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Torino dice guerra alla guerra. Verso la manifestazione del 25 febbraio a Genova

Ad un anno dalla precipitazione del conflitto in Ucraina, i venti di guerra si intensificano drammaticamente: un esempio lampante sono i nuovi contingenti di armi inviati dal Governo Meloni, da vari altri Stati europei e dagli USA all’Ucraina, per un complessivo sostegno dell’occidente targato Nato a questa spirale bellicista.
Mentre si esportano armi sul fronte orientale in nome della democrazia, dimenticandosi di tutti i conflitti prodotti e portati avanti dall’occidente (le cosiddette guerre di serie B), sempre di più siamo ad un passo da una escalation globale.
Tutto questo ha delle pesanti ricadute anche interne nel progressivo peggioramento delle condizioni sociali di strati sempre più larghi della popolazione, dovuti, in primis, all’aumento delle bollette e al carovita: costi di una crisi sociale che vengono scaricati tutti verso il basso.
Senza contare gli enormi effetti di devastazione ecologica che questa guerra sta portando: la crisi energetica in corso spinge le multinazionali e i governi a smentire anche quelle poche promesse fatte relativamente alla “transizione green”.
Ma la guerra è anche interna: non possiamo non denunciare l’escalation repressiva che ha il suo apice nel caso Cospito verso il quale lo Stato si sta dimostrando terroristico e ricattatorio.

Oggi è il momento di indicare i responsabili della situazione e i nostri nemici: dal governo Meloni, alla Nato, fino alle istituzioni piemontesi e alla filiera della guerra che intacca pesantemente anche la nostra città. La Cittadella dell’Aerospazio di corso Marche, il piano firmato Leonardo-Politecnico, proprio di fianco alle sedi di Thales Alenia, Leonardo e molte altre aziende; i numerosi accordi tra Politecnico, Unito e università israeliane dirette responsabili del massacro del popolo palestinese, i patti tra le università torinesi e l’Agenzia Frontex che presidia i confini europei. Sono tutti esempi di come anche la nostra città sia al centro di una filiera della guerra sempre più finanziata e radicata.

Come abbiamo fatto in tutto quest’anno, dagli studenti universitari contro gli accordi di ricerca bellicista, fino picchetti dei lavoratori davanti alle fabbriche di armi, ai porti e agli aeroporti vogliamo mettere in campo un’opposizione alla guerra direttamente in casa nostra.

Per questo chiamiamo un momento di assemblea e dibattito cittadino giovedì 23 febbraio a Palazzo Nuovo per confrontarci sulle motivazioni di fondo del conflitto in corso e sulle pratiche di lotta necessarie.
Per questo anche da Torino il 25 febbraio saremo a Genova alla manifestazione contro la guerra convocata dal CALP, il Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali di Genova che da anni blocca uno dei porti italiani con il più alto passaggio di armamenti. L’opposizione non è soltanto possibile, ma necessaria.

Verso la manifestazione di Genova è stata convocata una assemblea cittadina giovedi 23 febbraio alle ore 18.30 – Palazzo Nuovo (all’interno della giornata Strike the wars). Con interventi dei portuali del CALP, Nicoletta Dosio, Connessioni Precarie e molti altri. Saranno disponibili informazioni su bus e treni per scendere tutti insieme da Torino a Genova il 25/02!

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