Venerdì sera centinaia di cittadini e cittadine hanno partecipato a una assemblea pubblica a Genova proposta e organizzata dal locale Coordinamento “Disarmiamoli”.
In una piazza gremita abbiamo portato a conoscenza dei presenti che l’idea del governo centrale e della giunta regionale sulla duplice natura della nuova diga foranea (uso civile e uso militare), non è un semplice esacamotage per ottenere finanziamenti per l’opera, ma si inserisce in un quadro inquietante relativo ai sempre più forti venti di guerra che soffiano in Occidente, in Italia e anche nel nostro territorio.
Gli interventi, con l’apertura della portavoce di PAP Marta Collot a nome del Coordinamento, di esperti di portualità e logistica come Riccardo Degli Innocenti, di Luca Recla per USB Ricerca e di Josè Nivoi per USB Porti hanno descritto il quadro della situazione.
Dall’inutilità dell’opera anche a livello strettamente commerciale (i traffici del porto sono in diminuzione costante da anni), all’impatto ambientale, ai rischi sulla sicurezza che hanno portato, negli scorsi mesi a dimissioni anche all’interno della direzione tecnica del progetto. Senza trascurare l’esorbitante impatto economico di un’opera i cui costi sono in aumento e tutti a carico della collettività, mentre per i costruttori, ogni ritardo e criticità realizztiva che ermrge è una opportunità di ulteriore guadagno.
Ma è sull’uso bellico che si è concentrata l’attenzione. Abbiamo messo in evidenza che l’uso militare della nuova diga si configura all’interno di un allargamento dell’utilizzo militare dei porti, che interessa vari scali in tutta Europa (Anversa, Rotterdam, Amburgo). Di particolare interesse anche il fatto che, la destinazione d’uso anche militare della diga foranea, trasformerà totalmente il porto e che i soggetti finanziatori della nuova infrastruttura, avranno voce diretta in capitolo nella gestione delle attività portuali.
Come Coordinamento “Disarmiamoli” siamo giunti a questa assemblea con alle spalle anni di mobilitazioni contro i traffici di armi nel Porto di Genova, a opera del CALP e di USB Porti. Mobilitazioni che hanno spostato decisamente l’attenzione su questi temi e che hanno condotto alla creazione di un coordinamento internazionale dei lavoratori portuali contro il traffico di armi.
Abbiamo quindi la possibilità di intervenire nel dibattito cittadino in base a un lavoro politico, sindacale e militante costante e coerente oramai riconosciuto da tutti. Anche, almeno a parole, dalla nuova giunta comunale di centro sinistra che nei giorni precedenti ha chiamato i lavoratori di USB del Porto di Genova, dimostrando attenzione per le mobilitazioni e il lavoro fatto.
Lo riteniamo un fatto positivo, raggiunto con le dure lotte di questi anni, ma su questo servono prese di posizione concrete e tangibili, non solo parole. In merito non faremo sconti a nessuno, come sempre. L’assemblea, seguita con grande attenzione dai presenti, è per noi un primo passo, in preparazione delle lotte di settembre, in cui occorrerà che il futuro della città di Genova sia al centro delle nostre attenzioni.
Un futuro in cui non ci sia spazio per i traffici di morte, per opere inutili. Una città di pace che lavori per il bene comune, per i servizi sociali, per i servizi alla comunità e non solo per pochi padroni. Come ben ribadito in tutti gli interventi non è una lotta di pochi, ma una questione che riguarda il futuro di tutti, in particolare per le nuove generazioni come ricordato dagli applauditi interventi di OSA e Cambiare Rotta.
In attesa di riconvocarci per settembre, lanceremo da subito una petizione cittadina contro l’uso militare della nuova diga. Continueremo a monitorare e ad intervenire in caso di transiti di materiale mlitare pronti, come sempre, ad intervenire e a coordinarci con i lavoratori portuali a livello internazionale.
La lotta contro la guerra, contro i massacri e i genocidi, contro l’imperialismo dell’Occidente, contro la NATO, si salda con la lotta per una città sicura, una città solidale, una città che deve combattere per i più deboli, per le fasce popolari e non per pochi padroni spalleggiati da una classe politica indecente.
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