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Torino. Fermiamo gli sfratti. Oggi picchetto al Quadrilatero

Il 2021 a Torino inizia con uno sfratto. Quello che ci raccontano essere l’anno della ripresa e della fine della crisi e della zona rossa sembra essere di più l’anno di un allarme rosso sociale ed economico che si apre subito con uno sfratto di una studentessa precaria.

Di origine siciliana, emigrata a Torino, Totta frequenta l’università di Torino. A causa del lockdown, ha perso i lavoretti precari con cui riusciva a pagarsi a stento l’università e l’affitto. Il caso di Totta non è un caso
singolo e isolato, ma è l’esemplificazione di una situazione che moltissimi di noi stanno vivendo.

Il governo, la Regione Piemonte e Unito hanno predisposto pochissime tutele per i giovani e gli studenti e il risultato è sotto gli occhi di tutti: il 4 gennaio, i proprietari, che posseggono non solo il suo appartamento ma tutto il palazzo, vogliono sbattere fuori di casa una giovane studentessa e lavoratrice che non ha i soldi per pagare l’affitto.

In tutti questi mesi di crisi sanitaria ed economica le tasse universitarie non sono state abolite, le borse di studio sono rimaste pochissime, le residenze universitarie pubbliche non sono state ampliate e gli affitti non sono stati bloccati.

Per i lavoratori precari le tutele sono scarsissime: tra cassintegrazioni che non
arrivano e bonus irrisori.

Per quanto riguarda il problema abitativo, sono stati stanziati fondi ordinari e con
criteri che escludono una larga fascia dei richiedenti, come se fosse un anno qualunque, senza un piano all’altezza dell’enorme emergenza che stiamo vivendo.

E’ chiaro che gli studenti e i giovani non fanno parte dell’agenda politica del governo che continua a dare milioni alle università private e alle grandi aziende, facendo pagare questa crisi a chi già viveva nella precarietà, ossia noi giovani.

Intanto, appena prima di Natale, è uscita su tutti i giornali la notizia del rinnovo del blocco degli sfratti fino al 30 giugno contenuta nel nuovo decreto Milleproroghe. Stampa e politici si sono affrettati a specificare che questo blocco ha dei “paletti” ossia, secondo quanto scritto nella bozza del decreto legge, il blocco sarebbe valido solo per alcune categorie di sfratto come quelli per morosità e per pignoramento.

Sembra che si lasci aperta la possibilità di sfrattare gli inquilini per “finita locazione” (ovvero con contratto scaduto), senza minimante tenere conto della condizione oggettiva che l’inquilino sta vivendo a causa delle
conseguenze dell’emergenza sanitaria. È questo il caso di Totta.

Questa mancanza va a penalizzare soprattutto chi ha contratti “transitori” che hanno durata da 1 a 18 mesi senza automatismi nel rinnovo, come i giovani, gli studenti, i migranti, dei quali i proprietari non si fidano a fare contratti più lunghi, proprio per la loro situazione lavorativa cronicamente precaria, soprattutto in
quest’ultimo anno.

Questa situazione è frutto delle liberalizzazioni dei contratti di locazione e della mancanza di qualsiasi intervento strutturale pubblico sulla tematica abitativa, soprattutto in una citta come
Torino, tristemente nota come “capitale degli sfratti”.

Se il decreto rimarrà come nella bozza circolata, il rischio è che gli sfratti ripartano già da gennaio e che molti inquilini si trovino, da un momento all’altro e con pochissimo preavviso, in mezzo ad una strada, come nel caso di Totta.

Ma, se ricominciano gli sfratti ricominceranno anche i picchetti.

Lunedì 4 gennaio saremo in via san Domenico 21, quartiere Quadrilatero, per lottare insieme a Totta che, rimasta senza lavoro, reddito, e diritto allo studio rischia lo sfratto.

Perché sappiamo che l’unica alternativa a questo sistema fondato sul massacro sociale, sulle disuguaglianze e sulla negazione del futuro ai più giovani è la lotta organizzata e collettiva.

Rifiutando il becero individualismo e la passivizzazione a cui siamo costantemente sottoposti, abbiamo deciso di lottare perché la casa è un diritto, perché la lotta di Totta è la lotta di tutte e tutti!

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