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Catania. Un nuovo supermercato “sostituisce” la costruzione di una scuola

Sì, Catania ha proprio bisogno di un altro supermercato, e che sia Lidl. Ce ne sono troppo pochi.
E l’amministrazione, per bocca dell’assessore all’Urbanistica, che è anche un noto urbanista, si spinge fino a riconoscere i supermercati come “servizi generali di prima necessità”, e quindi compatibili con un’area (zona L) destinata, dal Piano regolatore, ad attrezzature di interesse generale.

Non abbiate timore non stiamo per infilarci in una questione tecnica complicata che può interessare solo gli esperti. La questione è più semplice di quanto non sembri e ne abbiamo già parlato.

Sta per essere costruito un nuovo supermercato in via Palazzotto, subito sotto il tondo Gioeni. L’Ufficio Urbanistica lo ha autorizzato nonostante in quell’area il vigente piano regolatore preveda la costruzione di una scuola e nonostante che in passato (2015) non la Lidl, ma il Penny Market avesse ricevuto un diniego dall’allora direttore dell’Urbanistica, diniego confermato sia dal Tar sia, in appello, dal Consiglio di Giustizia amministrativa (CGA).

Nulla è cambiato da allora se non i nomi, quello della società che chiede il permesso e quello del direttore dell’Ufficio. La zona è sempre destinata a servizi generali, vale a dire deve soddisfare una necessità pubblica, in particolare deve servire all’istruzione e, in piccola parte, a verde pubblico.

In un caso come questo, se il direttore concede il permesso per un supermercato (uno dei tantissimi che continuano a fiorire in città) non fa altro che permettere ad un privato di farsi i soldi utilizzando uno spazio che è un bene comune da cui tutti dovrebbero trarre vantaggio. Questa la premessa.

C’è un caso analogo, quello dell’Eurospin autorizzato a Cibali, in via Martelli Castaldi. Anche lì un supermercato al posto di una scuola. Un caso su cui oggi indaga la magistratura. Ma gli interessi in campo sono forti, non c’è tempo di aspettare il corso della giustizia. In via Palazzotto la Lidl vuole realizzare l’ennesimo supermecato e la Direzione Urbanistica dice di sì.

E, come in via Martelli Castaldi, nega che il simbolo S presente nelle tavole del Piano regolatore significhi necessariamente Scuola. Nega infatti l’esistenza della legenda che spiega i vari simboli presenti nelle planimetrie: S per Scuola, SM per Scuola Media, M per Mercato. Sì, perché c’è anche il simbolo M, che indica – nella pianificazione – la presenza di un Mercato, ormai assimilato anche a supermercato. Che non è la stessa cosa, ma facciamocene una ragione, almeno la tipologia è quella.

Come dicevamo, l’esistenza della legenda che spiega i simboli viene negata dalla direzione urbanistica, viene negata anche dagli ispettori dell’Assessorato Territorio e Ambiente, venuti da Palermo per il caso di Cibali. Secondo loro, la legenda non c’è. Eppure è presente sul sito del Comune fra gli elaborati del vigente piano regolatore, resi pubblici sulla pagina “Amministrazione trasparente”. Argo la pubblica. L’Ufficio fa finta di niente e va avanti per la sua strada.

Maurizio Caserta, candidato sindaco e oggi consigliere di opposizione, fa sua la questione e presenta una interrogazione in Consiglio Comunale. Dopo un mese circa arriva la risposta scritta e poco dopo anche quella orale, nel corso di un Question Time in cui vengono discusse un gruppo di interrogazioni. A rispondere è l’assessore La Greca che ha controfirmato anche il riscontro scritto.

Entrando nel merito della risposta, risalta subito evidente una cosa. Sebbene l’esistenza – negata – della legenda sia al centro dell’interrogazione, potremmo definirlo il nocciolo del problema, nella risposta non se ne parla affatto. Il tema è assente, ignorato.

Si disquisisce dell’uso dei termini ‘servizi pubblici’ o ‘servizi di interesse generale’, questione tecnica e annosa che nulla cambia dell’essenza del problema, cioè al primato che dovrebbe avere l’interesse collettivo. E poi si parla del Piano Regolatore Generale di Luigi Piccinato, ricordando che è stato “redatto e adottato nel 1964 con delibera consiliare n.296/64”.

Due colpi di spugna in uno. Anzi tre.

Si cancella il fatto che l’approvazione definitiva sia avvenuta nel 1969 (Decreto del Presidente della Regione Siciliana n. 166-A del 28 giugno 1969), a Palermo, e riguardi anche le planimetrie che contengono la legenda che spiega il significato dei diversi simboli relativi ai servizi pubblici.

Si ignora totalmente l’esistenza del decreto ministeriale del 2 aprile 1968 che fissava gli standard minimi inderogabili relativi a scuole, servizi di interesse comune, parcheggi e verde pubblico, cioè le superfici minime da destinare a ciascun tipo di servizi in proporzione agli abitanti previsti, da verificare nella redazione definitiva del Piano.

Come, infatti, è avvenuto. Gli standard sono stati verificati e inseriti nel Piano. Ed ecco perché la legenda è associata alla versione definitiva del 1969. Contiene una simbologia che non è casuale, i simboli non sono intercambiabili. Indicano gli standard inderogabili che la città deve rispettare, materia per materia. Ed ecco perché negare l’esistenza della legenda è il terzo colpo di spugna.

Per carità, tutto si può cambiare. Anche la definizione degli standard, ma questo può avvenire solo all’interno di un aggiornamento del piano regolatore o con la stesura di un nuovo piano, quello di cui siamo in attesa da anni.

Che l’attuale definizione degli standard non sia anacronistica è dimostrato dal fatto che la nuova legge urbanistica regionale (n.19 del 13 agosto 2020) mantenga l’obbligo di rispettare gli standard urbanistici del decreto ministeriale 2 aprile ‘68.

Quanto all’importanza di questi standard non è necessario spendere altre parole, basti pensare al verde pubblico che manca in città, la cui mancanza si fa sempre più pesante.

In conclusione, Amministrazione e Uffici si chiudono a riccio. Affermano che nel permesso di costruire relativo alla Lidl di via Palazzotto “non ricorrono rilievi di incompatibilità”. Dopo la risposta di La Greca alla sua interrogazione, Caserta non può che dichiararsi insoddisfatto. Prova anche a mostrare la copia dell’elaborato grafico che contiene la legenda negata. Ma neanche sbandierarla è bastato a renderla ‘visibile’.

Cade nel dimenticatoio anche la sentenza del CGA (2018) che aveva respinto il ricorso dei proprietari e confermato la correttezza del diniego opposto dal Comune. Una sentenza in cui, oltre ad affermare che, nel caso di aree destinate alla fruizione pubblica, l’utilizzatore non potesse essere che “l’ente pubblico di riferimento”, si invitava il Comune a procedere ad una nuova pianificazione. Cosa di cui la città è da anni in attesa.

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