Vietato disturbare il padrone. Alla Litosud, azienda leader del settore dell’editoria, uno dei principali stampatori italiani, non piacciono i lavoratori che osano organizzarsi e, alla vigilia delle elezioni Rsu, licenzia Carlo, uno dei lavoratori più combattivi, quello che più di tutti finora si è speso per avere una rappresentanza sindacale reale, colui che i colleghi avevano individuato come uno dei candidati alle elezioni.
I lavoratori dello stabilimento romano della Litosud nel mese di dicembre hanno abbandonato i sindacati presenti in azienda e si sono iscritti in massa ad USB, mettendo una forte ipoteca sulle rappresentanze unitarie, scadute ormai da diversi mesi, e candidando USB a rimanere l’unico sindacato presente in azienda.
La motivazione del licenziamento è pretestuosa; gli si contesta l’errore di stampa su 2 (due) copie di un quotidiano, errore che, a detta dell’azienda, avrebbe compromesso il rapporto tra la Litosud ed il cliente al quale evidentemente due copie stampate male (di cui peraltro non vi è traccia) su qualche migliaio, devono aver fatto perdere veramente la testa.
È quindi chiaro che le motivazioni sono altre e vanno ricercate sia nella preoccupazione aziendale per l’imminente rinnovo delle RSU che nella contestazione dell’ennesimo rinnovo di un accordo di solidarietà (firmato da Cgil, Cisl e Uil), che da un decennio scarica sulla collettività i costi aziendali. Appena entrata in azienda, infatti, l’USB ha chiesto di vederci chiaro sugli 11 anni (!) di rinnovo dei contratti di solidarietà che pesano sulle tasche di lavoratori specializzati con esperienza pluriennale nel settore. A complicare le cose c’è poi anche una esternalizzazione di servizi che gli stessi lavoratori potrebbero svolgere, ma che l’azienda affida in appalto a terzi per non perdere la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali.
La decisione dei lavoratori di ribellarsi all’ennesimo raggiro e di chiedere chiarezza, ha da subito indispettito l’azienda guidata dai fratelli Farina, Vittorio ex re degli stampatori italiani con la ILTE di Moncalieri (quella delle Pagine Gialle), già arrestato nel 2017 con l’accusa di bancarotta fraudolenta e nuovamente agli arresti domiciliari nel 2021 nell’ambito di un’inchiesta su mascherine non conformi che sarebbero state vendute alla Regione Lazio, e ora Mario.
I lavoratori, stanchi di undici anni di riduzioni del salario, hanno deciso di andare avanti nel percorso di lotta, così l’azienda ha deciso di eliminare Carlo, individuato come leader della protesta, probabilmente nel tentativo di spaventare e far tornare sui propri passi anche gli altri. E così, dopo ventun anni di lavoro, Carlo viene licenziato.
Siamo tristemente abituati a padroni e padroncini che, scoperti con le mani nella marmellata, non si fanno alcuno scrupolo a gettare in mezzo alla strada padri e madri di famiglia e saremo al fianco di Carlo e di tutti i colleghi della Litosud in maniera ancora più forte da oggi in poi.
Carlo deve tornare immediatamente al lavoro, tutti i dipendenti della Litosud devono riavere quanto perso in tutti questi anni, la nostra mobilitazione sarà totale. Tocca uno, tocca tutti!
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