Venerdì pomerggio, una delegazione della Federazione del Sociale USB Sicilia, composta da compagne e compagni delle federazioni di Catania, Siracusa e Ragusa, ha visitato il ghetto-baraccopoli di Cassibile (SR), dove circa 250 lavoratori agricoli, in gran parte provenienti dal Senegal e dal Ciad, “vivono in condizioni non accettabili, sfruttati e mal ritribuiti”, come sottolinea Claudia Urziì, responsabile regionale della FDS USB Sicilia e membro del coordinamento nazionale della FDS USB.
“Abbiamo visitato il ghetto di Cassibile – dice Claudia – un luogo fatto di tende e di capanne, dove cercano di vivere o meglio sopravvivere i lavoratori agricoli. Una situazione assolutamente inaccettabile!”.
“La maggior parte di questi lavoratori – continua la sindacalista dell’USB – ha un contratto, ma il problema è che quello che loro chiamano ‘il padrone’ non gli consegna le buste paga. Quindi, i lavoratori delle aziende agricole di Cassibile, come accade in altre zone del Paese, sono costretti a vivere in condizioni di schiavitù, mentre i padroni guadagnano migliaia di euro e vendono la merce alla grande distribuzione”.
“Come USB – conclude Claudia Urzì – siamo stati nel ghetto di Cassibile per denunciare la situazione del luogo, per informare i lavoratori sui loro diritti calpestati e per sostenere la loro sindacalizzazione, come facciamo in altri campi, come era riuscito a fare il nostro fratello e compagno Soumaila Sacko, ucciso vigliaccamente nella baraccopoli di San Ferdinando”.
“A differenza degli anni scorsi – spiega Michele Melilli, responsabile della Federazione del Sociale USB Ragusa – il ghetto di Cassibile quest’anno è in un solo campo dove al momento sono presenti circa 250 lavoratori. Molti di loro hanno un contratto, ma ricevono una retribuzione inferiore alla paga prevista dal CCNL di categoria. In più, ai lavoratori, pur essendo contrattualizzati, vengono versate meno giornate rispetto a quelle effettivamente lavorate. Eppure questi lavoratori permettono a tanti “imprenditori” italiani di guadagnare tanti soldi con la raccolta e la vendita delle patate, delle fragole, dei limoni… Un’ economia che si regge sullo sfruttamento selvaggio dei lavoratori”.
Concludendo, sulla proposta di dare vita ad un campo attrezzato, Michele esprime la totale contrarietà dell’USB: “L’USB è contraria a soluzioni tampone, come alloggi con tende attrezzate, perché crediamo che questi lavoratori abbiano il diritto di vivere in case e alloggi adeguati”.
Durante la visita al campo, le sindacaliste e sindacalisti hanno distribuito un volantino redatto in arabo, francese e inglese e italiano.
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