«Un professore ha colpito con un pugno il braccio di un ragazzo, altri hanno afferrato al collo due studenti che si trovavano all’interno della scuola». È la denuncia del Collettivo Autorganizzato Reset, che nella notte tra domenica e lunedì ha tentato di occupare il liceo Morgagni di Roma, nel quartiere Monteverde. Secondo gli studenti, la preside – accompagnata da personale scolastico, alcuni docenti e soggetti esterni – avrebbe cercato di impedire l’occupazione con la forza.
«Le aggressioni che abbiamo ricevuto sono inspiegabili e inaccettabili», denuncia una studentessa del collettivo al manifesto. Ieri è stata convocata un’assemblea nell’istituto per discutere di quanto accaduto, partecipata da circa 500 studenti. «Non ci fermiamo, continueremo con la mobilitazione, con i picchetti e con i momenti di confronto», continua la studentessa. Diversa la versione della dirigenza. In un comunicato pubblicato sul sito del Morgagni, i docenti affermano di essere entrati «senza usare violenza su nessuno», denunciando la diffusione di «false notizie». Ma i video delle aggressioni stanno già circolando nei gruppi dei collettivi romani.
In altri licei romani l’occupazione è andata a buon fine: il filo conduttore è la solidarietà con la Palestina e la contestazione del Ddl 1627 – che a detta dei collettivi equipara antisionismo e antisemitismo – insieme alla critica alla circolare dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio che invita i docenti a non affrontare dibattiti sul tema del genocidio a Gaza. «Ci accusano di antisemitismo per il solo fatto di criticare il governo israeliano – dicono gli studenti degli istituti in mobilitazione – ma la scuola deve essere uno spazio di confronto, non di censura».
La notte del 20 ottobre è stato il turno del liceo Manara, a pochi passi dal Morgagni. L’istituto è stato occupato dal collettivo Manariota «per rompere il silenzio sulla Palestina e continuare a bloccare tutto», opponendosi alla stretta repressiva su scuole e cortei e proponendo una didattica alternativa in cui «affrontare tematiche trascurate dai programmi didattici su un’impostazione orizzontale che vede ogni singola persona come parte integrante del processo formativo».
Nelle stesse ore, al liceo classico Albertelli, zona Esquilino, bandiere palestinesi e fumogeni hanno accompagnato l’ingresso degli studenti: «Il nostro è un gesto necessario – hanno dichiarato – davanti alla situazione geopolitica attuale».
Stessa sorte per il Virgilio, a Trastevere, che ha aperto le porte dell’istituto con un’assemblea e un corso di formazione organizzata dall’associazione Non una di meno sui temi transfemministi. L’occupazione prosegue anche al Tasso, iniziata il 15 ottobre. Nel weekend, il collettivo politico della scuola ha denunciato un attacco da parte di una lista studentesca di estrema destra, autrice di scritte transfobiche e del furto dello striscione appeso sulla facciata.
Al Newton, infine, la mobilitazione del collettivo Assange si è chiusa ieri dopo nove giorni, ma proseguiranno le assemblee e gli spazi di confronto.
* da il manifesto
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
