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Genova. Pandemia o no, per i riders tutto come prima

Sembrerà impossibile, ma i servizi di consegna a domicilio e le relative attività restano aperte. In tutto questo marasma, i fattorini lavorano con le stesse condizioni precarie di prima e soprattutto senza le protezioni adeguate.

Ne parliamo con Marco del Coordinamento rider di Genova.

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Innanzitutto ci siamo organizzati per recuperare guanti e mascherine di fortuna (a causa della carenza dei DPI non è stato facile). Uno dei primi problemi è stato l’approccio con i clienti, che ci accoglievano senza protezioni, non curanti della nostra incolumità; noi non possiamo sapere se le persone che ordinano da casa sono infette, e nella peggiore delle ipotesi possono ordinare anche quelle sottoposte alla quarantena obbligatoria, aumentando le nostre preoccupazioni. Con il trascorrere dei giorni, e con l’utilizzo di mascherine sempre più logore, il timore di poter essere noi vettore di contagio è diventato un problema di sicurezza anche per i clienti.

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Maneggiamo quotidianamente e contemporaneamente denaro e cartoni per la pizza, e molto spesso non è possibile mantenere le distanze di sicurezza, soprattutto durante il pagamento della consegna. Il timore di essere unti e untori ha portato molti miei colleghi a una riflessione: vale la pena rischiare la salute per portare delle pizze? Molti hanno deciso di stare a casa usufruendo di ferie o della mutua.

Molti dei miei colleghi, anche di altre pizzerie, lavorano in nero da anni, e loro ovviamente non hanno le stesse tutele dei lavori in regola.

Alcuni hanno scelto di non presentarsi al lavoro altri, probabilmente per esigenze economiche, continuano a lavorare senza le adeguate protezioni, rischiando per se e per gli altri.

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Si, alcuni di noi hanno creato dei gruppi su WhatsApp e su Facebook per tenersi aggiornati sulle difficoltà e sui provvedimenti del governo, altri hanno partecipato a petizioni, e io personalmente sono entrato in contatto con diversi sindacati per capire quali possano essere i nostri strumenti di difesa e di lotta. Purtroppo, come dicevi già tu prima, il grande numero di lavoratori in nero non facilita gli strumenti sindacali.

Visto che l’ultimo decreto ha approvato le consegne a domicilio anche per le aziende della ristorazione, ci troviamo in grande difficoltà e non riusciamo a fare sentire abbastanza la nostra voce, continuando a garantire un servizio e un profitto a nostre spese. Non è possibile che una delle categorie meno tutelate e riconosciute del nostro paese ( quella dei riders), possa rientrare nei servizi essenziali in caso di emergenza epidemiologica!
Quando finirà questa difficile situazione chiederemo, anzi pretenderemo, di essere riconosciuti con contratti idonei vista la nostra importanza nel sistema socio-economico, ma fino ad allora non rischieremo la nostra pelle e quella dei nostri familiari per una pizza! Chiediamo di lavorare in sicurezza o in alternativa, visto la precarietà oggettiva dei dispositivi di protezione individuale, di non lavorare affatto fino a cessata emergenza.

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