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Torino. L’università non è un fast food. Continua la mobilitazione degli studenti

Dopo il primo Flash Mob al Burger King abbiamo deciso di non fermarci, soprattutto dopo che il gesto simbolico di moltissimi studenti di portare libri dentro il fast food, per rivendicare spazi per per poter studiare, è stato represso e impedito dall’intervento della polizia in assetto antisommossa e il Rettore invece di dar spiegazioni si è nascosto chiudendo a chiave i portoni del rettorato.
Non possiamo accettare un’università che si svende al miglior offerente e chiama la polizia a menare chi chiede conto dei propri diritti e dei propri bisogni.
Giovedi 31 gennaio alle ore 13.30 ci diamo appuntamento davanti al MacDonald che deve aprire in via Sant’Ottavio, nella vecchia residenza Edisu. Guarda caso un’altro spazio di Unito in cui c’erano un’aula studio e una residenza universitaria trasformato in un fast food.

GLI STUDENTI NON SONO PRODOTTI SU CUI LUCRARE! FUORI I PRIVATI DALL’UNIVERSITÀ!

Per saperne di più su cosa è accaduto all’Università di Torino leggere il comunicato qui sotto:

CRONACA DI UNA GIORNATA DI ORDINARIA FOLLIA
Quando l’Università schiera la polizia contro gli studenti e in favore dei privati succede che un pacifico flash mob si trasforma nell’ennesimo atto di repressione delle lotte che si esprimono in questo paese.

Da qualche tempo critichiamo la nuova “brillante” idea che il rettore Ajani ha avuto per permettere ai privati d’impossessarsi dell’Università di Torino, per questa ragione abbiamo chiamato un flash mob. In maniera del tutto pacifica con quest’azione avevamo l’intenzione di dimostrare che gli studenti non lasciano gli spazi in mano ai privati, poiché si concede questo spazio al Burger King noi oggi avremmo continuato a studiare e a mangiare i nostri piatti all’interno di quella che per noi rimane l’Università. Abbiamo sostenuto questa idea anche di fronte alle provocazioni e al muso duro della Digos e dell’ufficio stampa del Burger King ma loro ovviamente non avevano voglia di ascoltarci e di fronte a un centinaio di studenti è partita la macchina repressiva.

I pochi riusciti ad entrare negli spazi che l’Università sta regalando al fast food sono stati malamente cacciati fuori, uno ad uno, dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. La reazione degli studenti è stata ancora una volta pacifica e il corteo si è diretto in rettorato per chiedere spiegazioni rispetto a quanto era successo. Inutile dire che con il rettore non abbiamo avuto modo di parlarci, ad aspettarci c’era la polizia e un portone sbarrato. E’ chiaro quindi che per il rettore vengono prima i profitti dei privati e poi gli studenti dell’Università, tanto che le forze dell’ordine non hanno esitato a fermare un compagno dopo una carica del tutto fuori luogo date le nostre intenzioni. Cerchiamo spiegazioni e riceviamo bastonate!

Come abbiamo già avuto modo di affermare nei nostri precedenti comunicati noi critichiamo il processo complessivo e generale di privatizzazione dell’università italiana che nella costruzione della Palazzina Aldo Moro a Torino si esprime con tanta sfacciataggine da concedere alle multinazionali del cibo spazzatura di fare profitti sulle spalle e sulla salute degli studenti. Questo processo va avanti dagli anni ’90, accelera il passo con i tagli della riforma Gelmini e continua con tutte le riforme a seguire. Prima si dice che nel pubblico ci sono gli sprechi, poi si tagliano accuratamente i fondi e di conseguenza si costringe l’università a finanziarsi dai privati. Questo succede sia per ciò che riguarda i progetti di ricerca, sia nell’istituzione dei corsi di laurea e di dottorato e sia con la svendita degli spazi. In questa lettera rivolta ai professori e ai ricercatori di UniTo (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2200919756817737&id=1517109691865417) abbiamo chiesto al rettore quanto la ricerca e la didattica siano libere nell’università, oggi ci ha risposto con la polizia!

Nessuno ci venga a raccontare che nel Burger King ci sono dei lavoratori, a quali condizioni lavorano? Quanti totem touchscreen ci sono al posto delle persone? Ma, soprattutto quante persone si potrebbero assumere in una mensa che l’università ha il dovere di mettere a disposizione degli studenti a prezzi calmierati?

La risposta degli studenti a questo progetto è stata forte e chiara, durante il periodo esami sappiamo tutti quanto sia difficile staccarsi anche solo per un attimo dai libri, eppure oggi di fronte a tutto ciò abbiamo messo da parte lo studio per rivendicare il diritto ad un’Università pubblica e libera dagli interessi dei privati. Questa mobilitazione non si ferma ma anzi prosegue con più vigore, invitiamo tutti ad accogliere le proposte dell’assemblea. Scriviamo insieme un volantino e ritroviamoci il 31 gennaio davanti al McDonald che aprirà nella Palazzina Aldo Moro.

FUORI I PRIVATI DALL’UNIVERSITA’, PIU’ SPAZI PER GLI STUDENTI.

Noi Restiamo

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