La repressione colpisce ancora e questa volta la sua vittima è una professoressa dell’istituto Datini di Prato.
La sua “colpa” è quella di essersi schierata dalla parte degli studenti e delle loro famiglie, che venivano costretti dal preside a pagare il contributo volontario, spesa non indifferente per chi ha una situazione economica non favorevole, sotto il ricatto di vedersi privati di alcune attività da questa indipendenti. Inoltre si è unita ai suoi studenti nella lotta contro l’alternanza scuola-lavoro subendo gravi conseguenze come la perdita della classe e la sospensione dall’insegnamento con ritiro dello stipendio per qualche giorno.
Il nostro appoggio va a tutti coloro che come noi ogni giorno si oppongono all’alternanza che sottrae tempo e energie che potrebbero essere dedicate alla formazione personale o allo svago, che abitua alle logiche di profitto, abitua a vivere una vita da precari e ad essere sfruttati.
Noi questo sistema non lo accettiamo, pensiamo che l’alternanza non sia riformabile, ma debba essere abolita e ogni volta che manifestiamo il nostro dissenso ci ritroviamo di fronte al muro della repressione.
Repressione quando a Carpi la denuncia dell’esperienza di uno studente, tramite un post su facebook, è stata punita con un 6 in condotta, repressione quando un preside di Senigallia ha impedito con minacce ad alcuni studenti e alcune studentesse del “suo” istituto la partecipazione ad un corteo proprio contro l’alternanza, repressione quando ogni volta che ci rifiutiamo di obbedire subiamo ripercussioni, normalizzate dalla “Carta degli studenti e delle studentesse in alternanza”, che ci obbliga a mantenere la segretezza riguardo alla nostra esperienza.
Siamo stanchi di rischiare di perdere una mano, com’è successo ad uno studente di Udine, di ritrovarci a svolgere gratuitamente mansioni solitamente retribuite e di sentire il peso di un ulteriore ricatto!
PER GRIDARE ANCORA A GRAN VOCE TUTTA LA NOSTRA RABBIA:
PRESIDIO VENERDÌ 1 GIUGNO ALLE 16 DAVANTI AL CONSIGLIO REGIONALE IN VIA CAVOUR
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