Si sgonfia parecchio l’indagine sugli anarchici per la bomba esplosa davanti a una sede di Casapound, a Firenze (la libreria Il Bargello), in cui un poliziotto artificiere rimase gravemente ferito a una mano e un’occhio. Degli otto arrestati, infatti, uno solo è ancora trattenuto agli arresti. Salvatore Vespertino sarebbe stato “inchiodato” (ma i condizionali sono più che d’obbligo) dal ritrovamente di una traccia dna sullo scotch usato per il pacco contenente l’esplosivo.
Ttutto gli altri sono stati rimessi in libertà da diversi tribunali italiani (quindi con giudici diversi, che hanno semplicemente analizzato gli atti e le presunte “prove” portate dagli inquirenti), visto che gli arresti erano stati eseguiti un po’ in tutta Italia.
Il giudice di Roma, per esempio, non ha convalidato il fermo di Roberto Cropo, torinese, trent’anni. Cropo era ritenuto da inquirenti e investigatori uno specialista di esplosivi, e che quindi avrebbe dovuto avere un ruolo decisivo nella preparazione della bomba. Se lui non è il “bombardiere”, tutto il castello messo in piedi e culminato con l’assedio di polizia al circolo “La riottosa” di Firenze resta senza pilastri.
Sabato scorso era invece stato il giudice di Firenze Fabio Frangini a non convalidare i sei fermi avvenuti nel capoluogo toscano, e dunque ha rigettata la domanda di custodia cautelare a carico degli indagati. Tranne che per Vespertino, appunto.
Il giudice di Lecce che stava valutando la posizione di Pierloreto Fallanca, bloccato in Salento, ha per ora ravvisato gli estremi del ‘pericolo di fuga’ posto dai pm fiorentini a fondamento del decreto di fermo.
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