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Intimidazioni nei licei milanesi

Seguendo le direttive del decreto “Scuole sicure” si ripetono nei licei milanesi gli interventi della polizia alla ricerca di improbabili spacciatori e quantitativi di droga. Polizia, provveditore e presidi concordano ormai regolarmente interventi che hanno in realtà soprattutto lo scopo di intimidire e di far sentire gli studenti sotto controllo.

Il più spettacolare di questi la mattina del 14 febbraio al Liceo “Volta”, uno dei più “bene” della città, di quelli dove si deve sostenere un test d’ammissione per potersi iscrivere. Alla seconda ora, arriva un furgone della polizia con otto agenti della squadra cinofila che cominciano, accompagnati dal preside, a perquisire alcune aule, apparentemente a caso. Le lezioni e i compiti in classe sono interrotti, i professori invitati a uscire dalle aule mentre i poliziotti guidano i cani per lunghi minuti ad annusare ogni cosa. Uno studente che sta andando in bagno viene fermato e tenuto sotto controllo a vista. Un cane che non trova droga ma probabilmente ha appetito, si avventa su un paio di cartelle che contengono panini imbottiti e merendine per l’intervallo.

Spettacolo finale nel cortile, proprio durante l’intervallo. Gli studenti vengono fatti radunare nel cortile e gli agenti offrono una dimostrazione di “cosa sarebbe successo” se un cane avesse fiutato qualcosa di illecito. Mettono un mezzo grammo di una “droga” non meglio precisata in uno zaino e un cane si lancia a “scavarlo”.

Azione di dubbia utilità, ma riaffermazione della presenza e del controllo della polizia nelle scuole. Resta insoluta la domanda di come i presidi, che per il loro ruolo dovrebbero essere degli educatori, possano collaborare con interventi che di educativo non hanno nulla e soprattutto che non eccepiscano ma anzi consentano la presenza costante e intimidatoria della polizia nelle scuole, luoghi deputati alla crescita serena dei giovani e alla formazione di cittadini democratici.

Venerdì 1 marzo, all’entrata dell’Istituto “Cavalieri” tre compagni di Potere al Popolo distribuiscono volantini contro la regionalizzazione della scuola. Situazione assolutamente tranquilla. All’improvviso, si materializzano tre agenti in borghese che identificano i compagni. Alle domande di questi ultimi, che fanno presente di non fare nulla di illegale, gli agenti rispondono “Si, ma state distribuendo volantini davanti a una scuola e noi vogliamo sapere chi siete”.

Morale: chi dà un volantino deve anche dare nome e cognome alla polizia. Un fatto che non avrà seguito legale, nel nostro paese non è (ancora?) reato dare volantini, ma che di certo fa parte del piano “schedare e intimidire”, che si dispiega quotidianamente, ma non solo, nelle scuole milanesi.

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