Prima tappa di un percorso di agitazione permanente che punta alla nascita di una carta deontologica per fermare la narrazione tossica nei media.
Lo avevamo promesso e lo abbiamo mantenuto: porteremo il nostro piano femminista dentro i santuari dell’informazione. Dopo il mailbombing di denuncia dello scorso lunedì e la richiesta di incontro formale, oggi una parte di noi è stata ricevuta dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia, mentre fuori e in contemporanea con un flash mob denunciavamo, articoli alla mano, il livello ormai inaccettabile di narrazione tossica, simboleggiata da una matrioska col volto coperto da una maschera a gas.
Siamo entrate e abbiamo consegnato alla delegazione presente, formata dal Presidente Umberto Galimberti, dalla Consigliera della Commissione Pari Opportunità Maria Teresa Celotti, dal portavoce presidente Paolo Pozzi, le copie del piano femminista di Non Una di Meno, dentro il quale uno dei nodi centrali è proprio quello della narrazione e la proposta di linee guida al mondo della comunicazione.
Abbiamo approfondito il ruolo strategico dei media nell’alimentare o contrastare la violenza maschile contro le donne* e il modo con cui la narrazione mediatica della violenza informa la percezione collettiva, spesso interagendo anche con i meccanismi giudiziari, come denunciato da donne resistenti alla violenza che sono state ri-vittimizzate, violate e screditate dalle narrazioni mediatiche.
Abbiamo ribadito che la violenza è strutturale e come tale deve essere raccontata, che la violenza non è amore, che la violenza è trasversale, che la violenza non riguarda gli altri e avviene principalmente in famiglia e nelle relazioni di prossimità, che la violenza non è spettacolo e sensazionalismo, che chi subisce violenza di genere non ne è mai responsabile, che non esistono vittime di serie A e di serie B, che gli uomini che agiscono violenza non sono mostri, belve, pazzi, depressi, verso in quali sempre più frequenti sono meccanismi sottesi di deresponsabilizzazione.
Un incontro durato oltre un’ora e mezza, durante il quale abbiamo portato al tavolo una rassegna di articoli dove si fa narrazione tossica dei femminicidi e delle violenze, evidenziato la mancata attuazione di norme internazionali ( la Convenzione di Istanbul in materia di prevenzione e contrasto alla violenza e le raccomandazioni rivolte all’Italia nel 2011 dal Cedaw ), la violazione diffusa di principi deontologici a carattere generale quali il rispetto dei diritti fondamentali delle persone e l’ osservanza delle norme di legge poste a loro salvaguardia.
Ala luce del livello ormai inaccettabile di narrazione tossica, che talora arriva a sconfinare in una vera e propria giustificazione di chi uccide o vilipendio della memoria di chi viene uccisa, abbiamo ribadito che non sia più rinviabile una implementazione delle norme deontologiche a cui devono attenersi le/I giornalisti nell’adempimento del loro delicatissimo lavoro.
Consapevoli del ruolo strategico della Lombardia, sia in termini di numero di iscritti che di elevata concentrazione sul territorio del numero di testate giornalistiche, abbiamo, dunque, chiesto all’Ordine regionale di farsi parte attiva in tal senso: ci è stato garantito che verrà formulata una proposta al Consiglio Nazionale di implementazione e aggiornamento del Testo unico dei doveri del giornalista, anche nel senso della ricezione del Manifesto di Venezia sulla violenza di genere e con ulteriore riserva di analisi del piano femminista di Non una di meno per i possibili innesti.
Ci è stato, inoltre, detto che verrà avviato un iter di modifica e integrazione del Manifesto di Venezia, in relazione al quale Non Una di Meno ha da subito espresso immediato sostegno, evidenziando gli elementi di analisi comune, formalizzati anche in un documento portato al tavolo di oggi.
È inoltre in corso un ragionamento per una presa di posizione pubblica sul tema del linguaggio da sottoporre a discussione e approvazione durante la prossima seduta ottobrina del Consiglio regionale dell’Ordine.
Quella di oggi è stata solo una delle tappe di agitazione permanente, non ci fermeremo fino a quando la narrazione tossica non verrà derubricata a storia passata.
Grazie a tutte, tutti e tuttu del sostegno: insieme siamo state e saremo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce. #nonunadimeno #narrazionetossica
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