Questo sabato Potere al Popolo è sceso tra le strade di Torino per dire che mentre si taglia la spesa pubblica e di conseguenza la sanità, l’istruzione e i servizi pubblici diventano sempre più carenti nessun governo taglia la spesa militare.
Quest’ultima continua ad aumentare sia nell’ambito NATO che in quello strettamente continentale con le manovre di costruzione dell’Esercito Europeo.
A presidiare la Scuola di Scienze Strategiche (SUISS) in Via dell’Arsenale c’erano gli attivisti di Potere al Popolo e i candidati alle elezioni del 4 Marzo: Massimo Gabella, Valeria Attolico e Rosella Satalino.
Per qualche ora le bandiere hanno sventolato sotto quella che è una delle tante strutture di guerra presenti nelle nostre città. La scuola è una struttura universitaria interdipartimentale dalla quale escono, una volta laureati, civili e militari formati allo scopo di condurre una guerra, studiarne le strategie e sviluppare la logistica necessaria. E’ uno dei tanti casi di collaborazione tra le nostre università pubbliche e gli eserciti che seminano distruzione; ieri in Iraq e Afghanistan, oggi in Niger, Libia, Siria e Ucraina.
La giornata contro la guerra non è finita con un presidio, sotto quella tipica pioggia torinese è nato un corteo che ha attraversato il centro della città. Passando da via Roma si è diretto verso Piazza Castello per poi fermarsi sotto il monumento al Duca d’Aosta. Mentre il corteo sfilava in via Roma i passanti impegnati nello shopping per un momento hanno cominciato a fotografare il corteo come fosse una stranezza, un’anomalia da segnalare ad amici e conoscenti. È proprio così! Potere al Popolo è un’anomalia, è quella formazione politica che non vedrete in TV quanto Berlusconi, Renzi o Di Maio ma la vedrete nelle piazze, nei posti di lavoro e di lotta. I nostri slogan non li sentirete amplificati dai microfoni degli studi televisivi ma dalla cassa di un megafono.
Il corteo ha gridato tre NO. NO alla guerra, NO alla NATO e NO all’Esercito Europeo. Non sarebbe
necessario spiegare perché siamo contro la guerra se i media non costruissero ogni volta che un esercito si dispiega un fiume di menzogne e giustificazioni inconsistenti. Se per creare lo spettro delle armi di distruzione di massa e attaccare l’Iraq qualcuno ha dovuto agitare una boccettina vuota oggi si utilizza il terrorismo per giustificare il neocolonialismo europeo e non solo. Dopo aver aizzato il braciere mediorientale finanziando formazioni terroristiche per gli interessi occidentali, quindi dopo aver creato le condizioni di esistenza del terrorismo, lo si utilizza ideologicamente per continuare ad attaccare le popolazioni dell’Africa e del Medioriente. Si utilizza sul piano estero per convincere l’opinione pubblica che è necessario bombardare la Siria, ricordo la scritta “from Paris with love” sulle bombe sganciate su Raqqa il giorno dopo l’attentato al Bataclan. Per quanto probabilmente una fake news è questa la narrazione a cui siamo sottoposti. Si utilizza sul piano interno per dividere i lavoratori, per dire che gli arabi sono tutti terroristi compreso il tuo collega di lavoro, il facchino della logistica e lo schiavo dei campi di pomodori pugliesi. Non ci vuole molto a scalfire questa costruzione mediatica, la guerra è il mezzo più violento di cui dispone l’imperialismo per assicurare i profitti alle classi dominanti, la ragione principale per cui gli eserciti si muovono è prima di tutto economica, il resto sono chiacchiere.
NO alla NATO perché il nostro paese è imbrigliato nei trattati atlantici. Sul nostro territorio sono centinaia le bombe e le basi militari su cui non disponiamo di alcun controllo. Il rapporto tra spese militari e PIL italiano è vicino all’1,5% ed è destinato a crescere, come Trump ma anche Obama hanno fatto notare ai governanti italiani la NATO richiede il 2%. Grazie all’applicazione dell’art. 42 del trattato di Lisbona in questo momento si spendono 64 milioni di € al giorno in spese militari, di questo denaro ne beneficiano le aziende legate al mondo della guerra come Leonardo-Finmeccanica e Beretta Holding Spa mentre le nostre scuole e i nostri ospedali cadono a pezzi. La decisione di escludere la spesa militare dal conteggio dei deficit nazionali è segno che per l’UE questa è una priorità. Tuttavia, per dare il potere al popolo non basta uscire dalla NATO, negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede, ed ormai è una realtà, l’Esercito Europeo.
L’Unione Europea essendo la seconda potenza mondiale bellica (217,5 miliardi di spese militari nel 2015) comincia a soffrire la competizione all’interno del sistema NATO e attraverso un processo contraddittorio cerca da una parte di conservare i rapporti con l’alleanza atlantica e dall’altra di sviluppare una certa autonomia sulle questioni belliche. Ciò è dimostrato dalle ultime missioni francesi in Nord Africa, dalla missione in Niger sulla quale il governo nigerino ha apertamente dichiarato di non essere d’accordo all’invio delle truppe italiane nel paese. Come si confà a quella che è la tradizione dei paesi neocolonialisti e neoimperialisti il governo Gentiloni ha, infatti, pensato di inviare le truppe in Niger senza nemmeno consultarli.
Gli Stati Uniti in questo contesto hanno altre cose a cui pensare come la Corea del Nord, la Russia e la Cina ed è per questo che non possono impegnarsi in conflitti che vedrebbero soltanto accrescere il potere dell’UE. Le politiche di Trump a proposito sono chiare com’è chiara l’esigenza di un Esercito Europeo autonomo ma ancora fortemente alleato degli USA. Ovviamente l’Esercito Europeo per essere costruito ha bisogno dell’impegno finanziario di tutti gli stati membri, a breve un altro 2% di PIL potrebbe essere tolto dalle casse dello stato per comprare armi nuove di zecca battenti la bandiera dell’Unione Europea.
Per questo è stato necessario gridare tra le vie del centro: Basta guerra e spesa militare, costruiamo potere popolare!
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