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Roma. Gli studenti del Kant rifiutano ogni strumentalizzazione politica

Ieri mattina è finita l’occupazione del liceo Immanuel Kant di Roma, zona Torpignattara-Centocelle, con gli studenti che sono usciti autonomamente dopo giorni di autogestione, corsi e sana socialità, quella che la pandemia ha, anche giustamente, messo in secondo piano, ma che un governo incapace non è stato in grado di tutelare.

In questi giorni se ne sono sentite di tutti i colori. L’occupazione del Kant, come abbiamo provato ad argomentare, è stato un punto di rottura politica che ha colpito nel segno di una pacificazione sociale fuori tempo massimo vista la condizione difficilissima in cui versa la città e il paese.

Un virus maledetto ha gettato nel panico l’impreparata classe politico-dirigenziale nostrana.

Dopo un anno di pandemia i decessi sono ancora 500 al giorno, la drammatica soglia delle 100mila vittime si avvicina lenta e inesorabile, le prime inchieste sulla gestione sanitaria sembrano sul punto di aprire un vaso di Pandora, molti di coloro che avevano un lavoro sono aggrappati alla cassa integrazione, i piccoli commercianti chiudono, i debiti familiari aumentano e “del doman non v’è certezza” alcuna, soprattutto in vista della fine del blocco dei licenziamenti e degli sfratti.

In questo maremoto, la “grande politica” sta mostrando tutta la sua piccolezza, frutto di trent’anni di interesse privato, corruzione e menefreghismo totale verso i bisogni di lavoratori, studenti, pensionati, genitori, migranti ecc. che abitano il paese.

Il mercato delle vacche in scena – nel senso letterale del termine, come fossimo in un teatrino di terza categoria – nei “palazzi della democrazia” mostra tutta la fragilità di questo sistema, che esclude scientificamente la popolazione da ogni tipo di partecipazione alle scelte vitali per il proprio futuro.

Non stupisce allora che di fronte al messaggio forte, incompatibile con lo status quo lanciato dalle studentesse e dagli studenti del Kant, si sia tentata la più becera strumentalizzazione politica, giornalistica e sociale dell’accaduto.

Si è provato a mettere gli studenti contro i genitori, si è provato ad abbassare il livello di conflittualità dell’azione, si è provato a sussumerla sotto sigle politiche e sindacali impresentabili, si è provato ad appioppare a questi ragazzi l’ombra lunga di faccendieri e giornalisti il cui unico scopo – seguendo la lezione de Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa – è quello di far sì che in fondo nulla cambi, anche se tutto cambia.

Tutto fallito, anche la delegittimazione tentata ieri dai palazzinari de Il Messaggero, un gesto politico derubricato a un fatto di cronaca, al pari della “citofonata di Salvini” (in piccolino alla destra della foto), un esempio stupefacente per chiarezza di mala informazione made in Italy.

Niente, tutto rispedito al mittente, con il più semplice dei mezzi, una “storia su Instagram” da parte del “collettivo_studentesco_kant” in cui si chiarisce esattamente la natura dell’Occupazione:

Ci teniamo a sottolineare che l’Occupazione di questa settimana è stata organizzata e gestita dal nostro collettivo e dagli studenti della nostra scuola e supportata dalle realtà sociali territoriali e organizzazioni politiche studentesche.

Non abbiamo ricevuto nessun tipo di appoggio dalla grande politica e ci distacchiamo dalla strumentalizzazione di chi dice il contrario e di chi insinua che ci fossero deputati o giornali ad appoggiarci.

Non siamo legati a nessuna organizzazione politica ma, nonostante ciò, abbiamo ricevuto il sostegno e l’appoggio di alcune di esse che ci hanno accompagnato e aiutato durante questi giorni.

La nostra critica al sistema non prevede nessuna necessità di interagire con alcuna forza parlamentare e la nostra forza affonda le sue radici nel quartiere e nella rete solidale che si crea a partire da questo”.

Un esempio chiaro di autonomia di manovra e di indipendenza politica, fuori e contro le logiche della spartizione e della connivenza con chi taglia i fondi alla scuola, comprime la conoscenza nella mera valutazione di una performance, non assume personale scolastico, coltiva precari e non esseri umani consapevoli; con chi mette, in definitiva, in crisi il diritto allo studio.

Un abisso separa ormai la parte cosciente del nostro paese e l’infima paccottiglia che tutti i giorni sbraita nei mezzi d’informazione mainstream.

Da una parte i Ciampolillo, l’informazione col trucco, le “forze dell’ordine irrequiete” (cantava il poeta), gli speculatori della politica, dall’altra le nuove generazioni che si mettono in gioco.

Per chi avesse ancora dubbi da che parte stare…

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