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Roma. Cadono le accuse più gravi per alcune occupazioni abitative

Condanne variate fino a un anno e mezzo di reclusione per gli imputati del processo in merito alle occupazioni abusive di due stabili a Roma, uno dei quali in via delle Acacie e un altro nei pressi della metro Anagnina.

Cadono però le accuse pesanti (violenza, estorsione aggravati da comportamenti mafiosi) per i quali il pubblico ministero, Luca Tescaroli aveva chiesto pene fino a 8 anni.

I fatti risalgono al 2014 quando una ventina di persone, tra cui Pina Vitale, tra i leader più noti del movimento romano di lotta per la casa, vengono indagati dalla procura di Roma con accuse molto pesanti che vanno dall’occupazione abusiva di immobili vuoti fino alla violenza, estorsione, “comportamenti mafiosi” nei confronti degli occupanti stessi. Accuse sempre respinte dagli imputati.

Oggi la Settima sezione penale del Tribunale di Roma, presieduta dal giudice Gabriele Tomei, ha riconosciuto la colpa degli imputati per quanto riguarda l’occupazione abusiva e il furto di energia elettrica, condannandoli fino ad un anno e mezzo di reclusione.

Li ha però assolti per gli altri reati perché “il fatto non sussiste”.

Il complesso difensivo esprime “soddisfazione perc è stata riconosciuta la dignità degli imputati, da sempre estranei a qualsiasi pratica estorsiva e di violenza”

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