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Livorno. E’ morta Marcella Ribechini, l’attivista ustionata nell’incendio della Cigna

Questa notte la nostra compagna e attivista sindacale Marcella Ribechini ci ha lasciati. Ha combattuto la sua battaglia con tenacia e determinazione fino all’ultimo istante ma purtroppo le ustioni che aveva riportato durante l’incidente erano troppo estese. A nulla sono serviti i vari interventi a cui è stata sottoposta all’ospedale di Pisa.
E’ passato quasi un mese da quell’infame giorno e, insieme ai tantissimi compagni e compagne che l’hanno sostenuta in questa battaglia, abbiamo sperato fino all’ultimo che ce la potesse fare.
Marcella si era avvicinata al sindacato e al movimento Livornese da qualche anno. Una donna straordinaria che non si fermava di fronte a nulla. La sua voglia di dedicarsi alla militanza sindacale e politica era cresciuta nel tempo. Si era presentata alla nostra sede perché, dopo aver attraversato un momento difficile, aveva subito uno sfratto per morosità incolpevole sulla propria pelle. Da subito non si era limitata a “chiedere” sostegno, ma aveva deciso di impegnarsi in prima persona per aiutare gli altri. Non certo per carità cristiana. Marcella era una compagna prima di tutto, una compagna che credeva in un progetto di riscatto collettivo. Marcella è un esempio per tutti noi. Un esempio di cosa voglia dire crescere e formarsi politicamente e intellettualmente dentro le lotte e non tra le chiacchiere di chi pensa di avere sempre ragione in teoria ma non affronta mai la pratica. Potete provare a convincerci del contrario ma per noi è questo il vero “miracolo”, il cuore pulsante che mai smetterà di battere nella storia dei movimenti comunisti che hanno attraversato il nostro paese. Fino a quando, da parte di chi non ha “nulla”, ci sarà voglia di riscatto personale e collettiva e l’orgoglio di non arrendersi, qualsiasi cambiamento sociale è possibile.
Con il suo carattere un po’ impulsivo e a volte “burbero” Marcella, con la sua sensibilità, sapeva infondere fiducia e speranza nelle tante famiglie in difficoltà che sceglievano questo percorso dopo essere state abbandonate dalle istituzioni e dallo Stato. Quando c’era da intervenire era sempre la prima.
Oltre al sindacato aveva deciso di impegnarsi anche in altri collettivi e progetti. Per un anno ha portato avanti il ristoro autogestito in via dei Mulini a fianco dei lavoratori disoccupati e ha partecipato a tutte le manifestazioni in sostegno dei richiedenti asilo e alle riunioni dell’assemblea autonoma Livornese.
Non sarà facile superare questo momento ma siamo sicuri che andremo avanti con la stessa determinazione che ci ha strasmesso in questi anni. A tutti quei personaggi che hanno, da subito, provato a speculare politicamente su una tragedia che nulla ha a che vedere con l’occupazione in cui viveva, vogliamo dire che sono davvero “fortunati”. Con un buon lavoro e due o tre case di proprietà è facile parlare di ordine e legalità. Siete quella parte di città che ha avuto la possibilità di costruirsi una vita grazie alle lotte dei propri nonni e genitori ma si è subito dimenticata di cosa voglia dire combattere e conquistare con il sudore i propri diritti. Avete lasciato indietro quelli che consideravate meno “furbi” e non abbastanza servili come lo siete voi. Per fortuna non abbiamo nulla da spartire e vi chiediamo di evitare ipocrite dichiarazioni di solidarietà e vicinanza.
Marcella noi ti abbracciamo. Saresti contenta di sapere che non ci siamo mai fermati, che non abbiamo perso un’occasione per darci da fare. Che la terra ti sia lieve compagna di vita e di militanza.
Asia-Usb Livorno
Le famiglie del comitato diritto all’abitare

(Nella foto Marcella durante lo sciopero generale del 21 ottobre)

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1 Commento


  • Simona

    Bellissimo ricordo. Sono un’amica di Marcella che l’ha frequentata per diversi anni quando abitava a Colle val d’elsa. Recentemente ci eravamo ritrovate grazie a Facebook e se non fosse successa quella tragedia ci saremmo sicuramente riviste. A Marcella, che apprezzava la mia scrittura e mi incoraggia a a scrivere, ho dedicato il mio libro, ambientato proprio nella frazione in cui viveva insieme ai genitori. Quanto avrei voluto poterne parlare insieme a lei. Purtroppo non ce ne è stato il tempo. Mi è rimasto però il desiderio di incontrare le persone che frequentava per sentirla raccontare da chi le voleva bene e per capire come è successo l’incidente in cui ha perso la vita.

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