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Catania. Occupato il liceo Spedalieri…

OCCUPIAMO! PERCHÉ? 15/02/24
Le studentesse e gli studenti occupanti propongono, attraverso questo documento, un diverso svolgimento delle regolari attività didattiche nei giorni a venire.
Prima di procedere criticando questo strumento di protesta, vi esortiamo a leggere con attenzione e comprendere i motivi che ci spingono a questa presa di posizione.
In questi anni abbiamo avuto modo, in numerose occasioni, di discutere del sistema educativo attualmente in vigore, reputandolo insoddisfacente, carente sotto molti punti di vista e oltremodo alienante.
Già da tempo, infatti, noi studenti e studentesse abbiamo messo in atto un processo di informazione e consapevolezza collettiva, attraverso diverse giornate di autogestione e molti altri momenti, anche extrascolastici.
Dalla partecipazione alle attività precedentemente elencate, ne è scaturita una forma di riflessione e presa di coscienza su temi che ci coinvolgono, in maniera diretta e non, come: i continui e ingenti tagli ai fondi destinati all’istruzione, le riforme che intendono snaturare gli
obiettivi e le funzioni di cui la scuola pubblica dovrebbe essere garante, con l’obiettivo di avvicinarla a una logica aziendale del profitto.

Per tutta risposta, la linea politica scelta dall’attuale Governo, piuttosto che accogliere le istanze degli studenti e delle studentesse, preferisce sopprimerle con intimidazioni e metodi repressivi. Modalità già ampliamente perpetrate nei confronti di manifestazioni di altra natura, come testimoniano i recenti episodi di censura e lo violenza ai danni di coloro che si sono schierati a favore della causa palestinese.
A quanto detto sinora va ad aggiungersi la scarsità e l’inadeguatezza degli investimenti destinati, dal Governo attuale e dai precedenti, in favore del sistema scolastico.
La mancanza di risorse mortifica una realtà che avrebbe bisogno di maggiori investimenti, questi ultimi spesso elargiti ad altri settori, come quello dell’industria bellica o al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina per cui verrebbero stanziati circa diversi miliardi di euro, fondi che potrebbero sollevare il Mezzogiorno dall’arretratezza in cui riversa.
L’Italia, risulta agli ultimi posti nell’UE per la spesa destinata all’istruzione che, in riferimento ai dati ISTAT del 2019, risulta essere pari al 3,9% del Pil, a fronte di una media UE del 4,7%.
All’interno della legge di bilancio sono previsti copiosi tagli per una somma superiore a 50 milioni di euro, tra i quali spiccano una parte destinata al contrasto del fenomeno della dispersione scolastica nonché un’altra relativa alle agevolazioni finanziarie verso le famiglie che le richiedano.
A rendere la situazione ancor più critica vi sono le ultime riforme previste dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, le quali contribuiscono all’ingerenza delle aziende all’interno dell’apparato scolastico.

Tra queste riforme basta citare il “rivoluzionario” Liceo Made in Italy, il quale si pone come obiettivo quello di far risaltare il prodotto italiano a livello internazionale, allontanando di fatto l’istituzione scolastica dal ruolo che è chiamata a ricoprire: educare coscienze libere, partecipi e critiche.
Ulteriore riforma volta all’aziendalizzazione della scuola è quella del cosiddetto “4+2”, la quale porterebbe alla riduzione del percorso scolastico da 5 a 4 anni per gli istituti tecnici e professionali, con la possibilità di frequentare i due anni supplementari del biennio ITS,
promuovendo i rapporti con le aziende al posto di valorizzare la formazione degli studenti.
Abbiamo scelto di adoperare questa forma di protesta in primo luogo come risposta alle spropositate azioni repressive perpetrate dal ministero dell’istruzione e del merito nei confronti del dissenso studentesco.
Giuseppe Valditara, attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito, in questi mesi ha rilasciato una serie di dichiarazioni che mirano a silenziare e punire qualunque forma di dissenso studentesco.
Valditara, negli ultimi giorni, ha esortato gli istituti di tutto il Paese a sanzionare gli studenti e le studentesse presumibilmente riconducibili alle occupazioni degli istituti con gravi provvedimenti quali la bocciatura, la sospensione, e l’abbassamento del voto in condotta (come previsto dalla recente omonima riforma), con conseguente non ammissione agli esami di Stato.
Ci teniamo a mostrare piena solidarietà nei confronti degli studenti e delle studentesse dei licei Virgilio e Tasso di Roma, Barozzi di Modena e Maria dè Liguori di Acerra, che hanno sperimentato le gravi conseguenze previste dalla politica repressiva del Ministro Valditara.
A tal proposito si cita la sentenza numero 1044 rilasciata dalla Corte di Cassazione penale il 30 marzo del 2000, in cui si afferma “L’edificio scolastico, pur appartenendo allo Stato, non costituisce una realtà estranea agli studenti, che non sono dei semplici frequentatori, ma soggetti attivi della comunità scolastica e pertanto non si ritiene che sia configurato un loro limitato diritto di accesso all’edificio scolastico nelle sole ore in cui è prevista l’attività scolastica in senso stretto”.
Le occupazioni esistono poiché i luoghi di aggregazione e discussione attiva e critica spesso mancano e, se ci sono, la loro sopravvivenza è minacciata dallo Stato. Nella nostra cittá questi luoghi operavano e operano tuttora, offrendo alla comunità spazi sicuri di espressione e dibattito, nonché servizi fondamentali alla dignitosa, esistenza delle persone che vi abitano.
Il consultorio ¡Mi Cuerpo Es Mio!, la cui vicenda di sgombero ha giustamente suscitato indignazione in tutta la comunità nazionale, da tempo operava offrendo servizi fondamentali e gratuiti quali sportelli psicologici, consulti ginecologici e operando anche come centro antiviolenza. Luoghi come questo si preoccupano da anni di tutelare la sicurezza di donne e soggettività non conformi, soprattutto quando lo Stato e le autorità giudiziarie, figli della retorica di matrice patriarcale e sessista a cui siamo sempre stati educati, sono assenti.

Il consultorio ¡Mi Cuerpo Es Mio!, la cui vicenda di sgombero ha giustamente suscitato indignazione in tutta la comunità nazionale, da tempo operava offrendo servizi fondamentali e gratuiti quali sportelli psicologici, consulti ginecologici e operando anche come centro antiviolenza.

Luoghi come questo si preoccupano da anni di tutelare la sicurezza di donne e soggettività non conformi, soprattutto quando lo Stato e le autorità giudiziarie, figli della retorica di matrice patriarcale e sessista a cui siamo sempre stati educati, sono assenti. Lo sgombero del consultorio è una questione sulla quale non possiamo permetterci indifferenza.

Noi siamo fortemente convinti che debba essere nell’interesse della collettività tutelare e incentivare l’esistenza e la permanenza sul territorio di questi luoghi occupati, autogestiti e transfemministi, soprattutto in un momento storico in cui lo Stato mira a sopprimerli.
A questo punto ci chiediamo, Valditara, hai forse paura del dissenso?
Noi pensiamo di sì! A comprova di ciò vi sono alcuni episodi avvenuti recentemente: a seguito di dichiarazioni di solidarietà al popolo palestinese espresse da studentesse e studenti del Liceo Manzoni di Milano, il Ministro ha minacciato di indagarli per odio razziale. Esempi ancor più violenti e repressivi sono accaduti in città come Torino e Napoli, dove manifestazioni a favore della Palestina, in cui venivano criticate le posizioni sioniste prese dal governo italiano ed europeo, hanno visto le forze dell’ordine caricare studenti e cittadini.

Come studenti e studentesse esprimiamo il nostro pieno sostegno al popolo palestinese, in questo momento vittima della crudeltà dello stato fascista di Israele, che sta mettendo in atto un vero e proprio genocidio, affamando e bombardando indiscriminatamente la popolazione di Gaza e dei territori limitrofi.

Ciò che sta accadendo (diversamente da come i media occidentalizzati riportano, non solo dal 7 ottobre 2023, quanto piuttosto dal 1948) continua a essere taciuto e negato dagli Stati occidentali, che attraverso dichiarazioni ufficiali di solidarietà allo Stato di Israele, stanno fattivamente contribuendo alla pulizia etnica in atto.
Negli ultimi giorni, è al centro del dibattito nazionale la dichiarazione fatta dall’amministratore delegato della RAI Roberto Sergio che ha espressamente dichiarato che la RAI, in qualità di fonte di divulgazione nazionale, continuerà a raccontare ogni giorno attraverso i suoi telegiornali, la tragedia delle vittime israeliane.
Queste dichiarazioni palesano una visione distorta dei fatti, che vede i telegiornali impegnati a narrare una storia in cui Israele è unicamente vittima, oscurando la violenza efferata perpetrata in questi anni ai danni del popolo palestinese.
In seguito alle suddette dichiarazioni, sono state organizzate in tutto il Paese delle manifestazioni di fronte alle sedi della RAI e tra le altre a Napoli, dove il dissenso è stato represso con ingiustificata violenza da parte delle forze dell’ordine.
Troviamo sconcertante il diverso trattamento che viene, invece, riservato a manifestazioni di matrice fascista, come quella del 7 gennaio 2024 a Roma, in cui in centinaia hanno apertamente inneggiato al Partito Fascista.
L’opinione pubblica ha reagito con profonda indignazione, ma da parte del Governo non sono giunte né dichiarazioni che condannassero l’accaduto né alcun genere di serio provvedimento nei confronti dei partecipanti.
Alla luce del contenuto di questo comunicato, reputiamo cruciale ribadire che questo gesto è volto alla creazione di un ambiente scolastico in cui tutti possano sentirsi liberi di pensare, creare, esprimersi e condividere.
CHI LOTTA PUÒ PERDERE, CHI NON LOTTA HA GIÀ PERSO.

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