Per l’ennesima volta assistiamo nella nostra città all’arroganza di un sistema di potere che non si fa scrupoli a far passare le vittime come carnefici e ad utilizzare la repressione giudiziaria per frenare realtà politiche e movimenti. Quel primo maggio c’eravamo tutti e ricordiamo bene quel che successe: ancora una volta quella giornata a Torino diventava un momento di provocazioni da parte del Partito Democratico, dei suoi alleati e dei sindacati confederali.
A Torino la spaccatura era netta nella piazza, ben visibile a occhio nudo con il centro sinistra che scese in strada con picchiatori di professione e bodyguard presi in prestito dalle discoteche cittadine, disposti a tirar cinghiate sui manifestanti e la polizia in assetto antisommossa pronta a intervenire poco dopo per impedire allo spezzone sociale di avanzare nel corteo.
L’obiettivo era chiaro: nella giornata dei lavoratori davanti doveva restare il sempre più magro spezzone istituzionale, costituito dai sindacati confederali e dai grandi partiti, PD in testa, che in questi decenni hanno devastato i diritti dei lavoratori. Lo spezzone sociale, di gran lunga più numeroso, doveva invece restare in fondo, anche se composto dai veri protagonisti di quel giorno: lavoratori, giovani, sindacati di base e attivisti del movimento No Tav.
In mezzo solamente Grimaldi e Sinistra Italiana, che cercavano di stare con una scarpa tra i No Tav e con l’altra tra gli ultras dei manganelli e delle grandi opere, con cui ieri erano alleati alle regionali e ora cercano di costruire una coalizione elettorale ovviamente “contro le destre”.
La repressione politica che si respira a Torino è sempre più pesante e colpisce chi si oppone ai progetti speculativi di governo della città e dei territori. Lo vediamo da decenni nei confronti del Movimento No Tav ma anche di molte altre lotte sociali. Una repressione in linea con quanto accade a livello nazionale e sostenuta dalle leggi varate nell’ultimo decennio (basti pensare ai vari decreti Minniti e Salvini) e che nessun governo successivo si è mai sognato di cambiare.
Il Pd (con tutti i partitini a sinistra che lo sostengono) e la Lega non sono altro che facce della stessa medaglia: politiche economiche antipopolari ed azioni repressive identiche. A questi si sono aggiunti i 5 Stelle la cui parabola, a livello torinese come nazionale, li ha portati rapidamente ad abbandonare ogni progetto di riforma del sistema e sostenere invece le stesse politiche dei governi precedenti. Il recente governo Draghi è solo l’ultimo dei numerosi esempi.
Di fronte a un panorama politico di questo tipo diventa prioritaria la costruzione di un’alternativa reale e di rottura, che sappia rimettere al centro gli interessi delle classi popolari e opporsi alle manovre repressive cui assistiamo sempre più spesso.
Solidarietà agli inquisiti!
Avanti No Tav!
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