Nella giornata dell’11 settembre, USB Lavoro Privato di Catania ha organizzato un volantinaggio davanti alla sede della ST per denunciare il tentativo di esclusione della nostra organizzazione sindacale dalle prossime elezioni RSU, messo in atto da Fiom, Fismic e Uglm. Tali sigle, con le dimissioni dei loro delegati avvenute all’inizio di agosto, hanno di fatto costretto la nostra sigla a raccogliere nuovamente tutte le firme necessarie per la presentazione della lista, in pieno periodo di Ferragosto.
Abbiamo già presentato ricorso presso l’Ispettorato del Lavoro contro le decisioni assunte dalla Commissione Elettorale, e nel frattempo stiamo continuando a raccogliere le firme tra i lavoratori, riscontrando una forte adesione e sostegno alla nostra lista.
Tutto ciò accade nel pieno di una gravissima crisi industriale, con un tavolo permanente aperto presso il MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), mentre le sigle sindacali a livello nazionale dichiarano di rigettare il piano industriale presentato dal gruppo. Eppure, proprio a Catania, assistiamo a giochi di potere da parte di alcune organizzazioni sindacali, invece di unire le forze per modificare un piano che rischia di compromettere gravemente l’occupazione e la tenuta industriale nazionale. Così facendo, si mette a repentaglio l’unità sindacale nazionale, faticosamente raggiunta nei mesi scorsi.
ST sta portando avanti, nel sito di Catania, investimenti di enorme portata, tra cui il campus per il carburo di silicio, per un valore complessivo di 5 miliardi di euro, di cui circa 2 miliardi di fondi pubblici. Un progetto strategico, coerente con il Chips Act europeo e le sfide della transizione tecnologica, ma che potrebbe essere messo a rischio dagli sviluppi del mercato globale, come la crescente concorrenza cinese e la strategia “China for China”, a cui si aggiunge la crisi conclamata del mercato dell’ auto elettrica in Europa, che potrebbero avere impatti negativi anche sugli investimenti e sull’occupazione nonostante le roboanti dichiarazioni del ministro Urso.
Il sito di Agrate Brianza è invece oggetto i un preoccupante ridimensionamento. Il piano industriale industriale 2025–2027 prevede:Il dimezzamento della produzione sulla linea a 200mm;Il mantenimento della linea a 300mm a metà regime, per assenza di nuovi prodotti e tecnologie;Il trasferimento del reparto testing all’estero;Una riduzione occupazionale del 30% .
Le prospettive di rilancio dal 2028 al 2030 rimangono solo ipotesi non supportate da investimenti concreti e soggette a condizioni di mercato estremamente incerte, e la nuova acquisizione dei mems di Nxp non sembra abbia un impatto positivo sull’occupazione ad Agrate.
La posta in gioco è altissima: migliaia di posti di lavoro qualificato, il futuro della manifattura tecnologica italiana, e il ruolo dell’Italia nel nuovo ordine tecnologico europeo.
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