Varie realtà sociali, già protagoniste delle lotte contro il disagio e l’emarginazione delle fasce più deboli sociale, hanno aderito al corteo di martedì 29 (ore 9, concentramento a piazza Marina), indetto a seguito di una conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi dai percettori della misura di sostegno.
Con un comunicato congiunto il movimento dei Nastrini e la CUB Territorio dichiarano la loro adesione alla manifestazione di martedì prossimo a difesa del reddito di cittadinanza, che si concluderà a Palazzo della Regione (piazza indipendenza). La manovra del governo, a loro avviso, tenta di dividere i cittadini in “italiani di serie A” ed “italiani di serie B”: «questo è quello che vorrebbe fare il nuovo governo che mira a colpire i già deboli percettori del reddito di cittadinanza, riducendo la platea degli aventi DIRITTO».
Tra l’altro fanno notare che – fra inflazione, “caro bollette” e “caro vita” in generale – «il sussidio ha perso potere d’ acquisto». Per questo la CUB-Territorio e Movimento dei NASTRINI aderiscono alla manifestazione «per difendere i diritti dei percettori di Rdc: si vuole negare il diritto di sussistenza che ha alleviato in questi anni il disaggio sociale di ampie fasce di popolazione, ricacciandole adesso nella marginalizzazione e nella disperazione».
Si giunge così alla redde rationem voluta dal pensiero mainstream, quello che sin dal primo momento del varo della misura ha fatto muro contro qualsiasi sostegno al reddito, con una campagna diffamatoria e strumentale, ben orchestrata dai media della carta stampata e dei salotti televisivi delle reti pubbliche e private nazionali: contro i percettori del RdC si è voluto far passare l’immagine dei “fannulloni parassiti ignoranti, pigri, adagiati nel salotto di casa ed intossicati dal metadone di stato”.
In altri termini, parlano di “nullafacenti” che si rifiutano di lavorare o – tuttalpiù – di poveri “antropologicamente colpevoli della loro condizione di povertà”: «È ARRIVATO IL MOMENTO DI REAGIRE E FAR CAPIRE AL NUOVO GOVERNO – scrivono Nastrini e Cub – CHE NON CI STIAMO A FARE LE PECORE, SCENDIAMO IN PIAZZA A FAR SENTIRE LA NOSTRA FORZA E LA NOSTRA RABBIA PER COME CI STANNO TRATTANDO!»
Alla manifestazione in difesa del reddito di cittadinanza parteciperanno anche i giovani del Laboratorio Sociale Malaspina che in un loro social post hanno dichiarato: «Il Reddito di Cittadinanza è un diritto necessario per tutti quelli che non riescono a trovare un lavoro dignitoso. Sottrarre la misura ai percettori, significa lasciarli in mezzo alla strada senza aver garantito prima un lavoro che gli permetta di arrivare alla fine del mese. Contro l’idea del governo di tagliare il sussidio, Il 29 novembre scendiamo in piazza con i disoccupati che percepiscono il reddito!».
Infine, registriamo l’attiva partecipazione anche del Comitato di lotta per la Casa 12 Luglio Palermo, che in una sua articolata nota di adesione scrive: «L’avete voluta a tutti i costi al governo. Ora lei – la Meloni – se la ride e dichiara che l’Italia torna a correre. Già, torna a correre lasciando indietro i poveri che sono considerati una zavorra, parassiti che bisogna schiacciare».
Inoltre, il Comitato mette in evidenza, con una piccola dose d’ironia, la logica perversa che sostanzia la manovra governativa, come se ”i problemi dell’Italia si risolvessero andando a togliere 2 milioni di euro a chi vive di stenti”.
La nota conclude ponendo una serie d’interrogativi le cui risposte cadono in un assordante vuoto silenzio: «Un “occupabile” di cinquant’anni dove “cavolo” [detto eufemisticamente] lo trova un lavoro? Chi lo assume? Gli faranno fare i tirocini formativi per fare cosa? E poi quali tirocini formativi? Quelli per i quali c’è gente che aspetta anni per avere i 500 euro al mese spettanti durante i 6 mesi di tirocinio?»
Insomma, attorno alla manifestazione di Piazza Marina pare si stia coagulando un vasto fronte resistenziale, per reclamare a gran voce il mantenimento strutturale del sostegno al reddito, quale diritto soggettivo tutelato dal nostro ordinamento giuridico; il che – questo sì! – allineerebbe una volta tanto il nostro paese all’Europa più avanzata.
Infatti nella maggior parte dei paesi membri dell’UE (fatta qualche ancora isolata eccezione) esistono misure di garanzie variamente articolate, al fine di contenere l’emarginazione sociale e l’allargamento della forbice tra le fasce deboli della società (quella massa ingente che vive in condizioni di povertà assoluta o relativa) e la ristretta cerchia sociale di ricchi “virtuosi”, che – con la pandemia prima e con la guerra adesso – è diventata sempre più ricca.
* da Mediterraneo Terra di Pace
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