La decisione di entrare nella sede della Regione Lazio non è stata presa a cuor leggero. Le famiglie residenti a via di Casal de Merode hanno più volte chiesto un confronto con la neoeletta giunta regionale, con il governatore Rocca e con l’assessore alla casa Ciacciarelli. Confronto fino ad oggi disatteso.
Gli strumenti di mobilitazione del movimento e delle famiglie in emergenza abitativa sono sempre gli stessi da decenni, fatti di passaggi dal conflitto sociale alla trattativa. Questa volta però abbiamo assistito ad una chiusura totale e immotivata, se non per motivi di natura ideologica, mostrando un volto che mina seriamente il confronto politico cittadino ed alimenta una tensione probabilmente funzionale a progetti di natura diversa sullo stabile in questione.
L’indifferenza e il disprezzo mostrati oggi per le famiglie mobilitate pacificamente dimostra poca attenzione verso il diritto all’abitare delle persone povere. Eppure, in città l’emergenza è tale che il Comune di Roma sta per varare un piano casa straordinario che inizierà il suo iter domani in consiglio comunale. Il segnale che la Regione manda oggi non appare certo buono e palesa l’intenzione di lasciare il sindaco Gualtieri decisamente da solo.
Le uniche sortite fatte su questo tema da chi governa la Regione sono state infatti l’appoggio (ribadito anche oggi) alla spettacolarizzazione degli sgomberi nelle case popolari, e l’intenzione di criminalizzare ulteriormente chi vive in immobili e alloggi occupati per necessità, precludendo per legge l’accesso al welfare regionale e a tutte quelle misure che quantomeno mitigano quella stessa povertà per la quale si è intrapresa questa scelta.
Nel frattempo, la stessa Regione, con la propria ostentata indifferenza, ha ignorato la richiesta di aprire un tavolo di confronto permanente con studentesse e studenti sulla questione del caro affitti e della mancanza pressoché totale di alloggi disponibili, pur sapendo che a breve la bolla speculativa della caccia al posto letto si riproporrà in concomitanza della riapertura degli atenei.
Infine, sta di fatto affossando il progetto di recupero dell’ex IPAB San Michele di via del Casale de Merode, a un passo dal compimento del progetto che permetterebbe il recupero dello stabile, l’assegnazione degli alloggi alle famiglie che lo hanno riqualificato da sé, nonché la sottrazione di un pezzo importante di patrimonio pubblico al tritacarne delle cartolarizzazioni e della speculazione immobiliare.
Un progetto che, peraltro, potrebbe dare lustro a chi governa la Regione affermando di avere a cuore le questioni sociali, e che dovrebbe pertanto avere tutto l’interesse a recuperare patrimonio pubblico per dare soluzioni all’emergenza abitativa.
Per questo riteniamo che la decisione burocratica di avallare uno sgombero spettacolare, e a tratti violento, con centinaia di uomini in divisa, sia stato un atto scomposto e in discontinuità con quanto avvenuto fino a ieri, laddove anche l’attuale ministro dell’Interno Piantedosi non era mai arrivato a tanto. Il significato nascosto, se ce n’è uno, sta nelle parole di chi ha gestito l’intera operazione in asse con il questore di Roma, “avete combinato un guaio”.
Per noi questa affermazione contiene il nodo reale della situazione. Il governo del Paese e della Regione Lazio è nelle mani di uomini e donne che hanno necessità di lanciare una crociata sulla legalità nei quartieri popolari e contro le occupazioni, per questo non vi è più spazio per il confronto anche se la questione abitativa è un tema rilevante.
Così la narrazione è servita: o state all’interno di una pace sociale complice o tutto si trasforma in questione di ordine pubblico come è avvenuto oggi e nella scuola Sibilla Aleramo. O state alle regole o sono guai.
Per questo riteniamo inaccettabile il comunicato dove il presidente Rocca accomuna la vicenda di oggi alla gazzarra inscenata da Castellino nella sede Cgil. Oggi è accaduto ben altro e il tutto è documentato da immagini e video che chiediamo a tutta la città e alla stampa di pubblicare e fare circolare per ripristinare una narrazione realistica degli eventi nel momento in cui si cerca già di proporre ben altre versioni dei fatti.
Ciò che sappiamo, dopo la giornata di oggi, è che non possiamo in alcun modo consentire che la questione del diritto all’abitare, e dei diritti sociali in generale, subisca nuovamente una involuzione verso la mera gestione in termini di ordine pubblico, specialmente nel momento in cui passaggi delicati e sofferti come il Piano Straordinario per l’Abitare devono essere approvati e attuati da tutte le figure di governo responsabili in materia abitativa. Non possiamo consentire che progetti importanti come quello del San Michele non vedano la luce per impuntature propagandistiche.
Nei prossimi giorni, quindi, torneremo con lo stesso coraggio, la determinazione e la rabbia necessarie a mobilitarci, seguendo con attenzione i passaggi in Campidoglio per il Piano Casa, e chiedendo conto alla Prefettura e alla Questura di una gestione così avventata dell’ordine pubblico.
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