Liberu già da fine aprile, e poi in seguito con ulteriori comunicati, aveva preannunciato il disastro a cui la Sardegna sarebbe andata incontro con la stagione estiva aperta al flusso turistico esterno.
Mentre ancora Solinas proseguiva il balletto auto assolutorio, chiedendo controlli in maniera generica e senza fondamento normativo e scientifico, noi lanciavamo la proposta di procedere, per una volta, ad una chiusura al flusso turistico esterno per permettere solo un numero molto ristretto di arrivi sottoposti a quarantena successiva.
Tutto ciò avrebbe causato l’innescarsi di una bassa stagione turistica, quasi interamente sostenuta dai vacanzieri sardi che avrebbero avuto anche occasione di riscoprire la loro stessa terra spesso sconosciuta.
Una bassa stagione controbilanciata da incentivi economici pubblici della Regione ai lavoratori del turismo, i quali avrebbero parzialmente compensato anche con una apertura molto meno condizionata dei locali, in quanto operanti in una situazione covid free.
L’applicazione della nostra proposta avrebbe permesso quindi lo svolgersi dell’intera stagione turistica fino a ottobre, con entrate medie ma compensate da sostegno pubblico, avrebbe consentito le normali sagre e feste popolari, la prosecuzione di uno stato di salute pubblica accettabile, la capacità del turismo di reggere la prova e di non innescare l’effetto domino su tutto il resto dell’economia. Fummo trattati da pazzi.
Solinas il primo giugno, rinnegando quanto detto fino al giorno prima, comunicò che la Sardegna accoglieva “a braccia aperte” i turisti provenienti da ogni dove, preceduto dall’assessore al Turismo Chessa che invitò i turisti a fregarsene di guanti e mascherine.
La Sardegna fu interamente contagiata, l’economia turistica sarda venne rasa al suolo da distanziamenti, pochi arrivi, grandi spese e pochi guadagni.
L’Ardia di Sedilo venne impedita e presidiata da forze militari che arrivarono a schedare e denunciare i cavalieri anche all’interno del paese. La grande Sagra del Redentore di Nuoro annullata. Autunno in Barbagia, boccata d’ossigeno per migliaia di aziende delle zone interne, annullata. Le decine, centinaia di feste paesane, di sagre che offrono le eccellenze del territorio, anch’esse annullate con un danno complessivo di dimensioni incalcolabili.
Alla catastrofe economica e finanziaria, causata dall’ottusità di chi si ritiene al di sopra dei consigli e giudica sbrigativamente “pazzia” il parere di chi come Liberu ha a cuore gli interessi di TUTTO il popolo sardo, è seguita adesso la crisi economica generalizzata, di tutti i settori e non più solo del turismo.
Assieme ad essa arriva ora la crisi sanitaria, con un sistema nuovamente impreparato a fare fronte all’emergenza nonostante la lezione di marzo e aprile, con i morti che salgono di giorno in giorno, con l’intero sistema sanitario al collasso e la pandemia che corre in tutti i paesi della Sardegna uccidendo persone di tutte le età.
In questo senso l’inchiesta di Report arriva con grande ritardo: perche il disastro su cui indaga era prevedibile ed era già stato previsto.
Ma al di sopra di tutto è incredibile che dell’inchiesta di Report, e di ciò che ne è seguito e seguirà, facciano scalpore soprattutto i possibili risvolti giudiziari, e non invece l’enormità politica dell’accaduto.
A nostro avviso infatti la rivelazione più incredibile non è tanto, o soltanto, che sia o meno arrivato in tempo il parere del Comitato tecnico scientifico, ma piuttosto che amministratori regionali di Lega, Psd’Az, Forza Italia, Riformatori, UDC, Fratelli d’Italia, ma anche di opposizione PD e LeU, si siano rivelati per così dire “piuttosto sensibili” a quelle che l’inchiesta di Report ha definito eufemisticamente “pressioni” da parte degli operatori delle grosse aziende dello svago.
Pensiamo cioè che, al di là di ciò che potrà stabilire la magistratura in merito all’esistenza o meno di pareri del Comitato, o alla miracolosa celerità con cui esso risponde a seconda delle esigenze, il problema di fondo non è giuridico o penale, ma squisitamente politico.
Noi Sardi oggi abbiamo la prova – ed è questo che conta! – che siamo governati da una classe politica che giura di difendere gli interessi pubblici, ma si rivela invece condizionata dalle “pressioni” di ricchi imprenditori stranieri.
E non è normale, non dovrebbe essere normale che ci siano aziende straniere, che non pagano un solo centesimo di tasse in Sardegna, che non consumano prodotti sardi, che sfruttano e pagano miseramente i lavoratori sardi o li sostituiscono con altri portati da fuori e ancora più sottocosto, che però sono capaci di influenzare – anche sotto le ferie ferragostane, solitamente intoccabili – le azioni della Giunta Solinas.
Quella stessa politica che si è dimostrata mille volte insensibile e sorda alle disperate richieste dei poveri cristi che lavorano, pagano le tasse e chiedono solo di avere pane e dignità!
Non può essere sopportabile, per tutti quei cittadini che hanno perso giornate di lavoro per andare a Cagliari e protestare, per reclamare solo giustizia e interesse da parte delle istituzioni, venire a sapere che quella stessa politica che li ha sempre ignorati, è stata invece capace di sbattere i tacchi e piegarsi agli ordini dei ricchi magnati delle notti estive, arrivando per loro a lavorare sotto ferragosto fino a permettere per i loro affari che il virus riprendesse la sua corsa.
I lavoratori, i disoccupati, i cittadini non possono più sopportare che questa classe politica continui a rappresentare i Sardi nelle loro massime istituzioni.
Per questo invitiamo tutti i cittadini a chiedere le dimissioni del presidente Solinas e la convocazione di nuove elezioni!
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa