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La tragedia di Hamid tra sfruttamento e ricatto abitativo

Le responsabilità dell’amministrazione comunale.

Nella serata di mercoledì 3 marzo 2021 è morto Hamid Znaidi, 51enne marocchino che viveva in Italia da circa 30 anni, nella cantina di un palazzo di strada del Fortino.

In quella serata, Hamid ha perso la vita rimanendo folgorato mentre effettuava lavori idraulici, in nero e senza la minima protezione, in una cantina allagata di un palazzo di proprietà del noto “ras delle soffitte”, Giorgio Molino. Quest’ultimo, guarda caso, è anche il proprietario del palazzo all’interno del quale si trova il magazzino dove Hamid viveva.

Ormai da anni il palazzinaro Molino è conosciuto per l’alto prezzo del canone di affitto delle sue abitazioni fatiscenti, all’interno delle quali abitano in nero persone provenienti dalle fasce sociali più marginali, e dunque più ricattabili. Un ricatto che si ripresenta nelle condizioni lavorative precarie e disumane che Molino offre ai suoi stessi affittuari.

La tragedia di Hamid, tuttavia, non può che mettere al centro del discorso le responsabilità dell’amministrazione cittadina attuale, come di quelle che l’hanno preceduta negli ultimi decenni, nel mancato contrasto della crisi abitativa torinese.

In una città che vanta una media del numero di sfratti tra le prime in Italia, infatti, niente è stato fatto, a fronte della nuova crisi economica, per risolvere una situazione già emergenziale, al fine di garantire un alloggio all’enorme platea di richiedenti in progressiva espansione.

L’assenza di politiche a sostegno delle classi popolari e dei loro diritti, non ha avuto, nel corso degli anni, altro effetto che spianare la strada agli interessi e alle speculazioni di privati e palazzinari come Molino.

Come se non bastasse, le amministrazioni comunali di centrosinistra e pentastellata hanno più volte perso ogni vergogna entrando in affari con tale personaggio, stipulando accordi per progetti di social housing e per ricollocare diverse famiglie di immigrati.

È ora di ribadire a gran voce il ruolo dell’amministrazione comunale nella tragedia di Hamid. È ora di mettere in chiaro come le politiche neoliberiste di sviluppo cittadino promuovano il controllo e l’intervento dei grandi privati nel settore immobiliare, che non si fanno scrupoli ad utilizzare un diritto fondamentale del cittadino, come la casa, alla stregua di un ricatto.

Un ricatto tanto più forte per le persone che, come Hamid, non godono degli stessi diritti di altre, e sono istituzionalmente spinti verso una marginalità sociale che rende sempre più deboli.

Solo tramite politiche strutturali in sostegno all’abitare è possibile liberare le classi più deboli dal giogo del ricatto, restituendo finalmente l’abitare alla dimensione sostanziale del diritto.

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