Oggi 4 novembre abbiamo promosso come Unione Popolare presidi e iniziative in tutta Italia – a Milano, Brescia e Mantova per quanto riguarda la Lombardia – contro la guerra, contro la guerra ai poveri, contro la guerra ai migranti.
Qui a Milano abbiamo scelto di chiamare un presidio di fronte alla Scuola militare Teulié, per ribadire che non ci stiamo al clima portato avanti dalle forze politiche parlamentari e dai principali media, che ci vogliono tutti “educati” alla guerra e alla cieca obbedienza euro-atlantica.
Non si può assistere passivamente all’escalation della guerra in Ucraina, che rischia sempre più di trasformarsi in conflitto nucleare mentre cresce ogni giorno il numero delle vittime.
Bisogna fermare la guerra e imporre la via della trattativa e della soluzione diplomatica. Per questo condanniamo le posizioni assunte dall’Italia e dall’Unione Europea che sostengono la prosecuzione della guerra a oltranza fino alla riconquista della Crimea e in tal modo impediscono ogni possibilità di un immediato cessate il fuoco. Non è questa la strada per porre fine al massacro.
Il governo Meloni prosegue sulla linea del governo Draghi di totale allineamento ai diktat di USA e NATO. La maggioranza dei partiti presenti in parlamento è schierata per la prosecuzione dell’invio delle armi e per l’aumento delle spese militari. Per dire no a questa follia bellicista è importante essere tantissime/i il 5 novembre a Roma.
Noi di Unione Popolare parteciperemo con la coerenza del nostro impegno per la pace che ci ha caratterizzato fin dall’inizio del conflitto.
Abbiamo condannato la sciagurata invasione di Putin ma al tempo stesso abbiamo denunciato le responsabilità della NATO e il ruolo del nazionalismo di estrema destra in Ucraina a partire dal 2014.
Chiediamo che il nostro paese assuma iniziative concrete di ripudio della guerra in attuazione dell’articolo 11 della Costituzione: stop all’invio di armi e alle sanzioni, ritiro dei contingenti dai confini con la Russia, ruolo attivo per il cessate il fuoco e la convocazione di una conferenza di pace, taglio delle spese militari, firma del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari e rifiuto di ospitare ordigni nucleari in Italia.
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