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E’ morta la compagna Miriam Pellegrini Ferri

Si è spenta Miriam, la compagna Miriam Pellegrini Ferri, che in tanti di noi hanno conosciuto in questi decenni per la sua instancabile attività politica e culturale.

Era nata nel 1925 a Venezia, è stata per lunghissimi anni la compagna di Spartaco Ferri. Entrambi erano stati e sono rimasti per sempre partigiani, antifascisti e comunisti.

 

Miriam è stata partigiana, iscritta al Partito Comunista ma negli anni ’60 passò con le organizzazioni marxiste-leniniste. Atea convinta è  stata membro del Comitato Centrale dell’Associazione del Libero Pensiero Giordano Bruno, vicepresidente dell’Associazione Partigiana “Giustizia e Libertà” e vicepresidente della WILPF (Lega internazionale delle Donne Per la Pace e la Libertà). Ha ideato e fondato il G.A.MA.DI. (Gruppo Atei Materialisti Dialettici) e il mensile La Voce.

Nei tumultuosi e regressivi anni Novanta abbiamo spesso partecipato e organizzato insieme incontri pubblici, soprattutto sui temi dell’internazionalismo.

La redazione abbraccia i figli e i familiari. Miriam adesso ha raggiunto Spartaco. Due comunisti da sempre, per sempre. Che la terra ti sia lieve.

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Il ricordo del figlio Marco

La luga vita di Miriam Pellegrini Ferri

Ha vissuto 96 anni. Nell’anno del 100^ anniversario della scissione da cui nacque a Livorno il Pcd’I, Miriam Pellegrini ha cessato di vivere, scivolando via dolcemente verso la fine della sua esistenza in vita.

La sua è stata una lunga militanza. Conobbe il Pci grazie a suo fratello Glauco Pellegrini, regista cinematografico, intellettuale, membro della Commissione Centrale di Controllo del Pci. Ma la scelta della militanza avvenne con l’incontro con Spartaco Ferri e la sua famiglia, uscita dalla Resistenza, per impegnarsi nelle lotte degli anni cinquanta e sessanta a Roma, e poi continuando nei decenni successivi.

La famiglia Ferri, riunitasi attorno alla Scuola di taglio Ida Ferri – mia nonna – è stata un pezzo della storia del Pci romano. Sono in primi anni Cinquanta quando Miriam e Spartaco si mettono insieme e insieme faranno vita di partito, anche se lui non avrebbe mai lasciato il suo lavoro di geometra esperto nel cemento precompresso, tecnica imparata nello studio di Ridolfi, uno degli architetti protagonisti della ricostruzione postbellica e dei lavori per le Olimpiadi di Roma nel 1960.

Miriam e Spartaco mettono su casa a Monte Sacro, un quartiere di Roma, lungo la via Nomentana. Qui frequentano la locale sezione del Pci. Ho ricordi di mattine passate a diffondere l’Unità agli edili che lavoravano in cantiere, anche la domenica. O della visione di “Roma Citta Aperta”, proiettato in sezione. E ricordo le lotte delle famiglie per conquistare un edificio da adibire a scuola elementare a Pietralata. O l’occupazione della Leo Icar, fabbrica sulla Tiburtina. Ricordo i volti delle operaie, tra la rabbia e la disperazione, la paura di perdere il lavoro, ma quella determinazione è indimenticabile. Ricordo qualche pomeriggio passato in un commissariato di polizia, con Spartaco e Miriam e noi figli, in stato di fermo, che poi si risolveva in scuse, per l’intervento di un parlamentare del Pci, di turno a Botteghe Scure proprio per casi come questi. A quell’epoca il Pci era tra la gente, nelle fabbriche, faceva lavoro politico nei quartieri.

Spartaco e Miriam montarono la guardia d’onore alla salma di Togliatti, nell’atrio del Bottegone, nell’estate del ‘64.

Poi la traumatica rottura col Pci dopo l’ingresso dei carri armati russi a Praga nell’agosto del ’68 e l’uscita pubblica dal partito di un certo numero di iscritti nel ’69, per aderire a uno dei tanti partiti marxisti-leninisti.

Qualche anno di silenzio e poi la ripresa della militanza, sui temi dell’antifascismo, dell’ateismo. Miriam, dotata di buone capacità oratorie, partecipa a manifestazioni trasmissioni radio e tv locali. Poi fonda, con Spartaco e altri, il GAMADI, acronimo di un’associazione che predica l’ateismo e il materialismo dialettico, come “beni rifugio” dalla crisi complessiva del movimento operaio internazionale, dai problemi scaturiti dalla Caduta del Muro di Berlino, dalla dissoluzione dei paesi del socialismo reale. Ma avvertono lo spaesamento, al quale reagiscono con l’appoggio all’Albania, – dove però il partito di Enver Hoxha sta ormai crollando e con lui l’economia e di conseguenza l’intera società-, o per la Corea del Nord della famiglia Kim, come simulacri di un internazionalismo che non c’era ormai più. Atteggiamenti comprensibili, forse non per questo sempre condivisibili, che tuttavia si ascrivono alla difficoltà – che non è stata solo loro – di decodificare i nuovi parametri delle contraddizioni di classe, sia sul piano interno che su quello internazionale, contraddizioni sempre più veloci e aspre, cadenzati via via dal capitalismo e dalle politiche neo liberiste.

Una vita lunga, dunque, quella di Miriam, che ha attraversato per poco meno di un secolo tutte le esaltazioni e le frustrazioni, le speranze e le illusione, i successi e i traumi di quella generazione che, contribuendo alla costruzione della democrazia in Italia dopo la tragedia del fascismo, hanno creduto in un partito, il Pci, come il demiurgo del riscatto degli oppressi, la guida verso il socialismo. E che quando sono rimasti senza partito, hanno continuato a sentirsi i portatori sani delle idee attraverso e quali realizzare la liberazione dallo sfruttamento e dall’oppressione, verso una società di individui liberi e uguali.

Spartaco – che se n’è andato nel 2012- e Miriam, che ci ha lasciato da poche ore, sono stati i miei genitori. E di loro posso dire che erano due brave persone.

Roma, 25 gennaio 2021

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3 Commenti


  • Claudio Patrizi

    Ciao cara compagna Miriam!


  • cervi rossans

    un abbraccio a tutti le compagne e i compagni che l. hanno amata


  • Patrizia Sterpetti

    Alla mia tristezza per non averla più rivista, anche se spesso dicevo che bisognava ricontattarla, si aggiunge una significativa coincidenza: lei, a quanto leggo, ha partecipato agli scioperi della Leo sulla Tiburtina, io, a distanza di decenni nel 2018 ho operato nella ex fabbrica ridotta a un rudere per l’inclusione socio-lavorativa degli abitanti (cfr. “Hotel Penicillina Storia di una grande fabbrica diventata rifugio per invisibili” di A.Ditta, M.Passaro, a.Turchi, Infinito Edizioni, 2020). La militanza unisce e ci ha attirate negli stessi luoghi critici.
    Grande Miriam e grande Spartaco, che Bella Umanità!
    Patrizia Sterpetti
    WILPF Italia

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