazione degli abitanti. Vogliamo che veniate a parlare con noi, disarmati una volta tanto.

Gli abitanti di San Basilio

Centro Popolare San Basilio

Associazione Inquilini e Abitanti di San Basilio (ASIA-USB)

Rete di Solidarietà Popolare Tiburtina

 

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