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Catania. Usb: “Teatro Bellini, un nuovo gravissimo omicidio culturale!”

La grave crisi in cui versa il Teatro “Massimo” Vincenzo Bellini di Catania e il conseguente rischio di chiusura, più volte denunciato dai lavoratori, rischia di concludersi nel modo più drammatico e inaccettabile.

Senza i necessari contributi economici, in un quadro in cui l’attività dei teatri lirici italiani è sempre più vincolata dall’ingresso dei capitali privati nonché dalla spending review sul capitale pubblico, il destino di questo monumento della lirica italiana appare segnato.

Quella del Teatro catanese, che per unanime giudizio ha l’acustica migliore fra tutti i teatri europei, è una storia lunga e ricchissima, essendo stato inaugurato il 31 maggio 1890 con il capolavoro belliniano “Norma”.

Beniamino Gigli, nelle sue memorie, scriveva che il “Bellini” ha la più bella sala di teatro al mondo.

Eppure questo inestimabile patrimonio materiale e immateriale sembra non interessare alla politica nazionale, regionale e locale: si preferisce perdere un pezzo di forte identità per la città di Catania, che inspiegabilmente manca di un conservatorio, e per l’intera regione, anziché salvaguardare finanziariamente il gioiello architettonico ideato da Carlo Sada (1849-1924), ispirato all’eclettismo francese di Charles Garnier (che progettò l’Opéra di Parigi), ma che il nostro schivo architetto arricchì con una grande varietà e quantità di decorazioni che riecheggiano il barocco del centro storico cittadino.

Si preferisce rischiare di privare l’Italia intera di un teatro prestigiosissimo, che ha visto come protagonisti i migliori direttori d’orchestra e cantanti del ‘900, piuttosto che ammettere il fallimento della gestione a vocazione privatistica, iniziata con la loro trasformazione da enti pubblici in fondazioni di diritto privato (1996).

Si preferisce togliere lavoro alle grandi professionalità artistiche e tecniche che in questi anni difficili hanno, faticosamente, assicurato un eccellente livello, sia esecutivo che di messa in scena degli spettacoli, nonostante il crescente rimaneggiamento delle piante organiche.

Non si può assistere inermi a questo nuovo gravissimo omicidio culturale!

Ci chiediamo che valore abbiano, per i rappresentanti della politica regionale e nazionale, gli articoli 1, 3 e 9 della nostra Costituzione, laddove venga abbandonata una istituzione di tale importanza. Il rinominato Ministro alla Cultura Dario Franceschini certo continuerà a fare sonni tranquilli se nel 2014 dichiarava che 14 fondazioni lirico sinfoniche sono addirittura troppe.

Figuriamoci se, in tale ottica, per Franceschini è un problema perdere un “semplice” teatro “di tradizione”!

Come sempre sono i lavoratori e i cittadini a dover rivendicare la loro dignità, attraverso i diritti e il lavoro, per la piena attuazione dei principi costituzionali.

Il Coordinamento Nazionale USB Cultura intende impegnarsi con la mobilitazione e anche presso le sedi istituzionali, per scongiurare la chiusura del Teatro “Massimo” di Catania e per difendere il patrimonio umano e artistico che rappresenta.

A tutti i lavoratori un invito a lottare e a non perdere la speranza. USB sarà a supporto di questa battaglia!

 

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