In esecuzione, a Catania, oltre 4000 sfratti, simbolo del crescente impoverimento delle classi sociali più deboli.
Da oltre due settimane alcune famiglie provenienti dai quartieri Librino, Pigno, San Giorgio e Villaggio Sant’Agata stanno protestando. Protestano perché sono senza un tetto: ci sono famiglie sfrattate, sgomberate e molte, da anni, hanno fatto richiesta per avere una casa popolare, ma è ormai noto il caso di Catania come città dove le istituzioni politiche sono totalmente immobili sulla questione case-diritto all’abitare.
I “DISAGIATI”, come si qualificano nel loro striscione, inizialmente avevano occupato pacificamente la cattedrale, convinti di trovare il sostegno da parte dell’arcivescovado. Questo non solo non si è verificato, ma, convinti ad uscire fuori dalla chiesa, si sono visti sbarrare tutti i portoni della stessa alle loro spalle. E la cattedrale, per tanti giorni, è rimasta chiusa e non ha svolto le regolari messe per impedire l’ingresso di queste famiglie, dove ci sono anche bambini e anziani, che sono rimasti sotto la pioggia e al freddo.
Da subito si è attivato un meccanismo di solidarietà e di mutuo soccorso: noi ed alcune associazioni di volontariato abbiamo portato alle famiglie cibo, acqua, coperte, la nostra stessa presenza e la nostra stessa forza in soccorso. Vogliono semplicemente una casa: un diritto naturale.
Qualche giorno fa una bambina di un anno è stata accompagnata al pronto soccorso per broncopolmonite, e a noi pare allucinante che in questa città, come in tutte le città del mondo, ci siano zone dimenticate e zone vetrina, zone di assoluta povertà e zone dove invece i soldi non sono un problema, gente troppo ricca e gente troppo povera.
Adesso i “Disagiati” si trovano “alloggiati” nella navata destra della cattedrale in attesa che le istituzioni, finalmente, intervengano. Questa dolorosa vicenda è il simbolo del crescente impoverimento delle classi sociali più deboli, in una città dove il 95% degli sfratti avviene perché non si riesce più a pagare l’affitto a causa della drastica riduzione del reddito, cioè la perdita del posto di lavoro di uno dei coniugi. Nel territorio del comune di Catania si contano oltre 4.000 famiglie coinvolte in procedure di sfratto, procedure in gran parte già esecutive.
Agli SFRATTI si aggiungono gli SGOMBERI contro altri senza tetto, che hanno occupato singole abitazioni o edifici privati o pubblici abbandonati all’usura del tempo, e che al momento dell’occupazione “ritornano” alla mente dei proprietari pubblici o privati. Nel 2016, la Regione Siciliana ha assegnato dei fondi ai comuni considerati “ad alta tensione abitativa”, come il Comune di Catania, con lo scopo di sostenere le famiglie che hanno in corso uno sfratto, nella logica retorica dell’emergenza, in un territorio, la Sicilia, dove non esiste ancora un piano di edilizia sociale.
Esiste solo l’emergenza! E per la Catania ufficiale – da quella che ha il tempo e l’interesse, con fotografi e cronisti al seguito, per inaugurare alberi di Natale nelle piazze, a quella partitica, che fino a qualche settimana fa, in tutti i quartieri, chiedeva voti e spargeva promesse illusorie, a quella del sindacato giallo, così collaborazionista da non permettersi di entrare in contatto con chi soffre di povertà, “i Disagiati”, come tutti gli altri 4000 sfrattati, sono solo una emergenza. Retorica dell’emergenza che alimenta quelle soluzioni temporanee e precarie, sulla cui base sono cresciuti i circuiti speculativi, spesso mafiosi, che condannano ad una condizione di perenne precarietà interi settori sociali di Catania.
– Per le famiglie in lotta per un tetto, che si trovano all’interno della cattedrale, CHIEDIAMO che venga concesso il giusto abitare e non soluzioni che hanno solo lo scopo di rendere invisibile la loro lotta.
– CHIEDIAMO il blocco di tutti gli sfratti e gli sgomberi esecutivi – Difendiamo e rilanciamo il ruolo delle case popolari come vero e proprio salario indiretto.
Comunità Resistente Piazzetta
Federazione Del Sociale USB
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