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E Milano “ospiterà” un nuovo campo di concentramento

L’apertura di un CPR a Milano sarà prossima, perché il governo non si sogna minimamente di porre mano alla questione, e la nuova ministra Lamorgese, tanto osannata da molti anche a sinistra per i toni meno urlati del suo predecessore, ha confermato di seguirne la stessa linea (per Milano si conferma l’apertura di via Corelli che ospiterà 140 migranti da rimpatriare nei paesi d’origine….)

È già stato aperto il Cpr in Sardegna a Macomer, e presto seguiranno tutti gli altri.

I sindaci sono contenti, quella di Macomer ha applaudito alla possibilità di creare lavoro (lavanderie, mense, pulizia), senza calcolare quanto lavoro portavano i piccoli centri di accoglienza diffusi nel territorio e smantellati dal governo precedente, dato che anche quello attuale non ha minimamente pensato a ripristinarli.

È importante una mobilitazione su questo tema, ma secondo noi di Potere al Popolo della provincia, la mobilitazione dovrebbe avere un respiro più ampio e non limitarsi al solo tema del cpr : dovremmo aggiungere come parole d’ordine la richiesta dei diritti più sentiti dai migranti. Nel manifesto delle sardine nere ad esempio i migranti

Chiedono di vivere in una società che non discrimini loro  e i loro figli, lo Ius Soli, la diffusione di una cultura e di un’educazione all’anti-razzismo nelle scuole.

Chiedono di essere parte integrante della comunità che contribuiscono a costruire, di non essere sottoposti al ricatto della regolarizzazione e che i “pacchetti sicurezza”, i provvedimenti razzisti di Minniti, Salvini, Lamorgese (che producono solo illegalità e instabilità sociale per tutti, italiani e stranieri) vengano aboliti.

Chiedono che i loro corpi non vengano considerati carne da macello, iper-sfruttati nei lavori più pericolosi, comprati e venduti nella tratta per il commercio sessuale, lasciati annegare nelle profondità del Mediterraneo.

E chiedono anche che l’Italia e gli altri paesi europei non portino la guerra nelle loro terre, rubando le loro risorse, accelerando le catastrofi climatiche, che non stipulino più accordi con la Libia, uno stato criminale che ci tortura e fa morire nei suoi lager. È in questo senso che il tema del rifiuto della guerra può legarsi con il nostro movimento no cpr. Il nesso è fortissimo.

Riassumendo, crediamo che le nostre richieste debbano essere:

– no all’apertura dei cpr a Milano e in tutta Italia

– abolizione dei  pacchetti sicurezza (no al decreto Minniti, ai decreti sicurezza di Salvini confermati da Lamorgese)

– ripristino degli sprar e dei piccoli centri di permanenza diffusi nel territorio

– permesso umanitario anche per i migranti economici

– contrasto vero allo sfruttamento nel lavoro

– rifiuto delle guerre

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