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Dal Papa al Calp, contro il traffico di armi: a Genova la marcia per la pace

Parte dall’elogio che che papa Francesco fece pubblicamente ai portuali del Calp quando tre anni fa nel porto di Genova venne bloccato un carico di generatori ad uso militare destinato alla guerra in Yemen il documento che 26 associazioni pacifiste consegneranno domani pomeriggio al presidente dell’autorità portuale Paolo Signorini.

Tra loro ci sono movimenti cattolici come Pax Christi, la papa Giovanni XXII, l’Agesci, le Acli e associazioni laiche come Arci, Emergency, Libera, Music for peace e tante altre, oltre ai portuali del Calp, e ai vescovi di Genova E Savona Marco Tasca e Calogero Marino.

Non deve essere stato facile mettere insieme realtà tanto diverse ma “l’obiettivo è quello di dare forma ad un sentimento comune tra culture trasversali” spiega Giacomo Marchetti di Contropiano, uno degli organizzatori.

L’obiettivo della manifestazione, che comincia alle 15 in piazza San Lorenzo con gli interventi dei vescovi, del Calp e di alcune associazioni e proseguirà con una marcia per la pace fino a palazzo San Giorgio è consegnare all’autorità portuale una lettera con richieste precise.

Anzitutto quella che si apra finalmente un dialogo con il porto sul tema delle armi. E di conseguenza “innanzi tutto che sia rispettata la lettera della legge 185/1990 che regola l’export degli armamenti, in particolare all’articolo 6 – si legge nel documento indirizzato al presidente Signorini – e sia rispettata la lettera del Trattato internazionale sul commercio delle armi, in particolare agli articoli 6 e 7, nei punti dove prescrivono che le autorità non devono consentire il transito di armamenti di cui si possa presumere l’impiego in conflitti che violano gravemente i diritti umani, o in cui si possano commettere crimini di guerra e genocidi”.

In secondo luogo “che il dialogo comporti la discussione pubblica intorno ai rischi che le navi cariche di armi e munizioni rappresentano al loro arrivo e sosta in porto, dal punto di vista della sicurezza dei lavoratori in banchina e della cittadinanza residente nelle aree vicine al porto”.

Infine “che il dialogo si svolga in una cornice di trasparenza, come peraltro previsto dalle legge sopra citate, e che l’Autorità portuale risponda positivamente alle richieste di accesso agli atti più volte reiterate, riguardanti gli armamenti caricati su alcune navi in transito e la destinazione di tali armamenti: dialogo che dovrebbe coinvolgere la società civile e le sue rappresentanze”.

Armi da montare, carri armati. sistemi di puntamento, proiettili: sono solo alcuni dei carichi che transitano abitualmente dal porto di Genova – spiegano gli organizzatori nel documento che invita i cittadini a partecipare alla marcia per la pace di domani – destinati a paesi in conflitto, “a maciullare uomini, donne e bambini che negli anni i portuali attivi nel CALP hanno visto con i loro occhi.

Molto di più è quello che non viene dichiarato, in violazione delle leggi, che non viene più caricato/scaricato per evitare scioperi e proteste, ma transita ugualmente”.

Il fiorente mercato della guerra, quindi “inizia e passa anche qui da Genova, dove oggi siamo tutti in apprensione e disponibili ad accogliere i profughi ucraini, sentendoci emotivamente scossi da una guerra sul suolo europeo. Ma è l’ennesima ondata di profughi da tutto il mondo che in questi anni ci hanno chiamati in causa”, dicono le associazioni pacifiste e antimilitariste genovesi.

In nome della libertà di mercato, l’industria delle armi non vuole limitazioni o controlli, tanto meno che siano divulgate informazione sui suoi affari”, ma “se vogliamo la pace, è ora di dire basta. La legge va rispettata. La guerra va fermata dove nasce, dove diventa business: nei luoghi della produzione e della distribuzione di armi”.

* da Genova24

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